La cooperazione internazionale? Sempre di più un settore a trazione femminile

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Il mondo della cooperazione internazionale sta attraversando un periodo di cambiamento  significativo: la situazione è più complessa e fluida rispetto al passato, con gli scenari geopolitici globali in continuo mutamento. Nel contesto attuale di grande evoluzione, gli attori che operano in  questo settore si trovano ad affrontare una crescente pressione per dimostrare la loro responsabilità,  legittimità ed efficacia, specialmente nei confronti dei loro donatori (privati e istituzionali). La  trasparenza e l’accountability delle organizzazioni rappresentano una delle sfide più importanti per  tutti i soggetti coinvolti nelle attività di cooperazione allo sviluppo. Per questo motivo, la  pubblicazione e condivisione dei dati, in tutte le sue forme, diventa un pilastro fondamentale della visione futura di cooperazione. 

Più trasparenza, più fiducia

Con risorse economiche in aumento, un settore costantemente in evoluzione e molto spesso preso  di mira da campagne discriminatorie, è fondamentale che le Organizzazioni della società civile (Osc) rendano conto in modo chiaro e  puntuale delle loro attività. La fiducia di finanziatori e istituzioni si basa su dati accessibili e  verificabili, fondamentali per rafforzare l’intero settore. In questo scenario in mutamento, la  trasparenza e la capacità di adattarsi a nuovi equilibri saranno determinanti per il futuro della  cooperazione italiana. 

Open Cooperazione, portale nato nel 2015, è il risultato di queste esigenze di trasparenza, dove le  organizzazioni che operano nella cooperazione e solidarietà internazionale pubblicano i loro dati  sulla gestione delle risorse economiche, le risorse umane impiegate e il numero di progetti realizzati. 

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Proprio il recente rapporto di Open Cooperazione, relativo ai dati del 2023 della cooperazione  italiana, offre spunti di riflessione interessanti sulle trasformazioni in atto nel panorama della  cooperazione internazionale. I dati evidenziano la presenza di trend emergenti, nati come una  risposta alle sfide globali e alle esigenze sempre più complesse dei contesti in cui le organizzazioni  operano, definendo nuove priorità e modalità operative per le Osc italiane.

Un settore a trazione femminile

Un dato interessante del rapporto riguarda la forte presenza femminile nelle Osc Italiane: il 67% del  personale impiegato dalla Cooperazione Italiana nel nostro Paese è donna. Negli ultimi anni il  numero di donne coinvolte nella cooperazione internazionale è aumentato sensibilmente, grazie anche alle strategie e politiche adottate dalle Organizzazioni Internazionali (tra cui l’Onu) e dalle Osc per favorire una maggiore inclusione. 

L’obiettivo di queste politiche è creare un ambiente di lavoro che abbracci l’uguaglianza, elimini i  pregiudizi e valorizzi la diversità di tutto il personale. E aiuti allo stesso tempo ad affrontare le  problematiche legate allo sviluppo da una prospettiva diversa, quella delle donne, con tutte le loro  specifiche diversità; permettendo loro di osservare e capire le realtà in cui i progetti vanno ad operare, facendo particolare attenzione ai bisogni specifici ed alle diseguaglianze sofferte proprio dalle donne nei diversi contesti.  

L’aiuto si sposta: più spazio al personale locale 

Una delle tendenze più rilevanti emerse dal rapporto riguarda la riduzione della presenza di cooperanti italiani all’estero. Negli ultimi tre anni il numero degli operatori italiani espatriati è calato  fortemente, arrivando ad essere poco più di 2mila. Un fenomeno che rappresenta la concretizzazione  della volontà delle Osc di potenziare le risorse umane locali, proprie e dei propri partner, e tra gli  altri aspetti di innescare una spinta economica positiva nelle comunità sedi dei progetti. Non è un  cambiamento imposto da necessità logistiche, ma il frutto di anni di lavoro e di progetti dedicati alla  formazione e al capacity building del personale e dei partner locali. Si tratta di una più ampia  assegnazione di responsabilità al personale in loco, che sempre più coinvolge anche figure  professionali altamente qualificate. L’impiego di questi profili competenti diventa il motore di una  crescita autentica, non solo professionale ed economica per i singoli operatori, ma anche per una cooperazione più efficace nel comprendere i contesti locali e rispondere in modo più coerente ai  bisogni delle comunità in cui la Osc opera.  

Italia sempre più centro operativo della cooperazione 

Se da un lato l’azione di intervento si sposta sul personale locale, dall’altro lato resta fondamentale  la relazione tra la Osc e tutti i suoi i suoi operatori italiani e locali, per garantire un’unica visione e  obiettivi condivisi: diventa quindi basilare il coordinamento operativo ed amministrativo delle attività da parte dello staff italiano. I cooperanti all’estero rimangono fondamentali in quanto  “ponte” tra le culture e i contesti, dove il loro ruolo è essenziale per facilitare il dialogo tra le organizzazioni italiane e le realtà dei partner locali, garantendo il successo delle iniziative. Anche il  ruolo dello staff in Italia sta via via cambiando: è sempre più alto il numero degli operatori impiegati  in missioni di monitoraggio e valutazione dei progetti in partenza per brevi periodi. 

Un altro dato significativo emerge da Open Cooperazione: nel 2023 il personale italiano impiegato  stabilmente all’estero (vale a dire i “cooperanti”) ha avuto una diminuzione dell’8%, compensata da  un aumento del 7% del personale impiegato in Italia. Non si tratta solo di operatori che lavorano  stabilmente nelle sedi delle organizzazioni italiane, ma anche (se non soprattutto) di personale  impiegato nei sempre più diffusi progetti che le Osc gestiscono nel nostro Paese. Per lo più si tratta  di interventi di emergenza a favore di migranti in arrivo in Italia o di centri sanitari destinati alla  popolazione più indigente, sia italiana che immigrata, o ancora di centri di scolarizzazione e  formazione.  

Sebbene i dati per il 2024 di Open Cooperazione non siano ancora disponibili, quelli sugli annunci di  lavoro pubblicati dalle Osc Italiane nell’ultimo anno sembrano confermare il trend. Sul totale degli  annunci di lavoro pubblicati dalle Osc italiane nel corso del 2024 sul portale Lavorare nel Mondo ed altri siti  specializzati, il 35% riguardava ruoli da svolgere in Italia, mentre il 65% era destinato a posizioni con  sede di lavoro all’estero. Per comprendere meglio il dato, occorre confrontarlo con i corrispettivi degli anni precedenti: gli  annunci per posizioni in Italia erano solo il 12 % del totale nel 2018, ma sono cresciuti fino ad arrivare  al 24% nel 2020 ed al 30% nel 2023.  

Grandi e piccole Osc: un divario crescente 

Ogni anno il report pubblicato da Open Cooperazione permette di stilare una classifica delle  organizzazioni italiane secondo vari parametri, quali le risorse economiche gestite, le risorse umane  impiegate o il numero di progetti realizzati. Al di là delle classifiche è importante notare come le  risorse finanziarie si stiano progressivamente concentrando in un numero ristretto di organizzazioni.  Dai dati del 2023 emerge che l’82% delle entrate economiche del settore sono realizzate dalle prime 20 organizzazioni italiane, una percentuale in costante crescita da quando, nel 2014, è iniziato  il progetto di Open Cooperazione dedicato alla raccolta dei dati di trasparenza. Nonostante il divario  tra grandi e piccole organizzazioni continui ad aumentare, il contributo di quest’ultime resta  fondamentale. Si tratta di una componente della cooperazione italiana con un impatto minore sul  sistema, ma che nel suo insieme ha assunto nel corso degli anni delle dimensioni organizzative  importanti in grado di raggiungere strati di popolazioni particolarmente disagiate, con bisogni  specifici e mirati. 

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L’Emergenza traina la cooperazione italiana

La crescita esponenziale dei conflitti ha portato ad un aumento dei fondi destinati alle attività di  emergenza e all’aiuto umanitario. A conferma del dato, basti pensare che nel mondo sono  attualmente attivi 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda guerra  mondiale, come evidenziato dal Global peace index 2024 pubblicato dall’Institute for Economics &  Peace.  

Nel 2023 gli aiuti umanitari internazionali dai donatori ufficiali hanno raggiunto un nuovo record  globale: 223,7 miliardi di dollari, rispetto ai 211 miliardi del 2022, secondo i dati Ocse. I Paesi  donatori, nonostante non abbiano onorato completamente gli impegni presi, hanno aumentato i  flussi di aiuti soprattutto a seguito dei conflitti armati aperti, facendo registrare un ulteriore  incremento del 9% per gli aiuti all’Ucraina e del 12% per assistenza alla popolazione di Gaza e West  Bank nei primi mesi dopo gli attacchi del 7 ottobre.

Foto di apertura: Staff Cosv -Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario di Milano/Siscos

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