Corruzione elettorale semplice: a un anno e mezzo dalla sentenza d’appello, diventa definitiva la condanna per l’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ex assessore al Bilancio Francesco Talarico, coinvolto nel 2021 nell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Basso Profilo” nell’ambito della quale, all’epoca, era finito agli arresti domiciliari.
La Cassazione ha rigettato il ricorso formulato dai legali del politico calabrese e ha confermato, quindi, la condanna a un anno e 4 mesi di carcere con pena sospesa che era stata inflitta all’esponente dell’Udc nel settembre 2023 quando la Corte d’Appello di Catanzaro non aveva riconosciuto l’aggravante mafiosa. Dopo aver messo un sigillo sulla responsabilità penale di Talarico, quindi, la Suprema Corte ha annullato con rinvio quella sentenza di secondo grado ma “limitatamente alle statuizioni civili” che dovranno essere rivalutate in un nuovo processo.
Si chiude così l’inchiesta “Basso Profilo” per l’ex presidente del Consiglio regionale che in primo grado era stato condannato a 5 anni di carcere (poi ridotte in Appello a un anno e 4 mesi) per quanto accaduto alle elezioni politiche del 2018 quando, da candidato nel collegio di Reggio Calabria secondo gli inquirenti “letteralmente” svendette “il suo futuro incarico, mettendo in relazione faccendieri, soggetti di palese estrazione ‘ndranghetista con un parlamentare europeo”. Il riferimento è al segretario nazionale dell’Unione di Centro Lorenzo Cesa, indagato pure lui in un primo momento dalla Dda di Catanzaro che poi, nei suoi confronti, ha chiesto l’archiviazione.
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