Le radici culturali comuni e la lezione di Federico II

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La scorsa settimana ho partecipato all’inaugurazione della mostra su Federico II allestita a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo su iniziativa dell’onorevole Carlo Ciccioli con il sostegno della Regione Marche e dell’Associazione Sulvic di Ancona. La mostra, che ripercorre le principali vicende della vita di Federico II, è stata curata dal professor Fulvio Delle Donne dell’Università di Napoli Federico II. Tra l’altro, l’intitolazione dell’Università di Napoli all’imperatore medievale non è casuale poiché fra le tante innovazioni promosse da Federico II nei diversi ambiti della vita civile, politica e militare vi è anche la fondazione nel 1224 dell’università di Napoli; primo esempio di università statale. Lo scopo principale della mostra è proprio quello di riportare l’attenzione su un personaggio emblematico della storia europea e ancora oggi esemplare per la lungimiranza delle realizzazioni: nell’architettura come nella legislazione o nell’organizzazione dell’amministrazione pubblica. Un obiettivo di grande rilevanza in un momento particolare per l’UE, sollecitata verso la prospettiva di un’unione politica oltre che economica. A questo scopo la costruzione di radici culturali comuni è fondamentale e la figura di Federico II, seppure a otto secoli di distanza, continua ad essere di grande rilievo per la storia europea. Accanto a questo scopo principale, la mostra ne aveva due non meno importanti. Il primo è di portare le Marche all’attenzione dei parlamentari europei, prendendo spunto dalla nascita a Jesi di Federico II e della presenza in quella città di un museo a lui dedicato. Il secondo obiettivo è di sottolineare la rilevanza del Mediterraneo nella storia europea. Federico II ha cercato di unificare sotto la stessa corona i regni germanici e italici e ha mostrato una decisa predilezione per l’Italia, nella quale si trovano le maggiori tracce del suo operato; da quelle materiali, come castelli e residenze, a quelle immateriali, come l’università di Napoli o il corpo di leggi emanate a Melfi. Il richiamo alla rilevanza del Mediterraneo nella storia europea è servito non solo a rivalutare il ruolo dell’Italia che ne è al centro ma anche a riportare l’attenzione sulla strategia dell’UE per la macroregione Adriatico-Ionica (Eusair). Le Marche, e Ancona in particolare, hanno avuto un ruolo del tutto particolare per la macroregione Adriatico-Ionica. E’ ad Ancona che il 20 maggio del 2000, alla presenza dell’allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi, venne firmata la ‘Dichiarazione di Ancona’ dai ministri degli esteri di Italia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Grecia e Slovenia e costituita l’Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI), un forum intergovernativo per la cooperazione nella macroregione, che ha fra gli scopi principali quello di promuovere l’allargamento dell’UE ai paesi dei Balcani occidentali. Dal 2002 fanno parte dell’IAI Serbia e Montenegro e dal 2018 la Macedonia del nord. Fin dalla sua fondazione la sede dell’IAI è presso la Cittadella di Ancona. E ad Ancona hanno sede i segretariati di alcune delle associazioni nate a seguito dell’iniziativa: UniAdrion, l’associazione delle università dei paesi membri; il Forum delle Camere di Commercio adriatico-ioniche; il Forum delle città dell’Adriatico e dello Ionio. La Regione Marche si è dotata di una legge specifica per la promozione della macroregione ed ha un ruolo rilevante nell’ambito della strategia attraverso la gestione di parte delle attività del facility point che ha il compito di sostenere la governance della macroregione. Gli sconquassi negli assetti geo-politici degli ultimi anni hanno evidenziato quanto sia rilevante per l’UE procedere senza ulteriori indugi nell’integrazione dei paesi dei Balcani occidentali che non fanno ancora parte dell’Unione. L’attuale governo ha dimostrato un ritrovato attivismo nei confronti dei Balcani ed una maggiore consapevolezza del ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. Per le vicende prima richiamate, le Marche possono svolgere un ruolo significativo in questi processi, sia nel promuovere gli scambi turistici e culturali sia nel rafforzare le relazioni economiche con i paesi dell’altra sponda dell’Adriatico.

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*Docente di Economia Applicata all’Università Politecnica delle Marche





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