L’accelerata del presidente Aldo Bonomi dopo il no dell’associazione Museo Mille Miglia di metà novembre:«Solo così ancoriamo il marchio della corsa alla città»
Con una accelerata da Freccia Rossa l’Automobile Club Brescia ha istituito la Fondazione per tutelare il marchio 1000 Miglia, «seminando» di fatto le polemiche dei giorni scorsi e polverizzando il «niet» dell’associazione Museo Mille Miglia, che non potrà più utilizzare quel marchio. «Una Fondazione pensata per ancorare il brand 1000 Miglia alla città (se l’Aci si fondasse con quella di Milano la corsa potrebbe non partire più da Brescia, ndr) e aperta a tutti gli enti pubblici che vorranno parteciparvi: Comune, Provincia, Regione, Camera di Commercio» ha commentato il presidente di AC Brescia Aldo Bonomi, annunciando tempi stretti: «Noi partiamo e diamo tempo fino a a fine 2025 ad altri enti pubblici di entrare, anche con quote minime, dell’ 1%».
La Fondazione per ora può contare su un capitale di 200mila euro e un consiglio direttivo snello (Enrico Zampedri presidente, Franca Boni, Francesco Franceschetti i consiglieri) e per il momento non vi trasferirà il marchio, che da perizia di UniBs vale 13,3 milioni. Lo statuto ed i vertici cambieranno man mano che arriveranno altri soci. Il comune di Brescia si è già prenotato: «Il nostro fine è che il marchio resti a Brescia e che la Mille Miglia continui a essere la corsa simbolo della nostra città. L’iniziativa dell’Aci va in questa direzione, ma dobbiamo comprenderne i contorni per meglio valutare la partecipazione del Comune. L’orientamento è favorevole, già dai prossimi giorni prenderemo i contatti con la Fondazione» il commento della sindaca Castelletti.
A dettagliare i contorni della vicenda ci pensa il vicepresidente AC Brescia, Pasquale Angelini che ricorda come diversi governi (Prodi nel 2008, Monti nel 2012, Renzi nel 2016) hanno cullato l’idea di sopprimere l’Aci, considerato un «carrozzone», un doppione della Motorizzazione civile e della Provincia. Non giova il fatto che 37 Aci provinciali hanno bilanci in rosso (mentre quello di Brescia è in attivo di oltre 25 milioni). Potrebbero arrivare «imprevedibili accorpamenti per ridurre i costi e non sarebbe scandaloso se l’Aci Brescia finisse con quello di Milano. Recentemente Ac Asti è stato accorpato a Torino» aggiunge Angelini.
Ora, visto che l’Ac è un ente pubblico senza scopo di lucro e soggetto al controllo della Corte dei Conti, se vuole tutelare il marchio Mille Miglia (gestita dal 2012 dalla società in house 1000 Miglia srl) deve metterlo in «un contenitore, una Fondazione gestita da soli soci pubblici». Certo, AC Brescia non ha intenzione di «regalare» il marchio Mille Miglia: «Andremmo a depauperare di 13,3 milioni il patrimonio complessivo di Aci, che è di 85 milioni» spiega il vicepresidente. Per questo si coinvolgono altri enti pubblici: il Comune, come già scritto nella bozza di protocollo poi saltata, «può conferire il monastero di S.Eufemia, che vale circa 10 milioni». Struttura che nel 1996 è stata dato in concessione al Museo per 55 anni. «Il Museo è un’associazione privata, che ha in concessione da AC Brescia anche il marchio e ha in prestito gli archivi e non potrà essere tra i soci» rimarca Giovanni Rizzardi, revisore dei conti di AC Brescia. Se non lascerà l’ex monastero Bonomi ha pronto il piano B: «Non necessariamente la sede della Fondazione con l’archivio deve essere lì».
E veniamo alla querelle sul marchio. AC Brescia ha diffidato il museo dall’utilizzarlo già a metà gennaio ricevendo una contro-diffida: «Non togliamo il marchio al Museo per ripicca ma perché glielo ha conferito AC Brescia, che aveva diritto ad almeno un posto nel consiglio direttivo e invece di posti non ne ha più» aggiunge Bonomi. Non è detto nemmeno che si possa instaurare una partnership: «Dovremmo fare una gara, potrebbero esserci dei privati, degli arabi ad esempio, che ci offrono di più» chiarisce il vicepresidente che chiude con un paragone tranchant: «È come se il segretario dei 5 Stelle di Brescia polemizzasse con il Capo dello Stato».
Ps: il Capo dello Stato (logicamente) sarebbe l’Aci.
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