«Rifiutati oltre 100 milioni, non potevo smantellare. Rinforzi delle altre? Forse prima avevano sbagliato parecchio»

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La conferenza stampa di presentazione degli innesti di gennaio è l’occasione – per il direttore sportivo della Lazio Angelo Fabiani – di fare un piccolo bilancio sull’attualità in casa biancoceleste. Dopo essere intervenuto in radio nel pomeriggio del mercoledì, direttamente da Formello il ds ha risposto alle domande della stampa.

Direttore, ci racconta come è nata la trattativa per Provstgaard? Ha stupito un po’ tutti…

«Lo avevamo già scovato durante la fase di scouting, ma i video non permettono una valutazione completa, quindi siamo andati a vederlo dal vivo. Lo abbiamo visionato ad agosto, le nostre percezioni sul calciatore sono state confermate. Quando stringi la mano all’agente, alla società e al calciatore, l’operazione è quasi fatta. Poi ci sono anche le manovre di disturbo di altri club, ma io ero davvero tranquillo di poterlo prendere».

La domanda è cattiva: chi rimane fuori dalla lista europea?

«A breve consegneremo la lista, sono state fatte delle riflessioni condivise: decide l’allenatore, la società avalla, senza alterare gli equilibri. Più tardi saprete l’elenco degli arruolabili per la fase a eliminazione diretta dell’Europa League».

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Luca Pellegrini – escluso dalla lista per la Serie A – è in uscita?

«Sarebbe un’operazione complessa: il ragazzo dovrebbe tornare alla Juventus, che poi dovrebbe cederlo definitivamente al Besiktas. La vedo una soluzione difficile, ufficialmente non abbiamo mai avuto richieste per lui».

Quali sono le motivazioni dell’esclusione di Pellegrini?

«Si tratta di una scelta ponderata dal tecnico e avallata dalla società. Mi sarebbe piaciuto ricevere la stessa domanda quando dalla lista per il campionato di agosto è uscito Hysaj. Basic era in procinto di andare alla Cremonese, non ha voluto lasciare la Lazio. Non si è fatto nulla neppure con il Sassuolo. Può darsi che l’allenatore pensi che un centrocampista in più sia utile anche per un cambio di sistema di gioco, non posso entrare nella sua testa ma devo assecondare le sue decisioni. Se gli avessimo preso Nesta, Baroni sarebbe stato il più contento al mondo, ma la Lazio deve scovare profili giovani per creare uno zoccolo duro. Alcuni in estate sembravano sconosciuti, invece oggi ce li chiedono, facendoci recapitare offerte importanti. A gennaio è così, a luglio sarà un’altra fase. Se do via il “Taty” Castellanos, dovrò prenderne un altro almeno di pari livello, noi non andremo mai a indebolire l’organico. Avremmo potuto metterci nelle casse 150 milioni, ma abbiamo detto di no perché bisogna rispettare anche la piazza. I veri acquisti sono state le richieste respinte».

Il mercato sembra avere cambiato le gerarchie: le altre, Juve e Milan su tutte, si sono rinforzate tanto. La Lazio ha meno chances di arrivare in Champions League?

«Credo sia difficile da dire, io so che alla 23esima giornata i ragazzi e l’allenatore stanno facendo un percorso molto importante e sono al quarto posto. Poi non posso prevedere il futuro. Posso però dire che la Lazio ha iniziato un nuovo ciclo, quindi la valutazione non può essere circoscritta a pochi mesi ma andrà fatta nell’arco di un tempo minimo di 3 anni. Non è stata fatta una rivoluzione, ma quasi. Oggi siamo soddisfatti di alcune scelte, che ci stanno dando delle soddisfazioni. Io devo guardare in casa Lazio: se le altre hanno operato in modo massiccio, significa che prima avevano sbagliato parecchio».

Noslin e Tchaouna fin qui hanno deluso?

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«Sono molto giovani, hanno dato il loro contributo.

In una stagione ci sono alcune dinamiche, ma alla Lazio non c’è chi ha fatto 1000 minuti e chi 50, il dato positivo è che l’allenatore li ha ruotati tutti, poi quando non ci sono le coppe è anche normale che il tecnico schieri quelli che reputa più affidabili. Io di Tchaouna e Noslin sono soddisfatto, credo che faranno cose importanti nel futuro della Lazio».

Sta lavorando a qualche rinnovo? Cosa la rende più orgoglioso?

«Chiuso il mercato, ne discutiamo. Abbiamo il buon Pedro, che sembra avere 28 anni, a Braga ha corso come un 28enne. Andato in scadenza, ha rinnovato. Ora Mandas e Marusic sono meritevoli di attenzioni. Io non ho tempo per gioire, il calcio è strano, tutto si azzera in un nanosecondo. Non si gode neppure di una vittoria, chi fa questo mestiere lo sa bene».

Quali margini di crescita può avere Gila?

«Mah, più che altro non ho capito per quale motivo prima non giocasse…».

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Quanto è stato complicato prendere Belahyane?

«Il calcio si fa in tanti modi. Credo sia il sessantesimo mercato che faccio, ne conosco dinamiche, segreti e tranelli. Quando dico che è un poker allargato, è perché bluffano tutti. Per Rovella e Pellegrini abbiamo fatto un tipo di operazione con un’idea, lo stesso ora: non significa che non possiamo pagare, ma che ci sono tante tecniche per raggiungere un obiettivo. Belahyane e Provstgaard li abbiamo prelevati, sono di proprietà ora. L’unico prestito è Ibrahimovic: abbiamo il diritto di riscatto e il Bayern ha il contro-riscatto, perché evidentemente ci crede. Se il ragazzo dovesse essere di nostro interesse, non credo ci saranno problemi ad acquistarlo a titolo definitivo».

Quanto sarebbe importante per la Lazio approdare in Champions League?

«Sono più realista del re, vivo di gara in gara, non faccio pronostici. C’è un trend dato dai numeri, se si continua con l’umiltà e il lavoro, si avranno delle soddisfazioni. In Serie A anche l’ultima può dar fastidio alla capolista, non possiamo abbassare la guardia. Domenica con il Monza sarà una delle gare più difficili. Contro le piccole la presunzione può giocare brutti scherzi, io sono già in tensione per domenica perché conosco il calcio e spesso quando sottovaluti le avversarie poi va a finire che perdi punti che non recuperi più».

Quale pensa che sia la collocazione tattica di Dele-Bashiru? Ha giocato in tutti i ruoli…

«La domanda è tecnica, può rispondere l’allenatore, non entro nel merito delle scelte, non chiedo perché giochi questo o quello. Si può discutere, ma poi vincono le idee dell’allenatore. Sulle uscite il tecnico pone un veto, poi è chiaro che se arrivano 100 milioni per un giocatore il discorso cambia. Noi abbiamo assecondato a gennaio i pareri del tecnico, in più abbiamo voluto creare un gruppo importante senza deludere nessuno, tifosi in primis. Se io avessi dato via Tavares a 60 milioni, qualcuno avrebbe protestato. A gennaio non posso farlo, eppure sono arrivate proposte per nostri calciatori da oltre 100 milioni totali. A luglio le cose possono cambiare, ma ora come si fa a prendere in giro i tifosi? Non potevamo indebolire la squadra, quindi abbiamo rinunciato ai soldi. Serve coerenza».

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