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Oltre 250 studenti, cittadini, imprese e istituzioni del territorio hanno partecipato ieri a Lucca alla prima del docufilm “Green effect. Fashion for profit”. La produzione, ideata dall’associazione Ecofashion Italy, è stata realizzato grazie al sostegno e alla collaborazione con Retiambiente spa, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Cumulus Association, Fondazione Villa Bardini, Green Cross Italy e GrennMe come media partner.
Dai primi anni duemila il settore tessile ha raddoppiato la produzione, ridotto drasticamente la qualità media della merce venduta, diversificato e reso sempre più sintetica l’origine delle fibre, aumentato esponenzialmente la diffusione delle microplastiche rilasciate ad ogni lavaggio, ridotto e resi sempre più difficili i processi di riciclo dell’usato, aumentato gli invenduti divenuti rifiuti ancor prima dell’utilizzo. Queste dinamiche, unite ad utilizzo diffuso della chimica di sintesi, ad una delocalizzazione delle fasi produttive spesso in paesi del Sud del mondo dove le norme ambientali non sono sviluppate (o seguite) ha contribuito a far diventare l’industria tessile responsabile di oltre il 10% delle emissioni climalteranti a livello globale, seconda solo all’industria petrolifera.
Con l’attrazione di prezzi sempre più bassi, questo fenomeno di produzioni sempre più scadenti, chiamato comunemente “fast fashion”, ha contagiato di fatto tutto il settore industriale. Si prevede, con questo trend, che nel 2030 la produzione globale arriverà a superare 100 milioni di tonnellate prodotte ogni anno.
Questi sono solo alcuni degli spunti e dei temi analizzati nel docufilm, condivisi durante la prima proiezione a Lucca. La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che ha ospitato l’evento, intervenuta tramite il presidente Marcello Bertocchini, ha sottolineato l’importanza di lavorare su questi temi per disegnare un futuro diverso, come a Lucca la Fondazione cerca di fare con la realizzazione ogni anno ad ottobre del Pianeta Terra Festival.
Per Retiambiente erano presenti sia il presidente Daniele Fortini (nella foto di seguito, ndr) che il vicepresidente Maurizio Gatti, i quali hanno sottolineato l’impegno dell’azienda nello sviluppo delle raccolte differenziate, che hanno raggiunto le migliori performance a livello regionale, con particolare attenzione agli scarti tessili su cui, anche grazie ad un finanziamento Pnrr, si sta avviando la realizzazione di un nuovo impianto che migliorerà la selezione e il riciclo delle fibre tessili. Presenti, del gruppo, anche Ugo Salvoni, presidente Ascit spa e Matteo Trumpy, amministratore di Sea Ambiente. Silvia Granucci, dell’Ufficio scolastico territoriale, ha espresso la sua soddisfazione per la grande partecipazione delle scuole del territorio, su un tema che tocca così da vicino le nuove generazioni; infine Alida Vallini, di EcoFashion Italy, associazione che ha ideato e curato la realizzazione del docufilm, ha ringraziato tutti i partner dell’iniziativa ed ha illustrato la struttura della produzione.
Il tema risulta di sempre maggiore attualità e importanza su cinque livelli: a livello personale per le scelte che ognuno di noi compie nelle scelte di consumo; a livello locale, dove sia in Ascit che in altre aziende di Retiambiente sono stati introdotti nuovi sistemi di raccolta per intercettare sempre più i tessili ed evitare che possano essere gettati, come spesso avviene, nel rifiuto non riciclabile. Ma a livello locale è prevista anche la realizzazione, da parte di Retiambiente spa, di un investimento finanziato da fondi Pnrr per la costruzione, a Capannori, del già citato impianto dedicato proprio agli scarti tessili, per una efficiente selezione degli stessi finalizzata ad un maggior riciclo effettivo di materia. Nello stesso capannone, dunque è attesa la realizzazione di due importanti impianti per l’economia circolare: questo e quello per il riciclo di pannolini e pannoloni (i prodotti assorbenti per la persona – pap).
Ma il tema è di rilevo anche a livello regionale, in una fase in cui è stato approvato il nuovo Piano regionale dell’economia circolare (Prec) e si prevedono sempre più alte ed ambiziose percentuali di riciclo effettivo di materia da raggiungere nei prossimi anni, che non potranno fare a meno di aumentare l’intercettazione e il riciclo anche di questi importanti materiali.
Poi a livello nazionale, dove proprio in queste settimane è in fase di consultazione, a livello nazionale, una bozza di decreto che recepisce la direttiva sull’Epr (responsabilità estesa del produttore) del settore tessile.
Una prima bozza su cui sono state ascoltati in sede ministeriale i principali attori del sistema, quali l’Anci, Utilitalia, Assoambiente, Erion ed altri consorzi costituiti dai produttori in questi anni, è ricca di grandi obiettivi e di un positivo Centro nazionale di coordinamento, ma non si definiscono pilastri che sarebbero fondamentali per disegnare un futuro del settore.
In primis il tema della privativa, senza la quale i rifiuti raccolti non sarebbero di proprietà pubblica, come gli altri, ma di chi li intercetta. E questo rischia di creare disparità sia di qualità tra i materiali tessili raccolti (con il rischio che quelli di migliore qualità siano intercettati nei negozi a vantaggio dei soli produttori, e quelli di scarsa qualità a carico della collettività tramite i gestori dei servizi di igiene urbana) sia geografiche tra città e zone rurali del paese.
Inoltre, viene demandata ai consorzi la politica del contributo sull’immesso sul mercato, quando sarebbe invece necessario, vista l’enorme impatto del settore, una chiara e coraggiosa diversificazione tra contributi economici ambientali per capi di abbigliamento in monomateriale (dunque di più facile riciclo) e altri con materiali misti e sintetici.
Infine, a livello globale dove le dinamiche di mercato del settore sono sempre più connesse, sia nelle strategie di produzione che in quelle di gestione degli scarti che, dopo l’approdo in mercati dell’usato in Africa o in America latina, finiscono in gran parte in discariche non controllate come nel deserto di Atacama.
Mentre su molti altri settori economici – dall’energia al cibo, dagli imballaggi all’edilizia – esistono e sono in costante crescita le scelte legate alla sostenibilità, sia per scelta dei consumatori che per rispetto delle normative europee e degli obiettivi climatici, nel settore tessile assistiamo purtroppo da anni ad un aumento costante degli impatti ambientali, un peggioramento degli indici, già scarsi, di circolarità e a una mancanza d’informazione chiara sulle filiere e sulle produzioni “ecologiche”, quasi impossibili da reperire sul mercato e spesso operazioni di “greenwashing”.
Istituzioni, aziende ma anche consumatori e associazioni giocano un ruolo sempre più importante per orientare consumi e produzione verso una riduzione degli impatti ambientali, ormai giunta a livelli di assoluta e crescente insostenibilità. Occorre invertire un trend insostenibile, per questo la presenza di un gran numero di giovani studenti risulta importante per costruire ed immaginare un futuro diverso. La mission della Associazione è infatti quella di veicolare il documentario anche attraverso le scuole, medie, superiori ed università, sia in Italia che all’estero, per alimentare la sostenibilità attraverso la conoscenza.
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