Dalla Russia al Portogallo, dalla Grecia all’Italia, nella sua carriera Maria Rita Galli è stata ovunque. Ha studiato da ingegnere nucleare, ma è cresciuta nel settore gas. Ha iniziato a lavorare in Italia, ma è stata spedita presto all’estero per seguire alcuni dei dossier energetici più importanti. Avanti veloce, e oggi la manager cresciuta tra Eni e Snam è a capo di Desfa, il player greco dell’infrastruttura gas fondamentale per lo scacchiere energetico europeo, scelta da Snam (che di Desfa ha il controllo indiretto) per sviluppare la rete greca, un punto di accesso al continente ancora più fondamentale dopo il conflitto ucraino. E se il Paese è diventato fondamentale è stato proprio grazie al lavoro dell’azienda sulla sua infrastruttura: pensata per portare il gas da Nord a Sud, il flusso è stato invertito per fare il percorso contrario e garantire energia ai Paesi più vicini al conflitto, Ucraina compresa. Un lavoro che, racconta Galli, non è stato semplice.
Una carriera tra innovazione e geopolitica
Laureata in ingegneria nucleare, Galli ha iniziato la sua carriera in Eni, occupandosi di ricerca e sviluppo, per poi essere catapultata nel settore del trasporto gas. Negli anni ‘90 ha lavorato a progetti pionieristici come il Bluestream, il gasdotto che collega la Russia alla Turchia attraverso il Mar Nero, un’iniziativa trasformativa per Eni e per la stessa Galli, che a soli 27 anni si è trovata immersa in negoziati complessi tra Mosca e Milano. Con la liberalizzazione del mercato europeo del gas, ha partecipato a operazioni di fusione e acquisizione in Germania, Spagna e Portogallo, contribuendo in seguito alla nascita di una piattaforma commerciale integrata. La carriera di Galli è proseguita fino al ruolo da Executive Vice President di Business Development e International Asset Management di Snam.
La Grecia come hub energetico europeo
Dal 2021 Galli è alla guida di Desfa, un ruolo che le ha permesso di rafforzare le infrastrutture greche, cruciali per il nuovo Vertical Corridor, il progetto nato in seguito alla crisi energetica del 2022. Questo corridoio consente di invertire i flussi di gas, storicamente pensati per importare dalla Russia, rendendo possibile il trasporto di gas liquefatto da hub greci come quello di Revitus e quello nuovo di Alexandroupolis (“di cui siamo azionisti al 20%”, spiega Galli) verso il Nord Europa.
Non è stato facile “invertire” il flusso, racconta Galli: sono stati necessari nuovi “centri di compressione per spingere il gas verso Nord, quando le reti sono state storicamente costruite per fare il contrario. Ed è stato necessario coordinare gli investimenti tra tutti gli operatori coinvolti (Grecia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Ucraina, Finlandia, Ungheria, Slovacchia). Un progetto su un fronte caldo per il quale la manager non vede stravolgimenti significativi neanche con il cambio di amministrazione Usa: “Non credo sia nell’interesse americano fermare l’ingresso del loro Gnl come alternativa al gas russo”.
Il grosso degli investimenti per il corridoio sarà completato nel 2025 in Grecia e nel 2026 in Bulgaria, dice Galli. In un caso, quello della Moldavia, potrà supportare il 100% della domanda di gas. Grazie a investimenti significativi di Desfa (1,3 mld di euro, di cui 600 sul vertical corridor), la capacità di esportazione è passata da 2,5 miliardi di metri cubi nel 2022 a 5 miliardi nel 2024, con l’obiettivo di raggiungere gli 8,5 miliardi entro il 2025. Inoltre, “l’anno prossimo partirà un contratto per un milione di tonnellate di Gnl americano che sono tendenzialmente destinate all’Ucraina”, dice Galli.
L’idrogeno e la transizione energetica
Un altro pilastro strategico è l’idrogeno. La Grecia, con il suo “potenziale di energia rinnovabile”, dice Galli, punta a diventare un “produttore ed esportatore di idrogeno”, sfruttando le nuove infrastrutture dedicate. Desfa sta lavorando su progetti infrastrutturali per creare un corridoio idrogeno nel Sud-Est Europa, parte di un’iniziativa europea che potrebbe coprire il 20% della domanda di idrogeno importato da Berlino entro il 2030. La Germania sarà probabilmente il più grande mercato europeo e di recente ha impegnato 19 mld di euro per un network di idrogeno da 9mila km. Galli sottolinea come la transizione energetica richieda tempo e coordinamento: “Per sostituire diesel e petrolio con il gas naturale ci sono voluti 20-30 anni. Sarà lo stesso per l’idrogeno”. Tuttavia, il percorso sembra chiaro, e Desfa si sta impegnando per lo sviluppo anche di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs), sfruttando giacimenti esauriti come quello di Prinos in Grecia.
Tra nucleare e Ccs
Galli vede nel mix di rinnovabili, gas e nucleare la chiave per un futuro sostenibile. “Le rinnovabili possono coprire fino al 60% della produzione annua, ma abbiamo bisogno di una fonte stabile. Il gas oggi, e l’idrogeno domani, possono garantire la flessibilità necessaria”.
Sotto la sua guida, Desfa ha raddoppiato gli investimenti e ampliato il proprio raggio d’azione, passando da un focus esclusivo sul gas naturale a un piano strategico che integra idrogeno, biometano, Ccs. Un impegno che riflette l’ottimismo di Galli verso la Grecia: “Il Paese sta vivendo una ripresa economica importante, con investimenti mirati su infrastrutture e digitalizzazione. C’è ancora tanto da fare, ma sono fiduciosa che riusciremo a concretizzare i piani avviati”.
L’Italia e il legame con la Grecia
C’è il ritorno in Italia nel futuro di Maria Rita Galli? Per ora la manager pensa alla Grecia: “Qui c’è ancora tanto da fare. Vorrei vedere realizzati i piani attuali sulle nuove sfide su Ccs e idrogeno”, almeno a livello di progetto.
A partire da Snam la presenza italiana nel mercato energetico greco è significativa, con aziende come Italgas ed Edison. Il gasdotto TAP, che trasporta gas dall’Azerbaigian all’Italia passando per la Grecia, rappresenta un esempio di quanto i due Paesi siano legati.
La manager, in questo momento, è al centro di una rete fatta di Paesi e infrastrutture che definisce il futuro energetico dell’Europa mentre cerca di diventare sempre più indipendente. “Il nostro obiettivo – conclude – è costruire un sistema sostenibile, resiliente e capace di rispondere alle sfide geopolitiche ed energetiche dei prossimi decenni”.
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