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Assurde fake occidentali e poi parlavano di propaganda russa
di
Francesco Dall’Aglio


� abbastanza deprimente che ci sia voluto il congelamento di USAID, le lamentazioni che ne sono seguite (ritwittate da Wikileaks e subito ritwittate anche da Musk) perch� fosse dichiarato esplicitamente che il 90% dell’informazione di parte ucraina veniva sovvenzionato direttamente dal governo degli Stati Uniti, e che quindi aveva ragione chi sosteneva che dello spazio informativo ucraino, specie quello in lingua inglese, non ci fosse poi troppo da fidarsi.

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Soprattutto considerando che era esclusivamente questo spazio che veniva utilizzato dai giornalisti occidentali per ricavare i propri articoli e dagli analisti occidentali per ricavare le proprie analisi che andavano a generare altri articoli e altre analisi a ciclo continuo in un cortocircuito totalmente autoreferenziale che non solo non teneva mai conto delle altri voci ma le sopprimeva attivamente perch� pagate dal Cremlino, mentre quelle che provenivano dall’Ucraina erano ovviamente indipendenti, veritiere e totalmente obiettive.

E cos� ci sono stati inflitti il fantasma di Kiev, le pale, la nonna che abbatte i droni, i nordcoreani che si bruciano la faccia: e se ci si fosse limitati a questo tutto sommato la cosa poteva anche essere divertente e finire l�, ma purtroppo ci sono state inflitte anche ponderatissime analisi di esperti riconosciuti che partivano dal prezzo delle uova a Perm’ per dimostrare come inconfutabilmente la Russia sarebbe collassata nel giro di dieci giorni, e quindi tanto valeva impegnarsi attivamente nel tagliare i ponti, e i gasdotti, perch� poi si sarebbe, sempre inconfutabilmente, vinto.

E mai una volta che a qualcuno degli esperti sia venuto in mente di controllare il prezzo delle uova a �ytomyr, per dire, o dedicare mezz’ora di tempo per capire non dico il numero pi� o meno esatto, ma almeno l’ordine di grandezza delle perdite umane subite dalle FFAA ucraine. Ma tanto c’era l’informazione indipendente ucraina che ci informava, per cui non c’era bisogno di altre indagini. E siamo nello stato in cui siamo, in doloroso stupore che la realt� non sia proprio esattamente uguale alla sua rappresentazione e nella necessit� di farci i conti, possibilmente in fretta.

A qualcuno per� il nuovo memo non deve essere arrivato. Quel qualcuno � David Axe, nel cui giornalismo da avanspettacolo gi� ci siamo imbattuti, che ieri su Forbes, dove scrive, ha costruito un articolo partendo da un post su telegram del corrispondente ucraino Kirill Sazonov, scritto in russo perch� fosse ben rilanciato dai canali appunto russi, nel quale si adombrava l’idea che da Astrakhan fosse forse partito un Oreshnik, forse diretto a Kiev, ma che si fosse distrutto per via.

Il post � stato ovviamente ripreso su Twitter dai vari Jay in Kyiv e associati ed � da l� che David lo ha ripreso, citando la giornalista statunitense, ovviamente “indipendente”, Zarina Zabrisky secondo la quale l’allarme aereo che per qualche minuto si � sentito a Kiev era dovuto al lancio del missile.

Da quella che � una non-notizia composta da due “forse” nessuno dei quali confermato, a pi� di 24 ore, da nessuna altra fonte e da nessuna immagine, il nostro David dimostra, sempre inconfutabilmente, che l’Oreshnik � un bidone: un missile su due esplode in volo, e l’altro non fa assolutamente nessun danno.

Ignorando quindi, oltre alla regola base del giornalismo (se hai una fonte sola, che ti dice “forse”, magari aspetta un po’ prima di farci un articolo dicendo che “�”) tutta una serie di questioni pratiche non meno importanti, ovvero il carattere assolutamente dimostrativo dell’Oreshnik i cui lanci futuri verranno annunciati, il suo carattere di arma “escalate to de-escalate” che va utilizzata in contesti di rappresaglia o di prevenzione ben specifici, nessuno dei quali esistente, e il fatto che se parte un Oreshnik da Astrakhan non � possibile sapere se � diretto a Kiev o meno, e probabilmente ci arriva prima che sia dato l’allarme.

Ma lo scopo dell’indipendente David non � certo quello di informarci, � quello di continuare a provare a convincerci che non c’� nessun rischio in un confronto militare con la Russia: ci siamo spaventati tanto ma uno su due non arriva a destinazione, continuiamo come prima e per carit� non tagliamo i fondi, altrimenti questo gran giornalismo ce lo dobbiamo dimenticare e ci resta solo la propaganda russa.

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PS: la stessa redazione di Forbes si deve essere accorta che forse stavolta l’indipendente David ha un pochino esagerato e 12 ore dopo la pubblicazione dell’articolo ha aggiunto un disclaimer: non c’� conferma del presunto lancio n� della presunta distruzione del missile, e ormai “i satelliti dovrebbero aver registrato l’incendio che probabilmente deriverebbe da un impatto del genere”.

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