Si è svolta nei giorni scorsi a Torino l’ottava assemblea nazionale della Rete italiana politiche locali del cibo, e il titolo stesso del convegno delinea i tratti salienti dell’evento: Scienza, politica, società: diffusione del sapere e sinergie tra ricerca, istituzioni e società civile verso rinnovate forme di governance territoriale.
In un quadro internazionale dove le politiche agroalimentari hanno acquisito una importanza sempre crescente, sia per dinamiche legate alla sicurezza alimentare che per i fondamentali collegamenti con la politica ambientale e climatica, è sempre più rilevante il ruolo che le politiche locali del cibo possono avere per disegnare strumenti di sostenibilità sociale, economica ed ambientale sui territori.
La Rete italiana politiche locali del cibo è nata proprio per dare forza e costruire sinergie tra le politiche nazionali che sui territori hanno dato vita a progettualità che rimettono al centro il benessere dei produttori e dei consumatori, la sostenibilità, la filiera corta, la salubrità, il contrasto allo spreco alimentare, i mercati contadini, il contrasto alla povertà alimentare e, in generale, strumenti di governance del cibo.
Nei due giorni di assemblea hanno preso parte ai lavori oltre 250 partecipanti, sessioni plenarie, sessioni scientifiche, seminari tematici, e numerosi momenti di confronto e approfondimento.
Nella prima sessione plenaria sono stati presentati gli aggiornamenti sulle principali attività della Rete italiana politiche locali del cibe della rivista Re|Cibo. Si è inoltre parlato dell’Osservatorio nazionale delle politiche locali del cibo (Protocollo d’Intesa fra 31 enti, fra cui 27 Atenei, 2 Centri di Ricerca nazionali e due associazioni), del Food system summit delle Nazioni Unite e della Resilient local food supply chains alliance, nonché del progetto OnFoodAtlas, pensato per mappare le dinamiche alimentari nei territori.
I lavori sono poi proseguiti nelle sessioni tematiche parallele durante le quali i partecipanti hanno discusso e approfondito diversi temi: 1) Povertà alimentare e accesso al cibo: nuove prospettive e strumenti di misurazione. 2) Spreco alimentare ed economia circolare: strategie per il riuso delle eccedenze. 3) Governance dei sistemi alimentari: politiche, attori e strumenti a livello locale e nazionale. 4) Agroecologia e innovazioni produttive: metodi per un’agricoltura più resiliente. 5) Consumi alimentari e diete: nuove sfide e opportunità nei comportamenti alimentari. 6) Sistemi alimentari e sviluppo locale: il cibo come strumento per la valorizzazione dei territori. 7) Orticoltura urbana e periurbana: esperienze e pratiche a confronto. 8) Progetti multi-attore e food policies: strumenti per il futuro delle politiche alimentari 9) Prin emplacing food: discussione sugli esiti dei casi studio.
Significativa la presenza toscana in diversi tavoli di lavoro con importanti relazioni affidate al prof. Fanfani della facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, che ha presentato il caso del Parco agricolo della Piana fiorentina come un esempio virtuoso di governance del territorio agricolo periurbano e sistemi locali del cibo. Il prof. Borsacchi della facoltà di Economia dell’Università di Firenze ha invece presentato l’esperienza di Prato, in particolare il modello “cibo nella città circolare” per la definizione della politica urbana del cibo. Presenza importante nella rete anche per la prof.essa Francesca Galli della facoltà di Scienze agrarie dell’Università di Pisa. Più volte citata l’esperienza virtuosa della Piana del cibo di Lucca, come esperienza che coinvolge più Comuni limitrofi in strategie condivise con la partecipazione degli attori locali per la valorizzazione delle produzioni agricole, biologiche, tradizionali e di scelte istituzionali orientate alla sostenibilità sul cibo.
Importante e significativa, in diversi tavoli di lavoro, la presenza della società pubblica Qualità e Servizi, presente con l’amministratore Filippo Fossati ed Antonio Ciappi. La società, presa a modello nazionale da Slow Food e da Food Inside da anni lavora con risultati eccellenti sia sullo sviluppo della filiera corta (l’80% dei fornitori è su base locale contro una media del 10/20% degli altri operatori privati del settore) che sull’educazione alimentare nelle scuole che, unita ad una ottima qualità del cibo e della cucina, ha permesso di ridurre drasticamente gli scarti alimentari nelle scuole e nelle mense pubbliche.
Non a caso sono sempre più i comuni che, visti i risultati raggiunti dalla società, pensano (come fatto recentemente dal Comune di Capannori e programmato anche dal Comune di Firenze) di non bandire più a privati i servizi di refezione pubblica e scolastica ma di entrare in Qualità e Servizi e procedere ad un affidamento diretto “in house”.
Le politiche di sostenibilità legate al cibo sono sempre più al centro dell’attenzione anche delle politiche europee che, con la strategia “Dal produttore al consumatore (A Farm to Fork Strategy)”, lanciata dalla Commissione europea, stabilisce un nuovo approccio per garantire che il sistema agroalimentare europeo contribuisca adeguatamente al processo di riduzione dei gas a effetto serra e di protezione della biodiversità.
“È fondamentale invertire la tendenza all’aumento dei tassi di sovrappeso e obesità nell’UE entro il 2050. Il passaggio ad una dieta basata maggiormente sui vegetali, che comprenda meno carni rosse e trasformate e più frutta e verdura, ridurrà non solo il rischio di malattie potenzialmente letali, ma anche l’impatto ambientale del sistema alimentare”, scrivono in un rapporto congiunto FAO ed OMS.
Illuminante la citazione di Carolyn Steel dal suo ultimo libro “Sitopia. Come il cibo può salvare il mondo”: “Il cibo modella le nostre vite, ma la sua influenza è così grande che la gran parte di noi fatica a metterla a fuoco e moltissimi restano all’oscuro dei suoi effetti. Nel mondo industrializzato tendiamo ad assegnare ben poco valore al cibo e cerchiamo di pagarlo il meno possibile…Molte delle nostre sfide più grandi-cambiamento climatico, estinzione di massa, deforestazione, erosione del suolo, esaurimento idrico, inquinamento, antibiotico resistenza e malattie legate all’alimentazione derivano dalla nostra incapacità di assegnare il giusto valore al cibo di cui ci nutriamo…assegnando nuovamente valore al cibo potremo usarlo come forza positiva, non solo per affrontare le minacce e invertire i problemi che ci affliggono, ma per costruire società più eque e resilienti, per condurre vite più felici e più sane.”
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