U-blox chiude Trieste, 197 licenziati

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“La progressiva dismissione del settore dei cellulari rappresenta la soluzione più valida per garantire il focus strategico a lungo termine e l’efficienza operativa dell’azienda”. È con queste parole che la U-blox (anche nota come “ex NeonSeven”), multinazionale svizzera specializzata nel settore delle telecomunicazioni wireless, ha annunciato il 15 gennaio la dismissione dello stabilimento di Sgonico (Trieste).

In gioco ci sono 197 posti di lavoro, tutti afferenti alla divisione di ricerca e sviluppo (come ingegneri e tecnici). La chiusura del sito rientra dunque nella decisione aziendale di concentrarsi sui sistemi satellitari globali di navigazione, abbandonando entro l’anno in corso il comparto dei dispositivi di telefonia mobile.

Sabato 8 gennaio, manifestazione a Trieste

La decisione della U-Blox si aggiunge alle crisi della Flex (azienda di componentistica elettronica di proprietà della corporation statunitense Flextronics, con 350 dipendenti di cui 273 diretti, che ha annunciato “esuberi strutturali” legati alla vendita del 100% delle quote al fondo tedesco FairCap) e della Tirso (ex stabilimento tessile che ha cessato la produzione nell’ottobre 2024, con circa 160 addetti in cassa integrazione straordinaria).

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Sabato 8 febbraio sindacati confederali e categorie metalmeccaniche organizzano a Trieste la manifestazione “Industria, lavoro e territorio”. L’appuntamento è alle 9.30 in piazza Oberdan, la conclusione è in piazza della Borsa, dove parleranno sindacalisti e delegati di Flex, Tirso e U-blox. Prevista la partecipazione di rappresentanti di Confindustria e Regione Friuli Venezia Giulia, di vari esponenti politici e dei sindacati Ugl e Usb.

“A preoccuparci è il percorso di impoverimento dell’intera area”, spiega il segretario generale Fiom Cgil Trieste Antonio Silvestri: “La crisi ci parla della necessità di investimenti su lavoro, innovazione e ammortizzatori sociali, e di norme che impediscano delocalizzazioni e licenziamenti. Servono iniziative straordinarie: il lavoro si deve difendere con tutti i mezzi”.

U-blox: “I nostri sforzi non hanno avuto successo”

La società ha dichiarato che il settore dei cellulari nel primo trimestre 2024 ha avuto una perdita di Ebit (ossia il reddito operativo aziendale prima delle imposte e degli oneri finanziari) superiore a 16 milioni di euro. “Questo cambiamento strategico – ha spiegato il ceo Stephan Zizala – ci consentirà di sbloccare un potenziale ancora maggiore nel mercato del posizionamento globale, inclusi veicoli autonomi, internet of thing e applicazioni di tracciamento, accelerando lo sviluppo di soluzioni all’avanguardia per i nostri clienti”.

L’amministratore delegato ha aggiunto che “gli sforzi per trovare un percorso sostenibile per il settore dei cellulari non hanno avuto successo, inclusa l’esplorazione di una possibile vendita, portandoci alla decisione di dismettere l’attività. Faremo tutto il possibile per supportare i nostri dipendenti, clienti e partner coinvolti da questa decisione. La maggior parte delle azioni di riduzione dei costi saranno eseguite nel 2025”.

Fiom: “Salvaguardare professionalità e intelligenze”

“Occorre aprire una discussione vera e profonda a Trieste”, afferma Chiara Lucchetto (Fiom Cgil Trieste): “Da una parte bisogna fermare l’emorragia di posti di lavoro, dall’altra non è più rinviabile affrontare quale futuro si può immaginare per la città. Un futuro che deve concentrarsi nel ricostruire e proteggere ciò che rimane di un settore manifatturiero dilaniato dalle crisi e che non può permettersi la perdita di ulteriori pezzi strategici”.

La Fiom evidenzia che “dopo la siderurgia e i grandi motori adesso stiamo distruggendo anche l’industria di precisione e di alto profilo ingegneristico. Il possibile licenziamento di circa 200 lavoratori e ricercatori qualificati, eccellenza del territorio nazionale, deve essere smentito e rientrare dentro una logica che salvaguardi professionalità, intelligenze e preziosi posti di lavoro”.

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“È sempre più evidente – conclude Lucchetto – che la totale assenza di politiche industriali di chi governa questo Paese ha conseguenze drammatiche e concrete. In una fase di trasformazione epocale delle produzioni, come quella che stiamo vivendo, sarebbe piuttosto necessario arrivare a bloccare per legge i licenziamenti, intanto che si riprogrammano strategicamente le produzioni e il lavoro del futuro”.



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