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L’allestimento permanente, della “Casa d’arte futurista Depero” di Rovereto nel quale le opere dell’artista trentino vengono esposte a rotazione, si arricchisce di un focus dedicato alla profonda amicizia tra Fortunato Depero e lo scrittore svizzero Gilbert Clavel, tra i suoi primi sostenitori e mecenati. Torna in mostra dopo un recente restauro anche una delle opere più rappresentative del soggiorno di Depero a New York: “Grattacieli e tunnel”
di GianAngelo Pistoia
Rovereto – Nel 1957 l’eclettico artista trentino Fortunato Depero firma una convenzione con il Comune di Rovereto che prevede l’utilizzo di uno spazio pubblico per esporre le opere e i materiali d’archivio ancora in suo possesso. In cambio della possibilità di utilizzare i tre piani di un antico edificio, già ospizio e poi banco dei pegni, Depero si impegna a lasciare alla comunità un fondo composto da circa 3.000 oggetti. Il museo viene inaugurato dall’artista nel 1959 solo un anno prima della sua morte e gestito poi dalla moglie Rosetta, prima di passare definitivamente sotto il controllo della municipalità.
La Casa d’Arte Futurista Depero, seconda sede del Mart a Rovereto – poco distante dall’iconico museo principale progettato da Mario Botta – nasce quindi da un progetto di ampliamento e restauro del Museo Depero, fondato dall’artista trentino come primo e unico museo futurista in Italia. Vero pioniere del design contemporaneo, Fortunato Depero curò personalmente ogni dettaglio: i mosaici, i mobili, i pannelli dipinti. Alla base un progetto dissacrante e profetico: l’abbattimento di ogni gerarchia nelle arti.
Dopo un complesso e decennale restauro, curato dall’architetto Renato Rizzi, è cominciata la seconda vita della Casa d’Arte Futurista Depero. Gli accurati lavori hanno permesso il recupero delle zone originali progettate dall’artista, completandole con due nuovi livelli ispirati direttamente al gusto di Fortunato Depero. I lavori di restauro hanno valorizzato quindi gli edifici storici (oltre all’edificio originario, anche Casa Caden è stata completamente svuotata per far posto agli spazi di servizio e accoglienza) con scelte pensate per renderli più funzionali pur rispettandone l’integrità. Alcuni spazi espositivi e le scale non sono direttamente addossate alle mura perimetrali. Un’intercapedine corre lungo tutti i tre piani del palazzo, dando la sensazione che il museo sia racchiuso all’interno dell’edificio come uno scrigno. Un piano alla volta, si scopre il mondo fantastico di Fortunato Depero. Affidata al Mart di Rovereto, la Casa d’Arte Futurista Depero ha riaperto nel 2009, anno del centenario del Futurismo.
Da allora il museo rinnova periodicamente l’allestimento permanente; organizza attività per le scuole e i gruppi; progetti per famiglie, per le persone con bisogni specifici e per il pubblico generico; incontri, eventi e preziose mostre tematiche che sottolineano la considerevole eredità del Futurismo, confermando la contemporaneità di Depero. A Casa d’Arte Futurista Depero si possono ammirare alcuni dei 3000 oggetti lasciati dall’artista alla città: dipinti, disegni, tarsie in panno e in buxus, grafiche, giocattoli, mobili, disegni, locandine, collage, manifesti, prodotti d’arte applicata. Le opere sono rappresentative di tutto l’arco dell’intensa attività dell’artista, dalle sperimentazioni del primo Novecento alle commissioni pubbliche degli anni Cinquanta.
Il nuovo allestimento
Il riallestimento è accompagnato dall’installazione di un nuovo impianto di illuminazione che coniuga le esigenze di illuminotecnica alla responsabilità nei confronti della sostenibilità e del risparmio energetico e interessa tutto il primo piano, corrispondente all’originario ingresso del museo, alla sala “Eco della Stampa” e alla sala “Rovereto”.
La sala “Eco della Stampa” è stata concepita da Depero come un vero e proprio monumento alla sua attività. L’arredo e la decorazione di questa stanza, che raccoglie numerosi esempi del suo lavoro di illustratore e grafico in campo editoriale, sono tutti progetti dell’artista. Tra i volumi a stampa spicca il celebre “Libro imbullonato”, dalla caratteristica fustellatura. La copertina in cartone, infatti, è chiusa da bulloni di alluminio, ma un’edizione limitata presentava anche la copertina in metallo, in anticipo di cinque anni sul libro-litolatta di Marinetti. In questo libro straordinario, che risente della nuova estetica meccanicistica, Depero riassume i suoi primi quindici anni di attività, raccoglie testi programmatici che trattano il tema della pubblicità e dell’arte (tra cui il manifesto “Necessità di auto-rèclame”), sperimenta nuove forme di rilegatura, comunicazione visiva e tipografia. Il libro è stato uno strumento promozionale non solo dell’attività artistica di Depero, ma anche della casa editrice fondata dall’amico Fedele Azari.
Invece la sala “Rovereto” è stata progettata da Depero in segno di riconoscenza al Comune di Rovereto, che gli aveva messo a disposizione lo spazio per mostrare le proprie opere. Ornano la sala diversi pannelli decorativi dipinti a olio o a tempera nel tipico stile dell’artista negli anni Cinquanta: forme stilizzate e ispirate all’estetica della macchina, dalle tinte fredde e tendenti al monocromo. Nel pannello centrale del trittico l’artista rappresenta Rovereto affastellando edifici storici e moderni in un intreccio, più che con un contrasto, di vecchio e nuovo. Si riconoscono monumenti che caratterizzano la città, come il castello e alcune chiese, che nella visione futurista di Depero partecipano alla spinta verticale dei nuovi grattacieli, in un fervore costruttivo simboleggiato dai ponteggi e dalle gru, nell’epoca di ricostruzione post-bellica. I due pannelli laterali, infatti, alludono esplicitamente al tema della guerra, con il monumento ai caduti (la celebre Campana) e le “vampe eroiche” di chi ha combattuto nei due conflitti mondiali. I pannelli sul tema dei costumi italici, invece, sono il frutto di una lunga collaborazione con l’ENIT (Ente Nazionale Italiano Turismo), per il quale l’artista realizza numerosi allestimenti e opere decorative pensate per propagandare le attrattive delle regioni italiane all’estero. Questi lavori sono caratterizzati da una minor sintesi, un’abbondanza di dettagli di carattere folcloristico e dall’assenza di dinamismo.
La sala è completata dai busti commemorativi di Depero e di sua moglie Rosetta, opera dello scultore roveretano Eraldo Fozzer, e da una serie di pannelli pubblicitari che Depero definisce “araldica industriale”, in quanto ricordano degli stemmi municipali o nobiliari. Questi nascono da un’originale operazione di sponsorizzazione, ideata da Depero per finanziare, in parte, la realizzazione del suo museo. L’artista propone a ditte o società del territorio la vendita di uno spazio pubblicitario al prezzo di 100.000 lire al metroquadro. Ciò spiega la presenza degli originali stemmi che rappresentano la Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, la Società Agricoltori della Vallagarina o la fabbrica di avvolgibili Komarek.
Grazie al nuovo riallestimento il pubblico è accolto da “Presentimento pungente mordente e spaventoso” del 1913, disegno emblematico del periodo simbolista e grottesco riprodotto in “Spezzature”, primo volume pubblicato dall’artista nell’anno che precede l’avvio dell’esperienza futurista. Il percorso prosegue con una serie di opere degli anni tra il 1916 e il 1918, che Depero trascorse fra Roma e Capri, ospite dello scrittore svizzero Gilbert Clavel. Al rapporto tra Depero e Clavel è dedicata una selezione di disegni e documenti recentemente depositati al Mart e provenienti dall’Archivio Eredi di Santa Borghese Hercolani, cui sono affiancati documenti della Collezione Esposito e del Fondo Depero. Alcune marionette del “Teatro Plastico”, nate proprio dal sodalizio con Clavel, ripopolano la “sala degli arazzi”, nella quale tornano a essere esposte anche le tarsie “Danza di diavoli” del 1922 e “Lizzana” del 1923, particolarmente amate dal pubblico. Dall’Archivio Tullio d’Albisola proviene invece “Squisito al selz. Bitter Campari”, pannello realizzato dall’omonimo ceramista futurista all’inizio degli anni Trenta su disegno e su indicazioni di Depero.
Si tratta di una trasposizione in ceramica di una delle opere pubblicitarie più iconiche di Depero presentata alla Biennale di Venezia nel 1926. Il lavoro documenta la stretta amicizia tra i due artisti nata nella Fabbrica Mazzotti di Albissola Marina, progettata dal futurista Diulgheroff e luogo caro a Filippo Tommaso Marinetti. Dopo un restauro appena ultimato, sarà inoltre possibile ammirare “Grattacieli e tunnel” del 1930, una delle opere più rappresentative del soggiorno di Depero a New York, legata a un progetto di scenografia per il Roxy Theatre.
Depero e Clavel. Documenti dell’Archivio Hercolani
Una selezione di disegni e documenti recentemente depositati al Mart, provenienti dall’Archivio Eredi di Santa Borghese Hercolani, si intreccia con la Collezione Esposito e con lo stesso Fondo Depero già conservati dal museo. Il filo conduttore è rappresentato dal rapporto di Fortunato Depero con lo scrittore, erudito, egittologo ed archeologo svizzero Gilbert Clavel (Basilea, 1883-1927). Tale frequentazione, avvenuta principalmente nel biennio 1916-1918, risulta fondamentale nella biografia del futurista trentino, a partire dalla nascita dei “Balli Plastici” con la creazione delle rispettive marionette.
Poche settimane prima della pubblicazione del “Manifesto del Futurismo”, nel febbraio del 1909 Clavel, innamorato dell’Italia e alla ricerca di un ambiente adatto a curare le sue malattie reumatiche, acquista a Positano la Torre di Fornillo con l’intenzione di farne la propria dimora. La sua ristrutturazione, cui lavorerà fino alla morte, sarà il cruccio della sua esistenza. Nell’autunno del 1916 Clavel conosce Depero nel suo studio di Roma e rimane affascinato dalla sua opera, in particolare di quella scenografica cui sta lavorando per lo spettacolo “Le Chant du Rossignol”, commissionatogli da Sergej Djaghilev. Nell’estate del 1917 Clavel incarica Depero di illustrare la sua novella “Un istituto per suicidi” e lo invita con la moglie Rosetta Amadori a soggiornare ad Anacapri, dove risiede per potersi recare frequentemente a Positano a seguire i lavori della torre. L’architettura e la struttura labirintica di quest’ultima sarà fonte di ispirazione per la realizzazione della novella dell’intellettuale svizzero. Durante il soggiorno Depero ha occasione di ritrarre l’amico in più occasioni. Lo testimoniano alcuni disegni presentati alla Casa d’Arte Futurista Depero per la prima volta, che unendosi alle opere già note, mostrano la particolare conformazione fisica di Clavel, basso di statura, gobbo e dai movimenti “meccanici”.
Altri disegni, attribuibili a Clavel, nascono probabilmente dal desiderio di quest’ultimo di ricevere lezioni di disegno dal vero dallo stesso Depero. Particolarmente esemplificativo a tal proposito un taccuino in cui convivono prove dell’uno e dell’altro, nonché un disegno che rimanda a una loro fotografia ormai emblematica di questo rapporto.Alla morte di Gilbert la Torre di Fornillo passa in eredità al fratello René che decide poi di venderla nel 1955 alla principessa Santa Borghese Hercolani, i cui eredi sono ancora i proprietari della struttura. Tutta la documentazione rinvenuta nella torre, giunta al Mart è ora esposta alla Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto.
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