La situazione economica e politica dell’Europa è preoccupante al punto di farci pensare che il vecchio continente sia caduto vittima di una seria crisi esistenziale. E questo è particolarmente vero quando si la mette a confronto con gli Stati Uniti. Mentre l’economia europea non cresce, è strangolata dalla regolamentazione eccessiva e dalla frammentazione dei mercati, gli Stati Uniti emergono come un polo di attrazione per le aziende e gli investimenti, grazie a un ambiente più favorevole alle imprese, a una maggiore liquidità dei mercati e a una cultura del rischio più spinta.
Dal 2019, l’Unione Europea è cresciuta solo del 5 per cento, rispetto al 12 per cento degli Stati Uniti. Questo divario è sintomatico di una serie di problemi strutturali europei, in aggiunta all’eccessiva regolamentazione, il mercato unico è incompleto e manca l’innovazione tecnologica. L’Europa non possiede alcuna azienda tecnologica paragonabile ai giganti statunitensi come Apple, Amazon o Microsoft. Anzi, molte aziende europee stanno considerando di trasferire la propria sede o di quotarsi negli Stati Uniti, attratte da valutazioni di mercato più elevate e da un ambiente normativo meno restrittivo.
Il caso di Zilch Technology Ltd., è emblematico: nonostante sia un’azienda britannica, sta seriamente considerando di quotarsi a New York anziché a Londra. Questo fenomeno non è isolato: aziende come Arm Holdings e Klarna hanno già scelto gli Stati Uniti per le loro quotazioni primarie. La fuga delle aziende europee verso gli Stati Uniti non è solo una questione di valutazioni più alte, ma riflette anche una mancanza di fiducia nei mercati europei, che sono percepiti come poco liquidi, frammentati e meno attraenti per gli investitori.
L’Europa ha spostato la sua attenzione dalla crescita alla protezione, introducendo una miriade di norme su privacy, dati e clima. Sebbene queste regole siano spesso giustificate da nobili intenti, come la protezione dell’ambiente o dei diritti dei consumatori, hanno creato un ambiente ostile per le imprese, soprattutto nel settore tecnologico. Le normative europee sull’intelligenza artificiale, ad esempio, sono talvolta così contraddittorie da rendere difficile il loro rispetto. Di conseguenza, aziende come Apple, Meta e Google hanno ritardato o addirittura rinunciato a lanciare alcuni prodotti in Europa, temendo di incorrere in sanzioni.
Altro grande handicap l’innovazione tecnologica. Mentre gli Stati Uniti dominano il settore dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie avanzate, il vecchio continente è rimasto indietro, diventando un mercato secondario. La mancanza di un ecosistema simile a Silicon Valley e la frammentazione dei mercati europei rendono difficile per le startup scalare e competere a livello globale.
L’Europa, poi, non ha un mercato finanziario unificato, ma 27 mercati separati. Nonostante l’obiettivo sia sempre stato quello di creare un mercato unico, l’Europa è lontanissima dall’avere un sistema integrato ed efficiente come quello degli Stati Uniti. Questa frammentazione rende più difficile per le aziende raccogliere capitali e operare su scala continentale, limitando la loro capacità di competere a livello globale.
La mancanza di integrazione dei mercati europei ha, dunque, un impatto negativo sugli investimenti. Gli investitori internazionali stanno perdendo interesse per l’Europa, come dimostrato dai 300 miliardi di dollari di deflussi dai fondi regionali dal 2020. La quota dell’Europa nell’attività globale dei mercati dei capitali è scesa a poco più del 10 per cento, un dato preoccupante che riflette la perdita di competitività del continente.
La crisi economica e la fuga delle aziende hanno anche implicazioni politiche e sociali, l’Europa si trova stretta tra le due superpotenze globali, Stati Uniti e Cina, e rischia di diventare sempre più marginale nello scenario internazionale. La stagnazione economica e la mancanza di opportunità potrebbero alimentare il malcontento sociale e rafforzare i partiti populisti e di estrema destra, che già guadagnano consensi in molti paesi europei.
Inoltre, la fuga delle aziende verso gli Stati Uniti potrebbe avere un impatto negativo sulla creazione di ricchezza in Europa. Se le azioni europee continuassero a offrire rendimenti inferiori rispetto a quelle statunitensi, ciò potrebbe influire negativamente sui risparmi e sulle pensioni dei cittadini europei, creando un circolo vizioso di impoverimento e declino economico.
Per evitare un ulteriore declino, l’Europa deve affrontare con urgenza le sue sfide strutturali. Innanzitutto, è necessario rivedere il quadro normativo, riducendo la burocrazia e creando un ambiente più favorevole alle imprese, soprattutto nel settore tecnologico. In secondo luogo, l’Europa deve accelerare l’integrazione dei mercati dei capitali, creando un sistema più efficiente e meno frammentato. Infine, è essenziale promuovere una cultura del rischio e dell’innovazione, incoraggiando gli investimenti in settori ad alta crescita e sostenendo le startup europee.
Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Ue disse, “l’Europa sarà costruita attraverso le crisi”, ebbene quella attuale potrebbe essere un ottimo trampolino di lancio.
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