Pfas, è allarme in Trentino Alto Adige

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L’Italia e il Trentino Alto Adige ha un problema con le sue acque: il Pfas. È quanto emerge dall’analisi pubblicata recentemente da Greenpeace. L’associazione ambientalista ha infatti condotto un’indagine sulla qualità dell’acqua in tutta Italia, analizzando generalmente quella che sgorga dalle fontane pubbliche, per verificare le possibili contaminazioni da Pfas (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche). «Il quadro che emerge dalla nostra indagine Acque senza Veleni è tutt’altro che rassicurante: milioni di italiane e italiane sono esposti attraverso l’acqua potabile a sostanze chimiche pericolose e bioaccumulabili, note per essere interferenti endocrini e causare l’insorgenza di gravi patologie tra cui alcune forme tumorali – scrive Giuseppe Ungherese di Greenpeace – Sono pochi i territori italiani non intaccati dalla contaminazione, con le maggiori criticità che emergono in quasi tutte le Regioni del Centro Nord e in Sardegna».

I dati su Pfas
In particolare le indagini si sono concentrate su tre sostanze: Pfas, Pfoa (Acido perfluoroottanoico) e Tfa (Acido trifluoroacetico). Greenpeace ha prelevato 260 campioni di acqua potabile da 235 comuni diversi e i risultati per il Trentino Alto Adige, i cui rilevamenti sono stati effettuati a Trento, Bolzano, Riva del Garda e Laives, non sono buoni. Per quel che riguarda la «somma di Pfas», su quattro campioni, tre hanno dato esito positivo. A Trento, Bolzano e a Laives sono stati registrati valori sopra la norma, osservano quindi la presenza della molecola di Pfas. Va anche detto che, per tutti e tre i casi, la catalogazione nell’indagine Greepeace porta un colore «verde», che indica una concetrazione tra 1 e 10 ng (nanogrammi) al litro, ossia la scala più bassa in una gradazione di sette colori. In particolare la «somma di Pfas» porta un valore di 1,4 per Trento e Laives e sale a 5,4 per Bolzano, in tutti e tre i casi si tratta di un campione in cui si registra la «presenza» della molecola, ma non lo sforamento. Se si guarda solo al Pfoa i valori di Trento e Laives restano uguali, quello di Bolzano scende allo stesso livello. Greepeace invita a tenere alta l’attenzione e scrive «Le nostre analisi hanno rilevato la presenza del cancerogeno Pfoa in 121 comuni, pari al 47% del totale. Nonostante sia vietato a livello globale da alcuni anni, questo composto risulta quindi ancora estremamente diffuso nelle acque potabili italiane. Le Regioni in cui risulta più diffuso sono la Liguria (8 campioni positivi su 8 analizzati), seguita da Trentino alto Adige (3 su 4) e Veneto (13 su 20)».

E quelli su Tfa
L’associazione ambientalista ha poi analizzato i campioni anche alla ricerca di Tfa. «Questo composto a catena ultracorta finito al centro delle attenzioni del mondo scientifico solo negli ultimi anni ha mostrato un’ampia diffusione in Italia – scrive Greenpeace – È stato ritrovato nel 40% dei campioni analizzati, ovvero 104 su un totale di 260». Secondo le analisi, la Sardegna (77% dei campioni positivi), il Trentino Alto Adige (75% dei campioni positivi) e il Piemonte (69% dei campioni positivi) sono le Regioni in cui la contaminazione da Tfa è risultata essere più diffusa». In particolare i valori sono pari a 137,7 per Laives, 111,8 per Trento e 89,6 per Riva del Garda.

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«Mettiamo in sicurezza l’Italia»
Forte di questi dati Greenpeace chiede al governo un cambio di passo. «Tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno mai affrontato seriamente il problema PFAS e anche il governo attuale non fa eccezione. L’Italia purtroppo non figura tra i Paesi promotori di un divieto per l’uso e la produzione di queste sostanze in Europa. Inoltre, nel recepire la legge europea che pone dei limiti ai PFAS nelle acque potabili, il nostro governo, a differenza di numerosi Paesi europei (Germania, Svezia e Danimarca solo per citarne alcuni), non ha scelto di adottare valori limite più restrittivi in grado di proteggere adeguatamente la salute umana. L’incapacità politica di affrontare questa emergenza sta permettendo a inquinatori senza scrupoli di continuare a operare in Italia a scapito della salute dei cittadini – dice Giuseppe Ungherese – Chiediamo al governo Meloni, ai ministri competenti e al parlamento di assumersi le proprie responsabilità e garantire a tutte e tutti noi un diritto minimo essenziale: l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata». Per raggiungere il risultato Greenpeace elenca una serie di azioni: varare una legge che vieti l’utilizzo e la produzione di Pfas, definire limiti più stringenti alla loro presenza nelle acque potabili (allineandosi ad altri paesi come la Danimarca), fissare per le industrie un valore limite per lo scarico di queste sostanze e supportare il comparto industriale in un piano di conversione che permetta di farne a meno, puntando sulle alternative esistenti.



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