Alleanze, centro, centrismo, sinistra destra, centrodestra, campo, misure, distanze eccetera eccetera. Sembrano dei geometri. Tutta questa gente in cerca di alleanze e di compromessi, ci spieghi che cosa vuole fare per la città di Matera. Prima di giocare alla caccia al tesoro degli accordi e dei nomi, ci dicano quello che vogliono fare. La replica è prevedibile, “senza gli accordi tra i partiti non è possibile stabilire un programma per la città”. E invece sì, le forze politiche e civiche ciascuna con le sue idee spieghino adesso le proprie intenzioni programmatiche. Poi facciano le modifiche necessarie per garantirsi una condivisione elettorale e di programma con altre forze. Non compromessi, ma condivisioni, accordi intelligenti per l’interesse generale.
Illusione. Sono tutti lì a capire come conquistare, riconquistare o mantenere spazi di potere. Ci siamo sgolati qualche mese fa a proposito delle elezioni amministrative nella città Capoluogo e delle elezioni regionali, e non abbiamo alcune intenzione di continuare a parlare ai muri anche nel caso di Matera. A Potenza è accaduto e sta accadendo quanto da noi previsto, alla Regione idem, a Matera sarà lo stesso.
Tuttavia, abbiamo il dovere di dire la nostra ancora una volta sul “Sistema Basilicata”, un titolo che nelle ultime settimane pare sia di moda nel dibattito “senza politica” dei partiti. Probabilmente avranno letto in questi anni Basilicata24, anche se quel titolo, ossia quel concetto, non pare sia stato compreso fino in fondo da chi, M5S, lo ha riproposto negli ultimi giorni e da chi, Piero Lacorazza Pd, dall’alto della sua prosopopea da libro stampato, prova a spiegarlo rovesciandolo. E prova a spiegarlo nell’ottica della sua realpolitik ai dirigenti locali del Movimento di Giuseppe Conte in vista di future alleanze politiche ed elettorali.
Il professore Lacorazza spiega che “il sistema non è solo un intreccio di alleanze, ma anche un mezzo per il cambiamento”. Pierino, dunque, si è inventato un nuovo concetto di sistema nel quadro del potere politico. Lo chiama “intreccio di alleanze, anziché intreccio di interessi e di affari tra politica-economia-imprese-corporazioni-istituzioni. Addirittura lo ritiene un mezzo di cambiamento. Quale cambiamento? Quello solito: “togliti tu che mi metto io”.
“Il sistema – spiega lo statista nostrano – è il meccanismo, il marchingegno che produce anche accordi e alleanze.” Detto questo, si lascia andare a una lezione di realpolitik citando l’improbabile Gianrico Carofiglio: ‘fare i conti con le cose come sono davvero: cioè spesso non belle e non pulite’. Quindi, all’occorrenza, persino ‘entrare nel fango (…) per aiutare gli altri a uscirne’. Gli altri chi? L’esperienza ci dice che quando entri nel fango lo fai per rimanerci, volente o nolente. In questa regione le zone infangate occupano ormai vaste superfici e sono come le sabbie mobili, meglio non entrarci. E’ l’unico modo per salvare tutto il resto. Possibile che Lacorazza non lo sappia?
La lezione di Pierino è degna di essere ascoltata, non fosse altro che per una ragione: Lui è uno dei giovani padri e anche figlio del “Sistema Basilicata”, quindi dovrebbe sapere di cosa parla. E invece no, ci delude. Soprattutto quando precisa, a proposito di possibili alleanze con Italia Viva e Azione, sgradite ad alcuni, in specie ai pentastellati, che “non si tratta di un cedimento, anche sul terreno dell’etica e dell’opportunità, ma neanche di un alibi per rifugiarsi nella comodità di etichettare il compromesso come feticcio”. E allora di che si tratta? Boh. Semplificando: se non vuoi passare per chi crede che il compromesso sia un feticcio devi cedere sul terreno dell’etica; se non cedi sul terreno dell’etica sei uno che si rifugia nella comodità di rifiutare la fatica del compromesso (trattato come feticcio).
Compromesso è un termine che si addice molto al mondo degli affari e alle situazioni di conflitto. Condividere, invece, è un bel verbo che se applicato alla politica e alle idee potrebbe funzionare nel quadro dell’interesse generale. La condivisione richiede più fatica del compromesso. Questo è evidente. Il compromesso si fa sui numeri e sui nomi: “tanto a te tanto a me, questo a te questo a me.” Lo scopo è vincere per spartire con chi ha i voti, non con chi ha le idee. La condivisione si fa sulle idee, sui programmi, sulle azioni: che cosa vogliamo fare insieme per questa città, o per questa regione? Lo scopo è conquistare i mezzi per mettersi al servizio dei cittadini con le proprie idee se condivise dagli elettori. Il compromesso non è qualcosa che i cittadini possano comprendere e condividere. Le idee e le cose da fare sì.
Lacorazza è maestro di retorica, ma appare un somaro nell’analisi del sistema di potere lucano. Appare, nel senso che fa finta di non sapere e si atteggia a verginello della politica. Oggi si presenta come il politico più realista del re. Sta superando Roberto Speranza che “sta dalla parte giusta sino all’ultimo momento, poi all’ultimo momento passa dalla parte giusta!” In fondo, Pierino, più che maestro di realpolitik si barcamena ancora con vecchie giaculatorie rimesse a nuovo per l’occorrenza.
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