«Impediscono il riconoscimento della persona»

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Non solo il velo integrale (niqab): la proposta di legge presentata dalla Lega Fvg in Consiglio regionale a Trieste estende il divieto anche a mascherine e occhiali da sole, vietandone l’uso in tutti i luoghi pubblici e aperti al pubblico. Una misura che, secondo i promotori, mira a garantire sicurezza e riconoscibilità, ma che solleva dubbi sul possibile impatto sulle libertà individuali. 

Divieto del velo in pubblico, la proposta di legge della Lega: dove si può portare e quali sono le pene

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Dal caso Monfalcone alla legge: il divieto si allarga

La proposta arriva dopo il caso della scuola Pertini di Monfalcone (Gorizia), dove quattro studentesse bengalesi che indossano il niqab devono sottoporsi ogni mattina a un riconoscimento visivo in una stanza separata prima di entrare in classe. «La nostra norma riprende la proposta avanzata in Parlamento dall’onorevole Igor Iezzi, con alcune integrazioni», ha affermato Antonio Calligaris, capogruppo della Lega Fvg. «In particolare – ha spiegato Calligaris – si introduce il divieto di tutti quegli indumenti o accessori che impediscono il riconoscimento o l’identificazione della persona, indipendentemente dalla loro origine etnica, religiosa o legata alla moda».

 

Velo, mascherine e occhiali: divieto senza eccezioni?

Se da un lato la Lega Fvg sostiene che l’intervento normativo serva a eliminare ambiguità giuridiche e a garantire maggiore sicurezza, dall’altro resta da chiarire fino a che punto una simile proposta possa incidere sulle libertà individuali. Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, tra gli strumenti legislativi previsti dai suoi regolamenti, può quindi approvare un testo che diventa una vera e propria proposta di legge di modifica della norma nazionale. «La modifica della legge del 1975 è necessaria per colmare un vuoto legislativo e un’incertezza interpretativa dovuta a una sentenza del Consiglio di Stato sul ‘giustificato motivo’.

Riteniamo essenziale intervenire sulla norma nazionale per un divieto in tutti i luoghi pubblici», conclude Calligaris.

I dubbi sulle nuove restrizioni

L’eliminazione del concetto di «giustificato motivo», su cui si è espresso il Consiglio di Stato, rischia di trasformare il divieto in una misura rigida e indiscriminata, senza tenere conto delle diverse situazioni in cui una persona potrebbe coprirsi il volto per ragioni lecite.

Monfalcone, studentesse musulmane a volto coperto identificate prima di entrare in classe: è polemica

Inoltre, il riferimento a mascherine e occhiali da sole apre un altro fronte di dibattito. Se l’obiettivo è evitare che il divieto venga aggirato, quale sarà l’impatto reale di questa norma nella vita quotidiana? Si rischia di vietare strumenti di protezione utilizzati per motivi di salute o di semplice comodità? E chi stabilirà caso per caso se l’uso di questi accessori sia “giustificato” o meno?

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Le polemiche precedenti

La polemica si era riaccesa pochi giorni fa. La Lega aveva infatti avanzato una proposta di legge che mira a vietare in Italia l’uso del burqa e del niqab, i veli che coprono il viso, nei luoghi pubblici. Il testo, a prima firma del capogruppo in commissione Affari Costituzionali alla Camera, Igor Iezzi, propone una stretta sulla legge del 1975, che già vietava di nascondere il viso in pubblico per motivi di sicurezza, ma che prevedeva alcune deroghe in caso di «giustificato motivo». La nuova proposta mirerebbe a eliminare tali deroghe, rendendo il divieto più rigoroso.

I dettagli della proposta

Il testo specifica i pochi casi in cui il divieto non si applicherebbe:

  • nei luoghi di culto;
  • per motivi di salute propria o di terzi;
  • per ragioni di sicurezza stradale;
  • durante manifestazioni sportive che richiedono l’uso di caschi;
  • per attività artistiche o di intrattenimento.

Inoltre, il disegno di legge introduce un nuovo reato volto a punire chi costringe, con violenza o minaccia, un’altra persona a indossare il velo.

Le pene previste includono:

  • fino a due anni di carcere;
  • una multa fino a 30mila euro;
  • aggravamenti della pena se la vittima è un minore, una donna o una persona disabile.

In caso di minori coinvolti, il giudice potrebbe decidere la decadenza della responsabilità genitoriale e l’allontanamento dalla residenza familiare. Inoltre, chiunque venga condannato per questo reato non potrà ottenere la cittadinanza italiana.

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