In pensione subito con la pace contributiva

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Trovarsi con anni in meno di contributi rispetto a ciò che prevede una determinata misura previdenziale significa una sola cosa. In pensione non si può andare con quella misura. Ci sono contribuenti a cui mancano 12 mesi di versamenti, altri a cui gli mancano due anni ed altri a cui addirittura mancano 5 anni. Ed è proprio di 5 anni di contributi che la pace contributiva consente di andare a recuperare. Perché si possono recuperare contributi previdenziali con uno strumento valido anche nel 2025 e che adesso analizzeremo.

In pensione subito recuperando 5 anni di contributi, la guida alla pace contributiva

Arrivare a 67 anni, cioè all’età giusta per andare in pensione di vecchiaia ma senza aver ancora completato i 20 anni di contributi richiesti. Oppure arrivare a 64 anni di età, utili in questo caso per la pensione anticipata contributiva e pure in questo caso, trovarsi senza aver completato i 20 anni di contributi previsti. Come fare? La soluzione a questo problema c’è ed è stata introdotta con la legge di Bilancio del 2024. Si chiama pace contributiva. E per determinati contribuenti consente di riscattare fino a 5 anni di contributi.
La legge di Bilancio 2024 ha ripristinato più o meno la stessa pace contributiva che è stata in vigore nel triennio 2019-2021. In quel caso la misura fu prevista dal decreto numero 4 del 2019 (lo stesso decreto di reddito di cittadinanza e quota 100, ndr). Per poi cessare di funzionare dal 2022 al 2023. E poi la riattivazione, come detto, dal 2024. Per una validità anche per il 2025 però. Adesso la misura è di nuovo attiva, ed è resa disponibile anche per chi ha già sfruttato la precedente. Che di fatto possono così riempire la carriera di altri 5 anni dopo i 5 anni recuperati in precedenza.

Ecco i chiarimenti dell’INPS sulla pace contributiva

Con la circolare numero 69 del 29 maggio 2024 l’INPS ha spiegato i contenuti dello strumento. Come per il precedente provvedimento del 2019, la misura riguarda solo i cosiddetti contributivi puri. Parliamo dei nuovi iscritti, cioè soggetti che hanno il primo accredito successivo contributivo a qualsiasi titolo solo dopo il 31 dicembre 1995. Con la pace contributiva di oggi si possono riscattare fino a 5 anni di vuoti contributivi. Si tratta di periodi scoperti da contribuzione di qualsiasi genere. Chi di anni ne ha già riscattati 5 con la vecchia pace contributiva del triennio prima citato, adesso ne può riscattare altri 5.

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Ecco come recuperare i contributi mancanti

Una facoltà che serve sia per raggiungere i requisiti per le pensioni, come detto in premessa, che per aumentare il proprio montante contributivo. Perché la pace contributiva può tornare utile anche a chi vuole prendere una pensione più alta.

Il periodo non coperto da contribuzione che può essere adesso completato con la pace contributiva non deve essere per forza consecutivo. Dal momento che la pace contributiva riguarda quelli privi di versamenti prima del 1996, è evidente che i periodi riscattabili possono essere solo quelli successivi al 31 dicembre 1995. Essendo un provvedimento introdotto dalla legge di Bilancio 2024, il riscatto di questi vuoti può riguardare periodi fino all’entrata in vigore della stessa legge, cioè fino al 1° gennaio 2024. Oltretutto possono essere riscattati solo i periodi intercorrenti tra l’anno del primo accredito e il 1° gennaio 2024. Chi ha iniziato a lavorare nel 2000 infatti non potrà certo riscattare gli anni dal 1996 al 1999, ma solo i vuoti tra il 2000 e la fine del 2023.

Ecco come fare a riscattare 5 anni di versamenti contributivi mancanti

La pace contributiva può essere esercitata solo presentando una domanda. La deve presentare il diretto interessato o al più i suoi superstiti se il contribuente è deceduto. Ma c’è anche la possibilità che se ne occupi il datore di lavoro. Con una misura che rientrerebbe quindi nell’esodo incentivato. in pratica il datore di lavoro può scegliere di versare i 5 anni di vuoti al posto del contribuente per favorire il raggiungimento della pensione e quindi per ridurre personale. Il costo del riscatto è da quantificare in base alla media delle ultime 12 mensilità di retribuzione lorda utile ai fini pensionistici e con l’aliquota del fondo a cui il lavoratore versa (per il FPLD dei dipendenti il 33%). Il versamento può essere in unica soluzione, che è la via da usare per chi ha fretta di raggiungere i 20 anni di versamenti. Ma può anche essere pagato a rate mensili e fino a 10 anni di rate (120 rate, ndr).

La velocità dei pagamenti è fondamentale per chi vuole andare in pensione subito

L’onere, ovvero la spesa sostenuta può essere scaricata dal reddito. Ma rispetto alla pace contributiva precedente, non c’è la detrazione del 50% della spesa sostenuta, ma la deduzione al 100% dal reddito imponibile. Anziché ridurre l’IRPEF dovuta del 50% di quanto versato nell’anno di imposta a cui fa riferimento la dichiarazione dei redditi, l’intero importo versato in quell’anno può essere sottratto alla base imponibile su cui si calcola l’IRPEF. Uno sconto sulle tasse che se è il datore di lavoro a presentare domanda, sconta lui.
Chi intende sfruttare la pace contributiva per il 2025, deve però considerare una cosa. Che per poter andare in pensione i versamenti devono essere effettuati tutti. Perché non si può certo andare in pensione subito se i 20 anni di versamenti si raggiungono al termine del piano di dilazione diversi anni dopo. Pertanto, a chi servono immediatamente questi contributi, deve trovare i soldi per completare il pagamento entro la data in cui completa i 64 o 67 anni come detto in precedenza.



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