L’illusione dell’amicizia senza limiti nella cooperazione tra Cina e Russia

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Stimolata da una comune opposizione all’influenza occidentale e dal tentativo di riformulare i termini della governance globale, la partnership tra Cina e Russia continua a rappresentare un elemento cruciale della politica internazionale contemporanea. La convergenza tra i due paesi, seppur vincolata dalle conseguenze dell’invasione a tutto campo dell’Ucraina da parte della Russia, continua ad articolarsi su più livelli (soprattutto, strategico, economico e diplomatico) ed entrambi i paesi persistono nel trattare questa relazione come uno strumento volto a mettere in discussione l’ordine internazionale liberale.

Al centro della partnership russo-cinese permane un interesse comune nel promuovere la multipolarità e nel sostenere norme alternative nella governance globale, enfatizzando, in particolare, il principio della sovranità dello stato.[1] Per anni iniziative congiunte nei settori dell’energia, del commercio e della difesa hanno rivelato lo sforzo bilaterale di Russia e Cina volto a innalzarne lo status di potenze globali rispetto all’occidente. Esempio cardine di questa dinamica fu l’accordo del 2019 sul gasdotto Power of Siberia che consolidò la cooperazione energetica tra Mosca e Pechino, rafforzando, al contempo, la capacità dei due paesi di ridurre la dipendenza dai mercati occidentali.[2]

Oggigiorno, tuttavia, la relazione russo-cinese presenta fragilità evidenti che esulano dalle criticità emerse in seguito alla guerra in Ucraina. L’egemonia economica sempre più marcata della Cina, la competizione regionale nei vicinati comuni e le divergenti ambizioni globali rivelano, infatti, potenziali frizioni all’interno della cooperazione bilaterale.

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Le principali dimensioni della partnership russo-cinese

Al centro della partnership russo-cinese permane un impegno comune nel promuovere una visione multipolare del sistema internazionale. Entrambi i paesi vedono infatti gli Stati Uniti come la principale sfida ai propri interessi strategici. Pertanto, piattaforme fuori dalla sfera d’azione statunitense come la Sco (Shanghai Cooperation Organization) rimangono degli spazi chiave attraverso cui proiettare una visione alternativa alla governance globale corrente.

La Sco, che ha ospitato l’ultimo vertice annuale dei suoi capi di stato ad Astana il 3 e 4 luglio scorso sotto la presidenza kazaka, incarna questa visione di governance non occidentale.[3] Nonostante gli oltre vent’anni di attività, la Sco ha raramente attirato l’attenzione occidentale, spesso descritta come una “organizzazione fantoccio” concepita per competere con la Nato e promuovere gli interessi di Mosca e Pechino.

Negli ultimi anni, tuttavia, il suo allargamento ha suggerito l’evoluzione del mandato originario dell’organizzazione, inizialmente focalizzato sulla sicurezza dei confini e sulla promozione di meccanismi di costruzione della fiducia militare tra Russia, Cina e Asia centrale ex-sovietica.[4] La rapida adesione di Pakistan e India nel 2017, seguita dall’ingresso di Iran e Bielorussia nel 2023 e 2024, riflette la volontà di Russia e Cina di ampliarne il raggio d’azione.[5] L’aspettativa è che anche il summit del 2025, previsto sotto la presidenza cinese, segua la stessa tendenza. L’allargamento della Sco rappresenta, quindi, un forte segnale per il mondo occidentale che sottolinea quanto né Mosca né Pechino saranno mai veramente isolate a livello internazionale. Per la Russia, sanzionata dall’occidente in seguito all’invasione a tutto campo dell’Ucraina, e per la Cina, impegnata a gestire relazioni sempre più tese con Stati Uniti ed Europa, l’organizzazione funge da piattaforma per dimostrare la capacità di mobilitare paesi al di fuori dei circuiti occidentali.

Sul piano diplomatico bilaterale, fuori e dentro la Sco Cina e Russia continuano ad adottare un approccio comune su questioni internazionali di rilievo, presentandosi, per esempio, come un fronte unito nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Questa convergenza è evidente anche nelle recenti votazioni su risoluzioni legate al conflitto israelo-palestinese, dove entrambi i paesi hanno insistito su richieste di cessate il fuoco immediate e hanno criticato risoluzioni percepite come sbilanciate.[6] Inoltre, l’opposizione alle iniziative guidate dagli Stati Uniti, come i “Summit for democracies” del 2021 e del 2023,[7] evidenzia l’allineamento, anche in campo ideologico, tra i due paesi. Come sottolineato dall’ex viceministro degli Esteri cinese Le Yucheng nel dicembre 2021, tali iniziative sono considerate divisive e dannose per la stabilità globale.[8] Tuttavia, occorre ricordare che la convergenza russo-cinese rimane legata a considerazioni di natura pragmatica piuttosto che da una vera e propria convergenza di intenti, poiché ciascuno dei due paesi persegue una propria agenda sotto l’ombrello comune della multipolarità.

La guerra in Ucraina, in particolare, ha evidenziato i limiti dell’allineamento tra Cina e Russia. Pechino ha infatti scelto di non sostenere apertamente le azioni militari di Mosca, mantenendo una narrazione strategicamente costruita sulla neutralità. Sebbene la dichiarazione congiunta del febbraio 2022 avesse enfatizzato un’“amicizia senza limiti”,[9] la reazione cinese all’invasione ne ha segnato la ricalibrazione strategica. Pechino ha accompagnato le critiche alla “divisione in blocchi” dell’Occidente con un’attività diplomatica orientata al dialogo con Kyiv. Questo duplice approccio riflette la volontà cinese di bilanciare l’allineamento strategico con la Russia per preservare la propria credibilità globale.

Ciononostante, l’interdipendenza economica tra i due paesi, da sempre un pilastro della partnership, è andata a intensificarsi in settori specifici, come l’energia e la ricerca spaziale, evidenziando la necessità per ambo le parti di mantenere viva questa cooperazione. Le immense riserve di petrolio e gas naturale della Russia, per esempio, rispondono alla vasta domanda energetica cinese, rendendo le esportazioni energetiche una componente centrale della relazione bilaterale. Infatti la Cina è stata la principale destinazione di esportazione dei combustibili fossili dalla Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, per un valore di circa $190 miliardi al maggio 2024.[10]

Oltre al settore energetico, gli scambi commerciali tra i due paesi hanno registrato una crescita significativa anche nel 2024 toccando i $237 miliardi totali, con la Cina che si è affermata come il principale partner commerciale della Russia.[11] Tuttavia, questa relazione economica rimane caratterizzata da un’asimmetria di fondo. La posizione dominante della Cina, sia come mercato che come partner finanziario, ha sollevato crescenti preoccupazioni a Mosca riguardo al rischio di una dipendenza eccessiva da Pechino. Nonostante l’apparente solidità della cooperazione bilaterale, gli squilibri strutturali della partnership ne evidenziano i limiti. Sul piano economico, la dipendenza della Russia dalla Cina sottolinea una posizione di vulnerabilità aggravata dalle sanzioni occidentali che hanno ridotto le opzioni di Mosca.[12] Sul piano diplomatico, la ricalibrazione strategica della Cina, testimoniata dall’apertura al dialogo con Kyiv, riflette la flessibilità di Pechino e le sue aspirazioni globali.[13] Questi squilibri aumentano la diffidenza di Mosca, complicando una partnership costruita su obiettivi comuni ma indebolita da dinamiche asimmetriche.

Le principali aree di tensione della partnership russo-cinese

Come precedentemente illustrato, la partnership tra Cina e Russia, da una parte, è guidata da considerazioni pragmatiche e, dall’altra, modellata da sfide e interessi comuni. Tuttavia, tensioni e disparità strutturali introducono problematicità rilevanti nella relazione bilaterale russo-cinese, con tensioni che hanno il potenziale di rimettere in discussione le implicazioni di questa partnership sulla governance globale.

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Come accennato nel paragrafo precedente, la principale fonte di tensione riguarda l’asimmetria economica tra i due paesi che favorisce la Cina. La crescente dipendenza russa dai mercati e dagli investimenti cinesi, in particolare sotto le sanzioni occidentali, rende evidente una dipendenza che Mosca trova sempre più scomoda. Questo squilibrio è visibile anche in Asia centrale, dove l’influenza economica della Cina ha ormai superato la storica predominanza russa. Gli investimenti cinesi attraverso la Belt and road initiative (Bri),[14] per esempio, hanno contribuito a cambiare gli equilibri di potere nella regione, aumentando le preoccupazioni di Mosca riguardo il proprio status internazionale. La competizione tra le due potenze, infatti, rende sempre più difficile bilanciare i rispettivi interessi nazionali. In Asia centrale, dove entrambi i paesi cercano di esercitare la propria influenza, gli interessi non sono sempre allineati. Mentre la Russia considera la regione come un’area di influenza strategica, le ambizioni economiche della Cina vanno contro questa visione, con Pechino che si afferma come un attore dominante. Allo stesso modo, l’Artico è diventato un potenziale punto di frizione, con entrambi i paesi che guardano alle sue risorse e alla sua valenza strategica.

Inoltre la guerra in Ucraina ha messo alla prova la resilienza della relazione. Sebbene la Cina si sia astenuta dal condannare apertamente le azioni della Russia, il paese ha mantenuto una neutralità calcolata, avviando un dialogo con l’Ucraina e ribadendo la sua opposizione alla “mentalità da guerra fredda” della Nato. Questo duplice approccio ha aumento le frizioni, con Pechino che dà priorità all’immagine che presenta al mondo piuttosto che all’offrire un supporto incondizionato a Mosca.

La partnership tra Cina e Russia ha implicazioni profonde per il sistema internazionale, in particolare nel rimodellare le norme di governance globale. Sostenendo la multipolarità, entrambi i paesi mirano a sfidare la predominanza dei modelli occidentali, proponendo visioni alternative dell’ordine internazionale. Le loro iniziative congiunte, come la Sco e i Brics, riflettono il tentativo di creare spazi in cui norme e principi non occidentali possano acquisire il centro della scena.[15] Tuttavia il conflitto in Ucraina ha introdotto nuove criticità all’interno di questo allineamento. La Cina ha collegato la sua Global security initiative (Gsi) alle lezioni della guerra, proponendola come alternativa ai fallimenti percepiti dei quadri di sicurezza occidentali. Con i concetti di “sicurezza indivisibile” e “rispetto reciproco” al centro della stabilità globale, Pechino ha cercato di ridefinire il discorso sui conflitti internazionali, utilizzando l’Ucraina come esempio di fondo per rafforzare la sua narrazione.[16] Il linguaggio ricalibrato della Cina sulla guerra, insieme alla ripresa del dialogo con l’Ucraina e alle critiche indirette verso le azioni russe, sottolinea la sua flessibilità strategica. Sebbene queste mosse possano ridurre il rischio di isolamento per Pechino, rivelano anche la fragilità dei legami con Mosca, soprattutto mentre la Russia continua a dipendere dalla Cina in termini economici e diplomatici. Ciononostante, questa collaborazione solleva anche preoccupazioni riguardo l’erosione delle norme liberali. Promuovendo la sovranità statale come scudo contro le critiche esterne, quest’approccio rischia di alimentare pratiche autoritarie e minare la responsabilità internazionale degli stati.

Conclusioni

La partnership tra Cina e Russia rappresenta una relazione complessa e dinamica, con significative implicazioni per la governance globale. Fondata sul pragmatismo e su interessi strategici condivisi, questo rapporto ha ridefinito la concezione di multipolarità e sfidato l’influenza occidentale. Tuttavia, tensioni, squilibri strutturali e ambizioni divergenti suggeriscono che la partnership tra questi due paesi non sia priva di criticità.

L’approccio duplice della Cina nel conflitto ucraino – sostenendo la Russia in contesti cruciali, ma mantenendo aperto un dialogo diplomatico con l’Ucraina – mostra la forza del pragmatismo che è alla base della politica estera cinese. Questa duplicità si inserisce in una narrazione più ampia di competizione sistemica tra democrazie e autocrazie, che Pechino e Mosca utilizzano per contrastare le iniziative occidentali. Tuttavia i tentativi della Cina di mantenere una neutralità strategica hanno messo in discussione la percezione dell’“amicizia senza limiti”, rivelando i vincoli del suo allineamento con la Russia.

Per l’Occidente, comprendere questa relazione richiede un approccio multi-sfaccettato, che ne riconosca sia i punti di forza che le vulnerabilità. Qualsiasi intervento dovrebbe mirare a sfruttare le aree di divergenza, pur minimizzando i rischi derivanti dall’allineamento delle due potenze. A tal fine, emergono alcune raccomandazioni: invece di trattare Russia e Cina come un blocco unico, gli interessi di ciascun paese dovrebbero essere affrontati separatamente. Questo approccio può prevenire un ulteriore allineamento, sfruttando le tensioni esistenti. Inoltre, una cooperazione potenziata con i paesi dell’Asia Centrale e dell’Artico può fungere da contrappeso all’influenza della Cina e della Russia, poiché investire in partnership con queste regioni potrebbe aiutare a diluire la loro dipendenza dalle due potenze. Un’azione coordinata tra gli stati membri dell’UE è essenziale per affrontare le implicazioni più ampie di questa partnership, in quanto potrebbe, da una parte, rafforzare la posizione dell’Europa e, dall’altra, migliorare la resilienza alle pressioni esterne. Infine, gli sforzi di Cina e Russia nello sfidare le norme liberali si basano in gran parte sulla loro capacità di plasmare le narrazioni globali: è pertanto necessario investire nella diffusione di contro-narrazioni che promuovano la trasparenza, la responsabilità e i benefici della cooperazione multilaterale di impronta liberale. Adottando approcci pragmatici e onnicomprensivi, infatti, l’occidente può dimostrarsi in grado di gestire le complessità della partnership Cina-Russia, tutelando i propri interessi in un contesto globale in costante evoluzione.

Fig. 4 – Incontri bilaterali tra Putin e Xi dopo l’annuncio
della Partnership “senza limiti”

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Fonte: elaborazione ISPI


[1] U.A. Bērziņa-Čerenkova, “Perfect Imbalance: China and Russia”. WSPC, 2022.

[2]La Russia avvia le forniture di gas alla Cina tramite il gasdotto Power of Siberia”. TASS, December 2, 2029.

[3] Shanghai Cooperation Organization (Sco). “Dichiarazione di Astana”, 4 luglio 2024.

[4] S. Aris, Eurasian Regionalism: The Shanghai Cooperation Organisation. Palgrave Macmillan, 2011.

[5] E. Seiwert, “China’s Search for Partners with Shared Worldviews: Expanding the ‘Shanghai Cooperation Organization Family’”. Asian Affairs, 2023.

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[6] United Nations Geneva. “Gaza Crisis: Deadlock Deepens as Security Council Rejects Competing Resolutions.” United Nations Office at Geneva, October 2023. and United Nations Security Council. “Security Council Rejects Resolution on Gaza Ceasefire, Citing Divergent Views among Members.” United Nations Press Release SC/15637, March 2024.

[7] U.S. Department of State. “Summit for Democracy 2021.” U.S. Department of State, December 2021. and U.S. Department of State. “Summit for Democracy 2023.” U.S. Department of State, March 2023.

[8] Embassy of the People’s Republic of China in Montenegro. “Chinese Vice Foreign Minister Le Yucheng’s Remarks on the ‘Summit for Democracy’.” Embassy of the People’s Republic of China in Montenegro, December 3, 2021.

[9] Ministry of Foreign Affairs of the People’s Republic of China. “Full Text of the Joint Statement between the People’s Republic of China and the Russian Federation on the No-Limits Partnership.” Ministry of Foreign Affairs of the People’s Republic of China, March 22, 2023.

[10]Key Importers of Russian Fossil Fuels Since the Invasion of Ukraine.” Statista, 2024.

[11]Statistics.” Official Website of the General Administration of Customs of the People’s Republic of China.

[12] Si noti che l’India è quest’anno emersa come secondo mercato per le esportazioni energetiche di Mosca.

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[13]China’s Diplomatic Efforts on Ukraine Crisis Highlighted in Recent Talks.” China.org, March 9, 2024.

[14]China Global Investment Tracker”, American Enterprise Institute (AEI).

[15] G. Sciorati, “The BRICS in Kazan: A Testing Ground for Chinese Multipolarism.” China Global South Project, October 25, 2024.

[16]Global Security Initiative (Gsi) Concept Paper.” Ministry of National Defense of the People’s Republic of China, 21 febbraio 2023.



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