Delocalizzazioni nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna, il sindaco di Brisighella: «Da noi sono inevitabili, ma alcuni sono ancora contrari»

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di
Francesco Rosano

In una delle cittadine più colpite dalle alluvioni una decina i fabbricati da spostare. Ma il primo cittadino avverte: «Gli indennizzi? Siano veri»

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«Nel nostro territorio ci sono una decina di fabbricati per cui credo che le delocalizzazioni siano inevitabili. Qualche cittadino lo ha già capito, qualcuno altro è più riottoso… Ma io gliel’ho detto: “Ma cosa vuoi ricostruire qui? Chi si prende la responsabilità di dire che è sicuro e farti un progetto?”». Massimiliano Pederzoli, sindaco leghista di Brisighella, qualche mese fa fece rumore con il suo j’accuse contro l’andamento della ricostruzione post alluvione e la gestione commissariale a guida Francesco Figliuolo. «Speriamo che con Curcio le cose cambino…», allarga le braccia Pederzoli, oggi che il Comune del Ravennate che amministra è in cima alla lista di delocalizzazioni che partiranno una volta pronta l’ordinanza annunciata dal governatore Michele de Pascale per il prossimo mese.

Il meccanismo delle delocalizzazioni sarà facoltativo, ha messo in chiaro il presidente della Regione, promettendo indennizzi e parlando di espropri «solo in casi estremi». Di certo, proprio a partire dalla frazione di Marzeno (citata dal governatore come esempio), Brisighella potrebbe essere il benchmark delle delocalizzazioni in arrivo. «Nel caso di Marzeno stiamo parlando di case che si sono fatte scalzare dal fiume e ora sono a strapiombo sull’acqua. Ma sul territorio — aggiunge Pederzoli — abbiamo anche alcuni casolari attorno a cui si è mosso tutto il terreno, abbiamo fatto ordinanze di sgombero, difficilmente saranno recuperabili». 




















































«Numeri piccoli», assicura il sindaco di Brisighella, che parla di una decina di edifici al massimo. Ma non per questo il passaggio delle delocalizzazioni, per quanto «facoltative», sarà indolore. «L’importante è che gli indennizzi siamo congrui, per permettere alla persone di poter trovare una sistemazione simile a quella che abbandonano. O avere un sostegno per ricostruire in una zona sicura. Delocalizzare — ci tiene a sottolineare Pederzoli — non vuol mica dire andare a 10 kilometri di distanza».

Sullo sfondo, ma neanche troppo, restano i dubbi e le critiche su com’è andata finora la macchina della ricostruzione. I Comuni del Ravennate, Brisighella inclusa, hanno appena scritto alla struttura commissariale e alle stazioni appaltanti (Sogesip e Consap) per chiedere garanzie, si legge nel documento, sulla «vostra capacità di rispettare le scadenze previste, ovvero conclusione dei lavori e rendicontazione finale entro i termini previsti dal Pnrr». 

La scadenza del 30 giugno 2026, sempre più vicina, fa paura. «Io non ho ancora visto un progetto, non dico appaltato, ma consegnato», lamenta il primo cittadino di Brisighella, che con un bilancio da 4 milioni di euro e 2 milioni ancora da recuperare per gli interventi realizzati in somma urgenza aspetta, come molti colleghi, altre risposte da Roma: «Anche qui bisogna dare un’accelerata, perché noi dobbiamo chiudere i bilanci».

Per non parlare della ricostruzione privata e del labirinto in cui si è ritrovato chi ha presentato domanda per gli indennizzi: «Se un’azienda agricola prende un agronomo, un geometra e un geologo per fare una perizia giurata, che poi Invitalia valuta riducendola del 30-50% di che stiamo parlando? A quel punto — sbotta Pederzoli — tanto vale che la denuncino per tentata truffa… Io sono basito da come vengono gestiti questi indennizzi».


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