I “Bau Bau” di Augusta Montaruli e le responsabilità di Giorgia Meloni.

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#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Hanno fatto il giro del web i ripetuti e ridicoli “bau, bau” pronunciati in TV da Augusta Montaruli, deputata della Repubblica di Fratelli d’Italia (è già alla seconda legislatura), nonché vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai, la commissione parlamentare bicamerale creata per sorvegliare le attività del servizio televisivo pubblico.

La Montaruli, anzi, la pregiudicata Montaruli, temendo attacchi relativi alla sua condanna per peculato (ci arriverò tra poco), ha provato a interrompere il suo avversario politico con la tecnica, da lei brevettata, dell’abbaiare molesto. Abbaiava. Bau, bau, bau e ancora bau. Una scena che a molti è sembrata divertente, a me no.

La Montaruli, ripeto, è deputata della Repubblica, dunque rappresenta la Nazione (art. 67 Costituzione), e rendersi protagonista di scene così patetiche è un danno alla Nazione intera.

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Il 17 febbraio 2023, quando, oltre a essere deputata, svolgeva le funzioni di Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Università e della Ricerca, è stata condannata in via definitiva a 1 anno e 6 mesi di carcere per peculato.

Che cos’è il peculato? Articolo 314 del Codice Penale: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi.”

La Montaruli non solo non è finita in carcere, ma mantiene la sua comoda poltrona da 12.000 euro al mese. Questa è la giustizia in Italia, e non date colpa ai magistrati che applicano le leggi, datela ai politici che quelle leggi le hanno approvate.

La condanna è arrivata in virtù dell’inchiesta “Rimborsopoli” Piemonte, l’inchiesta che aveva a che fare, per l’appunto, con l’uso improprio dei fondi a disposizione dei gruppi politici in Consiglio regionale Piemonte. All’epoca, la Montaruli era consigliere regionale in Piemonte. Venne eletta nel 2010 nel listino di Roberto Cota, poi eletto Presidente del Piemonte e condannato anche lui, come la Montaruli, per peculato. Chi si assomiglia si piglia, evidentemente.

La pregiudicata Montaruli è stata condannata per aver utilizzato 25.000 euro di denaro pubblico illecitamente. Con i nostri soldi ha acquistato vestiti Hermès, articoli di pelletteria (tra cui una borsa Borbonese), cristalli Swarovski, doni natalizi tra i quali fiori, orecchini, Swatch per le collaboratrici e gianduiotti, e poi lavanderia, sigarette e cene in ristoranti prestigiosi, consumate anche a tarda notte e in periodi festivi.

Non ha comprato un vibratore. Gira sul web questa storia. È una balla.

Alcuni giorni fa, la Montaruli ha scritto su Facebook: “Ho appena provveduto a sporgere querela verso chi sta diffondendo ancora una volta in queste ore notizie false nei miei confronti. Tale cattiveria sta ingenerando in me un fortissimo turbamento, modificando e limitando la mia vita pubblica e privata. Per questo non intendo smettere di difendermi. Non auguro a nessuno quanto sto subendo ingiustamente. Come non mi sono mai sottratta dalle mie responsabilità, non intendo neanche fare un passo indietro in quella che è la mia battaglia. In ogni caso, sappiate che chi è stato accusato di aver acquistato vibratori con i soldi della Regione era un consigliere regionale del PD che è stato assolto. Mentre io non sono mai stata imputata né per questo oggetto né per un qualsiasi libro. Traete voi le vostre conclusioni”.

Ripeto, la Montaruli non ha comprato un vibratore con denaro pubblico, ma a me, francamente, non interessa nulla. Il punto non è cosa hai comprato o meno, ma che hai usato illecitamente il denaro di tutti noi. Comprare illecitamente con denaro pubblico un’enciclopedia Treccani o un sextoy per me non fa alcuna differenza. È il reato che conta.

Ad ogni modo, per la storia (falsa) del vibratore, la Montaruli ha addirittura incassato la solidarietà del Presidente del Senato (seconda carica dello Stato), Ignazio La Russa. “Piena e convinta solidarietà alla deputata e amica Augusta Montaruli, vittima di ignobili attacchi sessisti e gravemente diffamatori. È inaccettabile quanto le sta accadendo e mi auguro che la condanna sia unanime. A lei un abbraccio forte e affettuoso”.

Ho spiegato per filo e per segno questa vicenda perché tanti cittadini non sanno o magari dimenticano. Sia chiaro, capita anche a me. Si dimentica. È normale. Per questo (in passato mi hanno dato del giustizialista), quando un politico condannato per reati contro la collettività va in TV, nel sottopancia, accanto alla scritta “deputato del partito etc.” o “ministro di etc.”, dovrebbero scrivere la condanna ricevuta: Augusta Montaruli, deputata FdI, condannata in via definitiva per peculato. Questa sì che sarebbe corretta informazione. Così il telespettatore che guarda e ascolta saprebbe che chi parla di denaro pubblico se ne è appropriato.

Ad ogni modo, vorrei sottolineare un fatto: è troppo comodo prendersela solo con la Montaruli. Comodo e facile. Oggi attaccare lei è come sparare sulla Croce Rossa (ovvero fare come gli israeliani che bombardano le ambulanze). Chi va attaccata e inchiodata alle proprie responsabilità è la Meloni!

Ha scelto per un ruolo delicatissimo una politica che stava affrontando un processo per un reato contro la collettività. Una vergogna assoluta!

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La Montaruli ha abbaiato in diretta TV coprendosi di ridicolo e screditando le Istituzioni, ma chi è responsabile di tale oscenità è Giorgia Meloni che l’ha scelta, l’ha candidata nonostante i procedimenti penali e l’ha nominata Sottosegretaria nonostante una condanna in primo grado (poi confermata) per aver utilizzato denaro pubblico per scopi personali.



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