Lazio, il falconiere contro Lotito: “Lo denuncio”: le parole a radiosei

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Bernabé a Radiosei dopo il licenziamento in seguito al caso della protesi al pene: “Ho visto diversi giocatori piangere per come venivano trattati. Sono un martire, per 7 mesi non sono stato pagato. Mi ha mandato gli agenti in camera dopo l’operazione”

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Lazio e Bernabè, non c’è pace. Anzi, la situazione rischia seriamente di finire in tribunale. A dichiararlo è proprio l’ex falconiere dei biancocelesti che, intervenuto in diretta su Radiosei, un’emittente locale molto seguita dai tifosi laziali, ha espresso la volontà di denunciare il presidente Claudio Lotito. “Ho sempre rispettato il presidente, ma quello che ha fatto nei miei confronti è inammissibile – ha detto -. Sarà la legge italiana a risolvere la situazione, sicuramente io lo denuncerò”.

LA POLEMICA

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Il rapporto fra Bernabè e la Lazio è terminato quando il falconiere ha deciso di postare sui social foto e video della protesi peniena che si è recentemente fatto impiantare. Per Lotito un comportamento che ha infranto il codice etico sottoscritto da ogni dipendente. “Sono una persona forte, con una mentalità che mi permette di affrontare la vita con tutto ciò che ha da offrire – ha detto Bernabè -. Non c’è possibilità di rivedere Olimpia all’Olimpico, vista l’etica mostrata dalla Lazio e in particolare dal presidente Lotito. La Lazio è una famiglia gigante, ma il presidente Lotito ha approfittato della situazione per cacciarmi via dal club. Il rapporto tra me e il presidente Lotito non è stato mai idilliaco: sicuramente ha fatto cose molto importanti per il club, ma la sua metodologia di lavoro non è mai stata corretta, anche nei miei confronti. Si è sempre comportato in maniera ingrata nei confronti dei suoi dipendenti, anche con i calciatori. Ho visto diversi giocatori piangere per il modo in cui venivano trattati. Per sette mesi all’inizio del mio rapporto col club non sono stato pagato, mi sono sacrificato anche economicamente per la Lazio. Sono io che ho avuto l’idea di portare l’aquila alla Lazio: durante il nostro primo incontro il presidente Lotito russava sulla sedia, mancandomi di rispetto”.

“inammissibile”

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“Lui gioca con i sentimenti delle persone: durante il periodo del Covid non sono stato pagato. Il presidente si comporta in questo modo con tutti quanti. Lotito è una persona furba, non è né intelligente né bravo. La situazione ormai è irreversibile, non mi voglio avvicinare al presidente né tantomeno lavorare con lui. Dopo l’operazione voleva cacciarmi via, come se fossi un delinquente. Ha mandato uomini della Digos nella mia stanza di Formello appena uscito dall’intervento. Sono stato trattato come un criminale. Io non me ne voglio andare da Formello, resterò fino a quando la legge me lo permette: non ho paura di nessuno. Lotito non può essere il presidente della Lazio, visto tutto quello che fa. Denunce? Non mi interessa, io sono un martire della Lazio. Ho sempre rispettato il presidente, ma quello che ha fatto nei miei confronti è inammissibile. Porterò delle prove che supporteranno tutto quello che sto dicendo”.

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ACCUse

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Bernabé rivolge accuse pesantissime al presidente Lotito: “Lotito non gira con la scorta per proteggersi dagli ultras, ma perché ha sfasciato tante famiglie in giro per l’Italia – ha affermato il falconiere -. Sarò un martire della Lazio, ma dirò tutto quello che so affinché lasci la Lazio, perché non può più essere presidente. Lui mi ha diffamato dicendo che non mi posso più avvicinare ai bambini, mica sono un pedofilo. Io dovevo guadagnare 20mila euro, questo era stato pattuito. Sapete la strategia che usa lui? Non paga per 7 mesi, e quando sa che la persona si trova con l’acqua alla gola, fa dire dal segretario generale Calveri, il suo boia, di firmare un contratto al ribasso o di fare causa. La mia colpa è stata quella di essermi avvicinato alla gente laziale. Lui odia il sentimento di lazialità e allontana tutti: Radu, Di Canio e altri mille. Vuole che io lasci Formello, ma me ne andrò quando la legge mi costringerà ad andarmene”.





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