Quando Myriam Sylla e Alessandro Cappelletti stanno vicini succede una magia e non si riesce a guardare altrove. Lei, statuaria ed esuberante, è la pallavolista oro olimpico a Parigi 2024 in forza alla Numia Vero Volley Milano. Lui, playmaker nella Dynamo Sassari, super atletico, ha il magnetismo tipico dei ragazzi perbene. Lei fuoco, lui l’aria che lo alimenta. Un’alchimia magnetica anche per chi si avvicina all’orbita di questi ragazzi belli, vincenti e innamorati.
Sono passati da Sanremo per la partecipazione di Myriam al Dopofestival, nel suo unico giorno libero di questo periodo. Alessandro l’ha accompagnata. Si vedono poco, lei vive a Monza, lui a Sassari, i calendari delle partite faticano a incastrarsi e loro fanno follie per vedersi anche solo per poche ore.
Come si gestisce una relazione che vive distanze e impegni inderogabili?
Alessandro: «Non voglio che siano parole di circostanza, ma in una relazione come la nostra il dialogo e la fiducia sono vitali. Certo, è frustrante, a volte i calendari sembrano fatti apposta per non farci incontrare. Ci sono periodi in cui ci vediamo una volta ogni due settimane, altri solo una volta al mese».
Myriam: «È difficile, ma per fortuna ho degli amici che si prendono cura di me quando lui non c’è. La mia migliore amica si sposerà con il suo fidanzato che vive e gioca negli Stati Uniti, ci sosteniamo a vicenda».
Come vi siete conosciuti?
M.: «Tre anni fa in discoteca a Udine, era periodo post Covid, le partite saltavano e con le mie compagne di squadra decidemmo di uscire. Arriviamo al locale e vediamo questo gruppo di ragazzi alti. La mia amica ne nota uno e io mi faccio avanti per rompere il ghiaccio. Vado da Ale – quella sera ero bellissima – e inizio a parlare con lui che però faceva il vago, si guardava attorno. Ma alla fine non ha saputo resistermi».
A.: «Lei mi ha catturato il cuore. Per fortuna è parecchio spigliata, fosse stato per me, quella sera non ci saremmo conosciuti. Ma sono certo che il destino ci avrebbe fatti incontrare comunque».
A che punto eravate delle vostre vite?
M.: «Io volevo solo divertirmi, di lì a poco sarei andata a vivere a Monza e stavo per prenotare le vacanze a Ibiza con le amiche».
A.: Io uscivo da una relazione lunga e avevo bisogno di leggerezza, non avevo alcuna intenzione di mettermi con qualcuno».
Come avete trovato stabilità in questo amore ?
M.. «L’anno scorso abbiamo comprato casa insieme a Spoleto, la città di Ale. Io vengo dalla provincia di Lecco, ma sono cresciuta a Bergamo e stavo cercando un posto dove mettere radici. Lì mi sono sentita nel posto giusto da subito, con tutto quel verde, lui, la sua famiglia. La mia vita è stata solo caos dai 18 anni in poi, con i cambi di squadra e la nazionale. L’Umbria per me è l’occasione di vivere la famiglia e la normalità».
A. «È anche il posto perfetto per noi che abbiamo bisogno di fermarci e riposare».
In ogni relazione c’è un momento intenso a cui si torna nei momenti difficili per ridare linfa alla storia, una sorta di sorgente dell’amore. Qual è la vostra?
A.: «Nel nostro caso non è un momento ma una città, Udine, importante per entrambi. È il posto dove ho avuto la mia stagione professionale migliore, dove ci siamo conosciuti e dove lei ha le persone più care. Ogni estate ci ritagliamo qualche giorno per ritornarci».
M.: «Lì vive la famiglia che mi sono scelta, le mie ex compagne di squadra».
Come si gestiscono protagonismo e successo in una coppia di atleti?
M.: «A prescindere da traguardi e medaglie, a me piace stare al centro dell’attenzione, fa parte del mio carattere. Lui conosce e accetta questa parte di me e forse gli piace anche».
A.: «In più occasioni l’attenzione è tutta per Myriam e io sono “solo” il suo compagno. Con altre donne sarebbe stato diverso? Mi facevo spesso questa domanda all’inizio, ma io sono il suo primo fan. Per me i suoi successi sono anche un po’ i miei, sono felice di esserci stato a supportarla anche nel cammino verso l’oro olimpico».
M.: «Sono fortunata, ho una bellissima carriera, ma lui per me è un incredibile esempio di atleta. Alessandro si è rotto il legamento crociato tre volte, per recuperare ci vogliono anni, non settimane. Lui si è sempre rimesso in piedi e gioca ancora a livelli altissimi. Io non avrei avuto la sua forza, forse anche per questo per me siamo pari».
Quanta disciplina c’è nelle vite di voi sportivi?
M.: «Ogni giorno alle 9 sono in palestra a fare pesi e allentamento tecnico, poi pausa pranzo e alle 15 team building con psicologi, a seguire c’è l’allenamento con la squadra. Alle 21 sono a casa, distrutta, mangio e vado a letto. Poi ci sono le trasferte, le partite, il campionato, le coppe. Idem lui».
A.: «Fuori dal campo forse il più disciplinato sono io, il focus parte appena mi sveglio la mattina, ma lei quando entra in campo fa uno switch mentale che la rende una macchina performante perfetta».
Esiste anche una disciplina delle relazioni?
A.: «Oltre a dialogo e fiducia, in un rapporto a distanza come il nostro ci deve essere libertà. Già è pesante non vedersi, negarsi la possibilità di uscire tarperebbe le ali alla relazione».
M.: «Siamo gelosi in modo sano, lui forse un po’ più di me, ma la gestiamo abbastanza bene perché ci conosciamo. Ale oltre a essere bello è un bravissimo ragazzo. Le altre sono state proprio delle polle a lasciarselo scappare».
Progetti per il futuro?
A.: «Senza fare riferimenti temporali, abbiamo il sogno di una famiglia. La nostra benzina è pensarci a fine carriera, seduti su un divano a fare cose normali, quando i sacrifici di questi anni avranno avuto un senso. A me manca la normalità che hanno vissuto i miei genitori, loro lavoravano tutto il giorno ma alla sera stavamo tutti insieme per cenare allo stesso tavolo o vederci un film».
M.: «L’altro giorno gli ho mandato un messaggio dicendogli che magari un giorno anche noi riusciremo a organizzare una serata in casa con gli amici per guardare il Festival di Sanremo. Quello che per tutti è la normalità, per noi è aspirazione».
Qual è la vostra canzone?
A.: «Eravamo a Conegliano, una delle prime nostre cene fuori. Tornando a casa in auto parte Caramelle di J-Ax e iniziamo a cantarla: la sapevamo a memoria entrambi, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto “questa da oggi è la nostra canzone”. Me lo ricorderò per sempre».
M.: «Ora piango… In quel momento, per la prima volta, mi sono sentita me stessa. Nelle relazioni spesso ci si plasma per avvicinarsi all’altro, lì invece ero io al 100 per cento ed è stato bellissimo».
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