Perequazione Affondata: Decisione Tecnica o Scelta Politica?
La Corte Costituzionale ha pubblicato la sentenza sulla perequazione pensionistica 2025, mettendo fine alle speculazioni delle ultime settimane. Dopo settimane di ipotesi, dichiarazioni e previsioni, possiamo ora esaminare il verdetto ufficiale.
Ma è davvero una decisione solo tecnica o c’è dell’altro? Il tempismo sospetto della pubblicazione – arrivata il giorno dopo l’elezione di quattro nuovi giudici costituzionali – fa sorgere più di un interrogativo.
La Corte con sentenza 19/2025 ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate in merito all’art. 1, comma 309, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, confermando il meccanismo di perequazione decrescente previsto dalla Legge di Bilancio 2023.
📌 Le principali conclusioni della Corte:
✔️ La riduzione della perequazione per fasce di reddito è legittima, poiché rientra nella discrezionalità del legislatore bilanciare sostenibilità del sistema previdenziale e tutela del potere d’acquisto.
✔️ Non c’è violazione del principio di uguaglianza (art. 3 Cost.) né del principio di proporzionalità e adeguatezza della pensione (art. 36 Cost.).
✔️ Il taglio alla rivalutazione non è considerato un prelievo forzoso, ma una misura economico-previdenziale.
⚠️ Ma attenzione: la Corte ha analizzato solo alcuni aspetti della questione.
Seppure abbia respinto i profili sollevati, non ha trattato il nodo della progressività fiscale sancita dall’art. 53 Cost., tema su cui il nostro Studio ha ancora pendenti numerosi ricorsi dinanzi alla Corte dei Conti.
💡 Cosa significa?
Esiste ancora la possibilità che il giudice delle pensioni possa valorizzare questo aspetto e rimettere la questione alla Corte Costituzionale, questa volta focalizzandosi esclusivamente sulla violazione del principio di progressività fiscale.
👉 Tradotto in pratica: se il meccanismo di perequazione decrescente è stato dichiarato conforme alla Costituzione in generale, rimane aperta la possibilità di dimostrare che il sistema, nel suo complesso, vìola il principio di equità contributiva e fiscale.
Pensionati sacrificati per il bilanciamento dei poteri?
La vicenda della perequazione pensionistica è un tema tanto tecnico quanto politico. Non è un segreto che una sua eventuale approvazione avrebbe avuto un impatto significativo sui conti pubblici, mettendo in difficoltà il governo. Tuttavia, non può passare inosservata la tempistica della pubblicazione della sentenza, avvenuta proprio in un momento di forti tensioni istituzionali.
⚖️ Da un lato, la riforma della giustizia annunciata dal governo e apertamente contestata dalla magistratura.
📌 Dall’altro, la Corte Costituzionale che, dopo mesi di impasse e nomine mancate, si è finalmente ricomposta con l’elezione di quattro nuovi giudici proprio il giorno prima della pubblicazione della sentenza.
Tutto questo fa sorgere un dubbio: la decisione della Consulta è frutto di una scelta tecnica o di una scelta politica?
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una vera e propria guerra istituzionale tra magistratura e governo. E se sulla perequazione si fosse trovata una “quadra” politica per abbassare i toni e chiudere una partita scomoda?
Quel che è certo è che, con questa decisione, anche per il biennio 2023-2024 le pensioni non verranno rivalutate in maniera adeguata. Coincidenze? Forse. Ma, ancora una volta, sono i pensionati a pagare il prezzo più alto.
Questa decisione avrà un impatto significativo sulla perequazione pensionistica 2025, lasciando migliaia di pensionati senza un adeguato adeguamento dei loro assegni
Questa sentenza chiude la questione? No.
Molti giudizi dinanzi alla Corte dei Conti sono stati rinviati proprio in attesa di questa decisione. Ora che la sentenza è stata pubblicata, possiamo e dobbiamo continuare la battaglia su altri fronti.
📌 Ecco le nostre prossime mosse:
1️⃣ Insistere sulle questioni che la Corte non ha trattato a fondo, in particolare l’art. 53 Cost. e la violazione del principio di progressività fiscale.
2️⃣ Seguire attentamente i ricorsi pendenti e verificare le strategie difensive conclusive.
3️⃣ Studiare nuove iniziative legali per portare nuovamente la questione davanti alla Corte Costituzionale.
Finché ci sarà margine di discussione giuridica, non smetteremo di lottare per i nostri assistiti ed Associati Anfi che da anni ci danno fiducia.
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