Unione Africana. Di fronte al veto africano, Algeria fa ricorso al ricatto e all’acquisto di voti

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In un contesto in cui l’isolamento diplomatico dell’Algeria si rafforza, con l’aggravarsi della sua crisi con diversi paesi confinanti nella regione del Sahel, il suo declino dell’influenza sulla questione libica, il persistere delle tensioni con Spagna e Francia e l’apertura di un nuovo fronte con la nuova Siria. E dopo il suo fallimento dell’accesso al Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana (UA), l’Algeria è tornata alle sue vecchie abitudini, ricorrendo alla “pratica della valigia” e comprando voti nei corridoi degli hotel, un gesto che illustra in modo chiaro “l’indebolimento” della diplomazia del Palazzo Mouradiya.

Mercoledì scorso, l’Algeria ha subito un “duro colpo”, venendo ignorata dagli altri paesi africani e fallendo nei suoi incessanti tentativi di riconquistare un seggio nel CPS dell’Unione Africana, un posto che il Marocco detiene da diversi anni sostenuto dalla crescente fiducia delle nazioni africane, dovuta alle sue intenzioni positive nei confronti dei popoli africani, lontane da calcoli ristretti e da distruttive agende separatiste.
È chiaro che l’Algeria, priva di una visione diplomatica ed economica all’altezza delle esigenze dell’Africa moderna in un mondo instabile, ha visto in questo fallimento la necessità di tornare alla politica delle valigie e dell’acquisto dei voti, considerata il suo ultimo ricorso.
Secondo fonti presenti alle discussioni di Addis Abeba, sin dall’arrivo dell’aereo del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, giovedì scorso, delle valigie hanno cominciato a circolare nei corridoi degli hotel della capitale etiope, con l’obiettivo di manipolare le elezioni che, all’inizio, erano solo un ordinario evento diplomatico.
“Dopo il fallimento nel tentativo di ottenere un seggio nel Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana, l’Algeria, per paura di una nuova delusione, ha inviato un esercito di intermediari con un’unica missione: ‘convincere’ gli altri utilizzando argomenti seducenti”, precisano le stesse fonti.
Nella votazione di mercoledì, l’Algeria non ha ottenuto il numero di voti necessario, poiché diversi paesi si sono astenuti dal sostenere la sua candidatura, soprattutto a causa dei suoi conflitti aperti con diverse nazioni africane.
In seguito al rifiuto africano della candidatura algerina a questo incarico strategico, saranno organizzate nuove elezioni, soprattutto perché “nessuno nel continente africano vuole più fidarsi di questo regime militare”.
Queste elezioni fanno parte del 38° vertice ordinario dell’Unione Africana, previsto per il 15 e 16 febbraio ad Addis Abeba. In precedenza, il 12 e 13 febbraio si era tenuta la 46ª sessione ordinaria del Consiglio esecutivo (Ministri degli Esteri), per l’elezione della nuova dirigenza della Commissione dell’UA e di cinque membri del Consiglio per la Pace e la Sicurezza.
Non è la prima volta che l’Algeria gioca la sua carta Joker, quella dell’intermediazione per convincere i paesi a sostenere i suoi agende, un comportamento che, secondo gli osservatori, ha portato al declino di un’organizzazione che per anni ha utilizzato al servizio delle sue ambizioni egemoniche.
Dal ritorno del Marocco all’UA nel 2016, il continente africano ha cercato di trarre ispirazione dalle idee del Regno per avviare riforme strutturali all’interno delle istituzioni dell’organizzazione africana, in risposta ai cambiamenti mondiali che hanno acuito le tensioni internazionali e che hanno sempre interessato l’Africa.
Dopo il suo ritorno, il Marocco ha assunto la guida di diverse istituzioni dell’UA, tra cui il CPS, e ha posto fine al lungo dominio algerino, che aveva distolto questa istituzione dai suoi obiettivi di sicurezza continentale per avvicinarla ai programmi separatisti legati al Sahara Marocchino.
Durante la presidenza marocchina del Consiglio, caratterizzata da miglioramenti nella tabella di marcia, l’Algeria ha cercato di riconquistare ciò che aveva perso, ignorando i profondi cambiamenti nel pensiero africano.
Con il ritorno alla politica delle valigie e delle pressioni, l’Algeria sta minando la legittimità di elezioni essenziali per riformare la struttura dell’organizzazione africana. Invece di concentrarsi sulla cooperazione tra i paesi africani e su partnership che portino benefici a tutti, l’Algeria continua a promuovere una logica di ricatto e di acquisto di voti.

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