In un articolo di Laura Della Pasqua su La Verità si evidenziano i contributi esistenti a favore delle imprese con alti consumi e si ricorda come nella prossima settimana il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti affronterà questo delicato tema che è particolarmente caro a Confindustria
di Carlo Longo
La questione delle bollette, che da tempo pesa sul bilancio delle famiglie italiane, non riguarda solo gli incentivi alle energie rinnovabili, ma anche i sussidi destinati alle imprese ad alto consumo energetico, che sono cospicui ma forse ancora poco conosciuti. Quel che appare chiaro è che per abbattere i costi è fondamentale rivedere l’attuale mix energetico e considerare il nucleare di nuova generazione come una soluzione.
La prossima settimana, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha comunque deciso di affrontare quello che a molti appare come un tema cruciale: il caro bollette. Un problema che, pur non essendo al centro del dibattito pubblico, coinvolge anche Confindustria e lo stesso Governo. L’associazione degli industriali ripete da tempo la necessità di scorporare l’onere delle fonti rinnovabili dalle tariffe, ma non si concentra su un altro aspetto altrettanto rilevante: i sussidi alle aziende energivore, il cui costo finisce sulle bollette dei consumatori. Le imprese energivore, infatti, rappresentano una fetta consistente di associati a Viale dell’Astronomia.
Le grandi aziende, tra le più vocali nel lamentare l’aumento dei costi, sono anche quelle che ricevono gli aiuti più ingenti. Tuttavia, l’elenco delle imprese energivore comprende anche numerose piccole e medie imprese che operano in settori vari come cartario, siderurgico, meccanico e alimentare. Da anni queste aziende godono di incentivi che superano i 2 miliardi di euro all’anno, i cui costi vengono trasferiti ai consumatori.
Le principali misure di supporto sono diverse: l’Interconnector, attivo dal 2010, consente alle aziende di pagare una parte dei consumi al prezzo dei mercati confinanti, come quello francese, dove l’energia nucleare abbassa i costi. Questo meccanismo costa circa 400 milioni all’anno. L’Interrompibilità , introdotta nel 2008, offre un’indennità alle imprese in caso di interruzione della fornitura di energia elettrica, e ha un costo annuale di circa 500 milioni. Un’altra misura, il rimborso dei costi indiretti di CO2, introdotto nel 2020, compensa i costi aggiuntivi dovuti all’emissione di CO2, con una stima di impatto di 140 milioni, cifra che potrebbe raddoppiare nel 2025. A questi si aggiungono altri benefici, come l’esenzione parziale dalle componenti tariffarie per il supporto alle fonti rinnovabili (circa 1,1 miliardi dal 2018) e un credito d’imposta del 45% introdotto in risposta all’aumento dei costi energetici, per un totale complessivo che supera i 2 miliardi di euro.
In cambio di questi aiuti, le imprese devono rispettare criteri di efficienza energetica e ottimizzazione dei consumi, in linea con la normativa europea. Tuttavia, le agevolazioni fiscali e gli incentivi sono stati ben accolti dalle aziende, soprattutto durante la pandemia e in seguito alla crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina.
Il tema, però, è delicato, soprattutto in vista di un aumento della domanda di energia dovuto all’adozione di nuove tecnologie. Gli ambientalisti chiedono un aumento della quota di energie rinnovabili, ma non si può ignorare che fonti come vento e sole non siano sempre disponibili, e quindi non possano da sole garantire il bilanciamento del sistema energetico. Inoltre, la realizzazione degli impianti per la produzione di energia sostenibile è spesso ostacolata da problemi burocratici e da opposizioni che provengono anche da chi difende l’ambiente, creando una contraddizione evidente.
Anche il Movimento 5 Stelle, pur criticando il governo per non aver sbloccato il potenziale delle rinnovabili, è stato protagonista di contraddizioni, come dimostra il blocco degli impianti in Sardegna. In una recente discussione, infatti, i 5 Stelle hanno accusato l’esecutivo di non aver integrato le rinnovabili nel sistema elettrico nazionale, un intervento che avrebbe alleviato la pressione sulle bollette. L’unica via per ridurre il costo dell’energia per imprese e consumatori, quindi, potrebbe essere un cambio nell’attuale mix energetico, con un ruolo più centrale per il nucleare di nuova generazione, un’opzione che, pur controversa, torna inevitabilmente alla ribalta.
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