Claudio Bonatto, il vicentino che in Senegal vende sopressa, vino e salsicce: «Qui l’Islam è moderato»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


di
Claudio Tessarolo

Il negozio «Sapori d’Italia» a Dakar, l’exploit: «Ora mi allargo, chi viene da me trova prodotti introvabili, che non ci sono, che non esistono nemmeno nei migliori supermercati francesi, che qui in Senegal sono dappertutto»

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

«Sapori d’Italia». Due parole, solo due, usate da leva come Archimede comanda, per sollevare in aria un mondo di usanze, tradizioni, prodotti, trasportarlo vittoriosamente – con non poca perizia e forse anche tanta consapevole incoscienza- a ottomila chilometri di distanza, per farlo atterrare felicemente in Senegal. Precisamente nella sua capitale, Dakar, il centro politico e soprattutto commerciale della vasta aera del Sahara occidentale che si affaccia sull’oceano Atlantico.

Si può chiamarla impresa? Claudio Bonatto, breganzese di 60 anni vissuti intensamente da un confine all’altro del pianeta, ma che evidentemente non sono ancora niente rispetto all’energia pirotecnica che tuttora li anima, sorride. E annuisce. Una impresa: in fondo, perché no? «La mia è diventata in pochi anni la prima azienda di importazione di prodotti di enogastronomia italiana qui in Senegal, con un occhi di riguardo a tutto ciò che proviene dal Veneto, dalla mia regione d’origine», dice tutto d’un fiato. «Siamo i numeri uno. Io vendo quello che altri non hanno. Chi viene da me trova prodotti introvabili, che qui non ci sono, che non esistono nemmeno nei migliori supermercati francesi, che qui in Senegal sono dappertutto» recita come un manta. La voce in effetti si è sparsa in fretta con risultati a dir poco impensabili: «Di sicuro non preventivabili quando ho dato inizio a questa avventura». 




















































Era il 2019, poco prima del Covid. Quell’anno, Bonatto lo chiuse con un fatturato di 100 mila euro. «Che nel 2024 sono diventati 500 mila e i margini per aumentare il volume di affari ci sono ancora, eccome», racconta il vicentino mentre affetta una sopressa veneta («Con una sola “p”, lo spiego ai miei clienti, per distinguerla da altri insaccati italiani) con filetto realizzata con tutti i crismi della tradizione da un contadino suo amico. 

«Cosa piace a chi vive qui per lavoro o alla gente del posto? Nell’anno appena concluso c’è stato il boom delle salsicce venete, ne ho vendute 350 chili. E poi 150 stinchi precotti di maiale, 600 chilogrammi di formaggio Asiago, più non so quanti chili di Morlacco, Bastardo del Grappa, formaggio Pincion, che la moglie di un diplomatico canadese pensava dal nome fosse di origine cinese…» 

L’affettatrice è alle prese con un prosciutto crudo di Parma. «Difficile da credere, ma ho venduto anche tantissimi salami e cotechini, sebbene questo sia un paese di religione islamica. Ma è un Islam moderato… La mia regola è una soltanto: proporre prodotti di assoluta qualità, solo eccellenze venete e italiane. Sono esperto di logistica, conosco bene i vari passaggi della merce. Per questo riesco a tenere il prezzo ribassato del 30 per cento rispetto ai miei concorrenti francesi. Che, lo ripeto non hanno quello che sono in grado di offrire io, prodotti al cento per cento veneti e italiani, dalla pasta ai sughi, dai condimenti agli insaccati, dagli ortaggi e ai legumi nostrani. Dall’olio extra vergine di oliva alle passate di pomodori del sud Italia. E poi tartufo, carpacci di tartufo, aceto balsamico… Di ognuno di questi prodotti io racconto la storia, faccio partecipe il cliente di un mondo che nemmeno lontanamente si immagina. Mi piace soprattutto parlare del mio Veneto, raccontare usi e costumi di una terra nata povera ma che è ricca di una cultura enogastronomica come poche altre». 

Un ambasciatore sui generis, ma di successo. «I miei clienti sono quasi tutti gli stranieri presenti qui a Dakar, i diplomatici delle varie ambasciate, i responsabili delle Ong che operano nel paese, i componenti di Medici senza frontiere. I funzionari dell’Onu. Da me vengono anche i senegalesi, certamente, che non disdegnano di assaggiare qualcosa di diverso rispetto ai loro cibi». E di provare a bere il vino, di qualsiasi genere, purché di etichetta rigorosamente italiana. 

«Sto aspettando di avere il permesso ufficiale di mescita nel mio negozio, ma nel frattempo negli ultimi dodici mesi ho venduto 15 mila bottiglie di vino, tantissime di prosecco. Una piccola cantina di Trebaseleghe che ha creduto da subito nel mio progetto ha venduto 5 mila bottiglie di spumante. Ho tante etichette importanti, da tutta Italia. In ottobre ad esempio ho venduto un bancale di vino Vermentino del Salento. Ma mi piace in particolare promuovere il vino della cantina del mio paese di origine, Breganze, la prima cooperativa di produttori di vino d’Italia». 

In Senegal dal 2014, come consulente alla logistica per una azienda di trasporti, si faceva arrivare da casa più cibo possibile, per combattere la nostalgia e condividere emozioni culinarie con amici e conoscenti , anche senegalesi. Ed è scatta la scintilla: perché non allargare il giro? Detto fatto. 

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Operativo e pragmatico, sia pure con molte licenze fantasiose e creative, come da suo stile, è nata l’azienda «Sapori d’Italia». Ineguagliabile. «Chi ha provato ad imitarmi, è durato solo pochi mesi»: La bottega di Claudio Bonatto in realtà è più assimilabile a una boutique che a un negozio di generi alimentari. Si trova lungo una della principali arterie di Dakar, a poca distanza dall’ex aeroporto civile ora militare, che sorge nel cuore della città di oltre un milione di abitanti, crocevia tra tradizione e modernità. Celebre per l’arte, la musica e …la cucina. 

Adesso anche quella italiana che farcisce in effetti i menù di tutti i ristoranti, stranieri e specialmente quelli senegalesi. L’inaugurazione, nel novembre scorso, di «Sapori d’Italia» è stato l’evento mondano dell’anno a Dakar. «Ma questa sede è già troppo piccola e sto pensando ad ampliare il locale, affittando anche il piano terra. Ho bisogno di spazio, perché voglio che il mio negozio sia una occasione di incontro fra le persone…». 

Per questo in un angolo della grande e luminosa stanza ha creato una sorta di salotto per gli assaggi e le degustazioni, un ambiente arredato con gusto, fondamentale per intrattenere i clienti mentre spiega e racconta la storia della merce arrivata dall’Italia. Un modo come un altro per sentirsi a casa. Anche in Senegal.

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto

Microcredito

per le aziende

 

16 febbraio 2025

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link