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Putin porta la guerra in Europa. Trump minaccia una guerra commerciale combattuta a suon di dazi. La Cina preme sui mercati continentali con i suoi prodotti… Così l’Unione cerca di correre ai ripari, ma ognuno di questi fronti aperti richiede più coesione, maggiore determinazione, investimenti, scelte politiche… Lo stesso summit informale del 3 febbraio dedicato alla difesa e all’industria bellica non ha sortito decisioni operative e semmai ha messo in primo piano almeno due certezze: la spesa per la sicurezza lieviterà, con il rischio di pesare sui bilanci pubblici; il sistema produttivo e commerciale dell’Ue deve rafforzarsi, evitando il rischio della chiusura e del protezionismo. Meno sicuro il fatto che, viste le incognite gravanti sui 27, gli stessi Stati membri procedano uniti e compatti.
Competitiveness Compass. Mentre la Commissione è incaricata di redigere un “Libro bianco” sull’industria della difesa, la squadra di Von der Leyen ha messo sul tavolo il “Competitiveness Compass”, ovvero, tradotto in italiano, la “Bussola per la competitività”. Il recente rapporto di Mario Draghi sull’argomento (accompagnato da quello firmato da Enrico Letta sul mercato unico) ha lanciato l’allarme sui ritardi dell’economia dell’Unione europea. L’ex premier italiano aveva parlato di “sfida esistenziale”; non raccogliendola l’Europa “rischia di compromettere il suo benessere, l’ambiente e la sua libertà”. Ursula von der Leyen sembra aver preso sul serio la faccenda, affermando:
“L’Europa ha tutto ciò di cui ha bisogno per avere successo. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo correggere le nostre debolezze per riacquistare competitività”.
Presentando la “Bussola”, sorta di guida per le azioni Ue nel campo dell’economia dei prossimi anni, la presidente della Commissione ha precisato: “Ora abbiamo un piano. Abbiamo la volontà politica. Ciò che conta sono velocità e unità. Il mondo non ci sta aspettando”.
I tre macro obiettivi. Nelle intenzioni del Collegio la Bussola dovrebbe tracciare un “percorso affinché l’Europa diventi il luogo in cui le tecnologie, i servizi e i prodotti sostenibili del futuro vengono inventati, fabbricati e immessi sul mercato, diventando al contempo il primo continente a diventare climaticamente neutro”. Ma ci sono ritardi da colmare, investimenti da mettere in circolo, professionalità da creare, ricerca da sostenere. Tre gli obiettivi della Bussola, cui corrispondono – almeno sulla carta – progetti ritenuti percorribili: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza.
Tabella di marcia. In primo luogo “l’Ue deve riaccendere il suo motore di innovazione. Vogliamo creare un habitat per giovani start-up innovative, promuovere la leadership industriale in settori ad alta crescita basati su tecnologie avanzate e promuovere la diffusione delle tecnologie tra aziende consolidate e Pmi”. A questo proposito, la Commissione proporrà iniziative per “guidare lo sviluppo e l’adozione industriale dell’Intelligenza artificiale in settori chiave”. Secondo elemento: serve una tabella di marcia comune per la decarbonizzazione e la competitività: la Bussola “identifica i prezzi elevati e volatili dell’energia come una sfida chiave e definisce aree di intervento per facilitare l’accesso a energia pulita e conveniente”. Il prossimo Clean Industrial Deal dovrebbe definire – resta il condizionale – un approccio alla decarbonizzazione basato sulla competitività, “volto a garantire che l’Unione sia una sede attraente per la produzione, anche per le industrie ad alta intensità energetica, e a promuovere tecnologie pulite e nuovi modelli aziendali circolari”. Terzo: riduzione delle dipendenze eccessive e aumento della sicurezza.
“La capacità dell’Ue di diversificare e ridurre le dipendenze dipenderà da partnership efficaci”.
L’Unione “ha già la rete di accordi commerciali più grande e in più rapida crescita al mondo, che copre 76 Paesi che rappresentano quasi la metà del commercio” dei 27. Per continuare a diversificare e rafforzare le catene di fornitura, la Bussola – in tempo di dazi minacciati da Washington – fa riferimento a una nuova gamma di partnership per il commercio e gli investimenti puliti per aiutare a garantire la fornitura di materie prime, energia pulita, carburanti per trasporti sostenibili e tecnologie pulite da tutto il mondo.
Gli “abilitatori orizzontali”. I tre pilastri della Bussola della competitività sono completati da cinque “abilitatori orizzontali”. Primo: “Semplificazione: questo abilitatore mira a ridurre drasticamente l’onere normativo e amministrativo”. Secondo: “Abbassare le barriere al mercato unico”. Terzo: finanziamento della competitività (già, ma dove prendere i soldi?). Quarto: “Promuovere competenze e posti di lavoro di qualità”. Quinto punto: miglior coordinamento delle politiche a livello Ue e nazionale.
Cambio di mentalità. In questo modo la Bussola si profila come una “dottrina economica per i prossimi cinque anni”, come ha dichiarato Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, aggiungendo: “La bussola deve segnalare un cambiamento di mentalità per l’Europa e gli europei”. E sul cambio di mentalità riaffiorano mille interrogativi a partire dalla reale volontà dei governi di serrare i ranghi e superare i biechi nazionalismi per un’Europa coesa, moderna, aperta al mondo.
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