L’offensiva dell’M23 conquista Bukavu e mette a rischio la stabilità regionale
La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è di nuovo sull’orlo del baratro. Venerdì scorso, il gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda, ha conquistato Bukavu, la capitale della provincia del Sud Kivu, segnando una tappa decisiva nella sua avanzata nell’est del Paese. La città, con oltre 1,2 milioni di abitanti, è la seconda più grande della regione, dopo Goma, già sotto il controllo dei ribelli dal mese scorso. L’offensiva ha rivelato le profonde debolezze delle forze governative congolesi e ha sollevato preoccupazioni globali per l’instabilità della regione, strategicamente fondamentale per le sue risorse minerarie.
La situazione a Bukavu è tesa, con saccheggi, caos nelle strade e resistenza quasi inesistente da parte dell’esercito congolese, che ha lasciato la città in preda all’anarchia. Molti soldati si sono rifugiati con i civili in fuga, mentre la popolazione locale si è riversata nelle strade per tentare di scappare dai combattimenti e dai disordini. Le forze ribelli dell’M23, che avevano già circondato l’aeroporto e conquistato altre città limitrofe come Kabamba e Katana, hanno trovato poca resistenza. Alcuni residenti hanno parlato di cadaveri carbonizzati lungo le strade e di fabbriche saccheggiate.
Nonostante le dichiarazioni del presidente congolese Félix Tshisekedi che ha sostenuto il ritorno al controllo della città da parte dell’esercito e delle milizie locali, la realtà sul terreno appare molto diversa. I media locali e i testimoni raccontano di una situazione di ingovernabilità, con la città sotto il controllo di bande locali e i soldati congolesi coinvolti in saccheggi. Il governatore autoproclamato dai ribelli, Pierre Bahizi, ha cercato di calmare la popolazione invitandola a mantenere la calma e ad organizzarsi, ma la sensazione di impotenza e frustrazione è palpabile.
La conquista di Bukavu, e la sua concomitante espansione dell’M23 verso sud, sono eventi che minano l’autorità del governo di Kinshasa e sollevano seri interrogativi sul futuro della RDC. L’area orientale del Paese, ricca di risorse minerarie come oro, diamanti e coltan, è diventata un campo di battaglia tra numerosi gruppi ribelli e forze governative, con l’M23 come attore principale. Il gruppo, che ha operato una serie di incursioni sostenute dal Ruanda, ha ottenuto un controllo sempre maggiore su un territorio che non solo è cruciale per l’economia del Paese, ma è anche al centro degli interessi internazionali, data la sua ricchezza mineraria.
Il conflitto, che ha già causato circa 3.000 vittime e centinaia di migliaia di sfollati, ha attirato l’attenzione internazionale, ma non ha ancora visto azioni decisive da parte delle potenze mondiali o della comunità africana. Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto un cessate il fuoco immediato e il ritiro dell’M23, mentre il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha messo in guardia contro il rischio di una conflagrazione regionale. Tuttavia, i leader africani e internazionali hanno mostrato riluttanza ad intraprendere azioni concrete contro l’alleanza tra il Ruanda e l’M23.
Le forze armate congolesi, pur numericamente superiori, sono ostacolate da problemi di addestramento, coordinamento e corruzione, che hanno minato la loro capacità di difendere efficacemente il territorio. La fragilità delle istituzioni congolesi è stata esacerbata dalle rivalità politiche interne e dalle interferenze esterne, con il Ruanda accusato di sostenere i ribelli per guadagnare influenza nella regione.
Il futuro della RDC appare sempre più incerto. L’avanzata dei ribelli e la debolezza dell’esercito congolese minano la sovranità del Paese e mettono a rischio la stabilità dell’intera regione dei Grandi Laghi. Il Paese, già segnato da anni di conflitti armati e violenze, rischia ora di essere catapultato in un conflitto regionale con conseguenze devastanti per la popolazione civile e per l’equilibrio geopolitico. La comunità internazionale, che fino ad oggi ha mostrato scarsa determinazione nel risolvere la crisi, dovrà decidere se intervenire decisamente per prevenire una nuova guerra su scala regionale e assicurare il rispetto della sovranità della RDC.
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