Mal’aria nelle nostre città, soluzione ancora lontana

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Immagine da Depositphotos

La qualità dell’aria resta critica in molte città italiane, soprattutto lombarde, a causa di traffico e di politiche ambientali ancora insufficienti. Le soluzioni possibili e utili a mitigare la situazione ci sono, ma serve una svolta politica

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L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali emergenze ambientali e sanitarie in Italia, con la Lombardia tra le regioni più colpite.

I dati diffusi dall’Associazione Medici per l’Ambiente – Isde Italia e dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (Eaa) confermano una situazione preoccupante: il livello di polveri sottili e biossido di azoto supera in molte città italiane – soprattutto lombarde – i limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e quelli previsti dalla nuova Direttiva Europea 2024/2881, che entrerà in vigore nel 2030.

Milano, Cremona, Brescia e Monza sono tra i capoluoghi con le peggiori performance. Le cause principali? Il traffico motorizzato, il riscaldamento degli edifici e l’attività zootecnica.

Un quadro allarmante per la Lombardia

Secondo i dati riportati nel dossier Mal’Aria 2025 di Legambiente, nel 2024 sei capoluoghi lombardi (Milano, Cremona, Brescia, Monza, Lodi e Pavia) hanno superato i 35 giorni di sforamento per il PM10, il limite attuale stabilito dalla normativa europea.

Milano è seconda a livello nazionale per sforamenti annuali, mentre Cremona occupa la seconda posizione per la media annua di PM10, un dato influenzato dall’intensa attività agricola e zootecnica della zona. Il traffico veicolare rimane invece il fattore dominante nell’inquinamento da biossido di azoto (NO2), con Milano che si colloca tra le città italiane con i livelli più elevati.

Le nuove soglie europee, che entreranno in vigore dal 2030, prevedono limiti più stringenti: per il PM10 il valore massimo scenderà a 45 µg/m3 per non più di 18 giorni l’anno, mentre per il PM2,5 (particolato fine) il limite sarà di 25 µg/m3.

Anche il NO2 dovrà essere contenuto entro 50 µg/m3, dimezzando la soglia di superamento attuale. Tuttavia, la distanza tra questi obiettivi e la situazione odierna è ancora ampia. Milano e Como, per esempio, dovranno ridurre la concentrazione media di NO2 di oltre il 40% per rientrare nei nuovi standard.

Le cause principali: traffico, riscaldamento e agricoltura

L’inquinamento atmosferico in Lombardia ha origini diverse, ma il traffico urbano rappresenta il principale fattore di emissione di NO2. A Milano, nonostante un sistema di trasporto pubblico tra i più avanzati d’Europa – con cinque linee di metropolitana, una vasta rete tranviaria e numerosi servizi di sharing mobility – il tasso di motorizzazione continua a crescere, raggiungendo le 520 auto ogni 1.000 abitanti.

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Questo dato riflette un’infrastruttura di mobilità che fatica a convincere i cittadini a rinunciare all’uso dell’auto privata.

Oltre al traffico, anche il riscaldamento domestico ha un impatto significativo, con edifici poco efficienti dal punto di vista energetico che contribuiscono all’emissione di particolato e ossidi di azoto, specialmente nei mesi invernali.

Infine, l’agricoltura intensiva – e in particolare l’allevamento zootecnico – incide fortemente sulla qualità dell’aria nelle province rurali come Cremona e Brescia, dove l’ammoniaca emessa dagli allevamenti favorisce la formazione di particolato secondario.

Strategie di mitigazione: le soluzioni ci sono, ma serve volontà politica

Le strategie per ridurre l’inquinamento sono note e tecnologicamente già disponibili. Il rapporto Isde Italia sottolinea tre direttrici principali:

  • elettrificazione: incentivare la diffusione di veicoli elettrici e pompe di calore per il riscaldamento, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili
  • efficienza energetica: promuovere la riqualificazione degli edifici con isolamento termico avanzato e sistemi di climatizzazione più sostenibili
  • riduzione della mobilità privata: disincentivare l’uso dell’auto attraverso una riforma della sosta urbana e un potenziamento del trasporto pubblico locale

Un esempio concreto di innovazione tecnologica è il progetto Ismuse (IoT Smart Multi Sensors Device), sviluppato da Enea in collaborazione con la startup E-roundme. Si tratta di un sistema avanzato per il monitoraggio della qualità dell’aria, basato su sensori di nuova generazione e tecnologie come il Micro-Electro-Mechanical Systems (Mems) e l’Internet of Things (IoT). Dispositivi di questo tipo permettono di rilevare in tempo reale i livelli di inquinamento e di fornire dati utili per interventi mirati.

Un futuro più pulito? Dipende dalle scelte di oggi

Gli strumenti per migliorare la qualità dell’aria in Lombardia ci sono, ma serve un cambiamento nelle politiche pubbliche e nelle abitudini dei cittadini.

Affidarsi unicamente alla transizione elettrica potrebbe non essere sufficiente: un approccio integrato, che combini efficienza energetica, cambiamenti nelle abitudini di mobilità e una governance più efficace del trasporto pubblico, rappresenta la strategia più efficace per avvicinarsi agli obiettivi europei per il 2030.

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Le città lombarde hanno davanti una sfida cruciale: riusciranno a trasformare le promesse in azioni concrete? La risposta dipenderà dalle scelte di amministratori e cittadini nei prossimi anni.

Crediti immagine: Depositphotos





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