La morte di Camilla Sanvoisin, 25 anni, trovata senza vita il 13 febbraio 2025 in un residence a Roma, ha gettato una luce inquietante sul drammatico fenomeno delle overdose da droga in Italia. Una tragica perdita che non è un caso isolato: ogni giorno nel nostro Paese si registra un decesso legato all’uso di sostanze stupefacenti. I numeri parlano chiaro. L’uso di sostanze stupefacenti, in particolare tra i giovani, è incostante aumento. Nel 2023, la percentuale di studenti tra i 15 e i 19 anni che hanno riferito di aver usato almeno una volta all’anno cocaina è salita dal 1,8% al 2,2%, gli stimolanti dal2,1% al 2,9%, gli allucinogeni dall’1,6% al 2% e le nuove sostanze psicoattive dal 5,8% al 6,4%. Questi numeri riflettono un preoccupante aumento del consumo tra le nuove generazioni. Nel 2023, si è registrato anche un incremento dei decessi correlati all’uso di droghe, con 822 morti in 85 province italiane, un aumento del 5,4% rispetto al 2022. Di questi decessi, 312 sono stati attribuiti a intossicazione acuta. Il consumo di eroina, pur essendo in calo rispetto ad altri anni, rimane una delle principali cause di trattamento, con circa 3 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti, posizionandosi al terzo posto tra le sostanze più utilizzate, dopo cannabis e cocaina.
In termini di assistenza, i Servizi pubblici per le Dipendenze(Ser.D) in Italia sono attivi nel supportare chi lotta contro la dipendenza, con 570 strutture operative.
Nel 2023, questi servizi hanno assistito 132.195 persone, con una prevalenza di pazienti maschi (85%) e una forte incidenza tra i 35 e i 54 anni. La maggior parte dei pazienti è di nazionalità italiana, e il 60,2% dei trattamenti riguarda l’uso primario di oppiacei, con l’eroina che rimane la sostanza principale. Tuttavia, la cocaina sta guadagnando terreno, con il 44,6% dei nuovi utenti che la scelgono come sostanza principale. Invece l’Osservatorio sulle Dipendenze 2024 della Comunità San Patrignano, che ha analizzato i 575 ingressi tra maggio2023 e aprile 2024, registra che la cocaina è la sostanza più utilizzata dai nuovi entranti (92%), seguita dalla cannabis(90,8%). Il crack sta continuando la sua ascesa, raggiungendo il 67,8%, mentre l’uso di eroina è in calo al35,5%. L’eroina, dai loro dati sta progressivamente perdendo terreno, con solo l’11,1% degli ingressi che dichiarano di esserne dipendenti, rispetto al 16% dell’anno precedente. L’uso di droghe per via iniettiva è in costante diminuzione, attestandosi al 15,9% rispetto al 42% del 2015.Anche le droghe sintetiche sono in crescita, con l’ecstasy utilizzata dal 52,7% dei nuovi ingressi, seguita dagli allucinogeni (32,5%), dalle amfetamine (9%) e dalla ketamina(7,4%). Il fenomeno della poli assunzione resta dominante, coinvolgendo l’87,6% delle persone accolte. Inoltre, il binge drinking è in aumento, con il 60% dei giovani che lo pratica abitualmente. I dati mostrano anche un calo dei minorenni tra i nuovi ingressi: nel 2024 sono stati 28, rispetto ai 39 dell’anno precedente, ma molti di questi sono già dipendenti da sostanze come cocaina, crack o eroina. Inoltre, l’impatto delle dipendenze sulle famiglie è significativo: 149 delle persone accolte hanno almeno un figlio, e 175 provengono da contesti familiari in cui almeno uno dei genitori ha avuto problemi di dipendenza.
La storia di Sara: «Pensavo di avere il controllo, ma la droga mi ha distrutta» Sara da quasi due anni vive a San Patrignano. Ha conosciuto la droga da adolescente, convinta di poter gestire tutto. Ma il controllo è durato poco. Il vortice della dipendenza l’ha trascinata sempre più in basso, fino a toccare il fondo. Oggi ci racconta la sua storia, il dolore, la paura e la difficile strada per riprendersi la vita.
Quando è iniziato tutto?
«Avevo 14 anni quando ho fumato la mia prima canna. All’inizio era solo un gioco, qualcosa di leggero, senza conseguenze. Un anno dopo ho provato la cocaina: volevo sentirmi diversa, più sicura, più forte. Non era ancora una dipendenza, ma mi dava un senso di potere, come se avessi tutto sotto controllo. Poi, a 16 anni, è diventata un’abitudine. Poco prima di compiere 17 anni ho provato l’eroina.»
Sapevi a cosa andavi incontro?
«Per niente. Pensavo fosse solo una roba da iniettarsi, invece scoprii che si poteva anche fumare. Ricordo la prima volta: sono stata malissimo, nausea, giramenti di testa. Ma la mia mente si era agganciata a qualcos’altro. In un attimo, tutto sembrava più leggero, come se nulla potesse più toccarmi. È bastato quello per farmi tornare a cercarla. Senza accorgermene, quella sensazione è diventata un bisogno. Ogni giorno. Ogni maledetto giorno.»
Quando hai capito di aver perso il controllo?
«All’inizio non lo capisci. Ti racconti che puoi smettere quando vuoi. Ma poi inizi a vivere per quello. Io non ero più io: dimagrivo, sparivo da casa per giorni, mentivo a tutti. Mio padre si è accorto di tutto quando mi ha sorpresa a fumare eroina in casa. Il suo sguardo mi ha trafitta. Non potevo più fingere. Lui aveva capito, anche se fino a quel momento aveva cercato di negarlo a se stesso.»
E cosa è successo dopo?
«Il crollo. I miei genitori erano disperati. Mi hanno portata in un reparto di neuropsichiatria. Ero fuori controllo, ma non volevo ammetterlo. Ancora mi dicevo che ce l’avrei fatta da sola. Ma non era vero. E infatti ci sono ricaduta.»
Quando sei ripiombata nella dipendenza?
«Dopo il ricovero ho smesso per un po’, ma il vuoto dentro non se ne andava. Anche senza eroina, cercavo qualcosa per riempirlo: alcol, marijuana, qualsiasi cosa. Ma alla fine ho ripreso. E lì ho toccato davvero il fondo. Non avevo un lavoro, non avevo più niente. Mi procuravo i soldi in modi che mi fanno vergognare, ma all’epoca non me ne fregava niente. Volevo solo spegnere il dolore.»
Chi ti ha salvata?
«I miei genitori, di nuovo. Ma stavolta con un ultimatum: o entravo in comunità o ero fuori di casa. Non avevo scelta, ma
dentro di me sapevo che non potevo continuare così. Così sono entrata a San Patrignano.»
Com’è stato l’inizio?
«Un incubo. La droga ti toglie tutto, anche la capacità di stare senza di lei. Volevo scappare. Poi ho capito che non si trattava solo di smettere, ma di scavare dentro di me. Dovevo affrontare le mie paure, il vuoto che mi aveva portata fin lì. E per la prima volta ho smesso di mentirmi.» E oggi?
«Oggi sono un’altra persona. Ho ripreso a studiare, a lavorare, a costruire una vita vera. Vedo i miei genitori ogni sei mesi, e ogni volta capisco quanto dolore gli ho causato. Non tornerò più in Sardegna. Quel posto, quella vita, non erano la mia salvezza. Erano solo una fuga. Ora so che devo affrontare le cose, non scappare.»
Cosa diresti a chi sta vivendo quello che hai vissuto tu?
«Che la droga ti mente. Ti fa credere che sei forte, che sei libera, che controlli tutto. Ma alla fine sei solo sua prigioniera. Io sto ancora combattendo, ogni giorno. Ma adesso so che posso farcela. E non ho più paura.»
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