Pensioni, svolta storica dopo la sentenza: gli importi mensili sono a rischio

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Brutte notizie per i pensionati che nei prossimi anni potrebbero assistere ad una stagnazione dell’importo della loro pensione dopo la sentenza della Corte di Cassazione.

Le discussioni riguardanti la gestione delle pensioni sono una costante della politica e della società. Questa misura di sostentamento dei lavoratori che hanno concluso il loro percorso nel mondo del lavoro per raggiunto limite anagrafico – imposto per legge e frutto di anni di contribuzione finalizzata proprio alla maturazione del supporto – è un diritto fondamentale di ogni cittadino, ma raramente riesce a garantire una serenità economica.

Pensioni, svolta storica dopo la sentenza: gli importi mensili sono a rischio -abruzzo.cityrumors.it

Tantissimi pensionati che prendono l’importo minimo si trovano alle soglie della povertà, con mensilità che non sono sufficienti a garantire il pagamento delle spese primarie e che men che meno bastano per consentire a queste persone di godere del tempo libero che hanno a disposizione. Un vero e proprio controsenso (oltre che un’ingiustizia) dato che andare in pensione dovrebbe offrire la possibilità di godere del tempo libero e non di abbrutirsi in casa senza nulla da fare.

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Il potere d’acquisto dei pensionati inoltre viene eroso dall’inflazione, un aumento dei costi della vita che abbassa il valore del denaro e che dunque rende ancora più gramo l’importo minimo. Per sopperire a tale erosione del potere d’acquisto è prevista una rivalutazione annuale delle pensioni, ma dal 2023 questo sistema di revisione è stato “raffreddato” per coloro i quali possono contare su una pensione più ricca.

La sentenza della Corte Costituzionale sul raffreddamento delle rivalutazioni delle pensioni

La decisione presa dal governo nel 2023 ha fatto storcere il naso a molti e generato polemiche. Di fatto è stato pensato un sistema di rivalutazione scalabile che diminuisce con l’aumentare dell’importo percepito mensilmente. Per farvi un’idea concreta del funzionamento prendiamo come esempio la gestione della rivalutazione negli ultimi due anni.

Uomo controlla barattolo contenente i risparmi
La sentenza della Corte Costituzionale sul raffreddamento delle rivalutazioni delle pensioni – abruzzo.cityrumors.it

Nell’anno in corso le pensioni fino a 4 volte il minimo sono state rivalutate al 100%, quelle tra quattro e cinque volte il minimo al 90% e quelle superiori a cinque volte il minimo al 75%. Nel 2024 la rivalutazione è stata al 100% per le pensioni fino 4 volte il minimo, al 90% per quelle tra 4 e 5 volte il minimo, al 75% per quelle tra 5 e 6 volte il minimo e al 50% quelle superiori a 6 volte il minimo.

In seguito alle lamentele emerse riguardo questo raffreddamento delle rivalutazioni, di recente la Corte di Cassazione ha analizzato a fondo la questione e sentenziato che il sistema pensato dal governo nel 2023 è assolutamente legittimo, dunque chiuso definitivamente alla possibilità che si torni ad un sistema di rivalutazione al 100% per tutti i pensionati (a meno che non sia il governo stesso a modificare con una legge).

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Sindacati contro la Cassazione: il raffreddamento abbassa il potere d’acquisto dei pensionati

La decisione della suprema corte non è piaciuta ai sindacati, i quali ritengono che limitare la rivalutazione abbassi notevolmente il potere d’acquisto di quei pensionati che, avendo un assegno mensile più ricco, potrebbero apportare benefici all’economia del Paese con i loro acquisti. Sebbene i sindacati siano concordi con il principio di dover tutelare le fasce più vulnerabili con una rivalutazione piena, ritengono al contempo che la misura non rappresenti di certo un vantaggio.

Salvadanaio e monete su una scrivania
Sindacati contro la Cassazione: il raffreddamento abbassa il potere d’acquisto dei pensionati – abruzzo.cityrumors.it

Secondo le forze sindacali la necessità di risparmiare per finanziare altre cose non dovrebbe colpire chi ha lavorato duramente per garantirsi la pensione. I pensionati che ricevono un importo superiore sono infatti coloro i quali durante i decenni di lavoro hanno versato maggiori tasse e maggiori contributi, di fatto guadagnandosi il diritto ad un assegno pensionistico più elevato.

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Ma il rischio più grande dell’aver reso legittimo questo sistema di rivalutazione che penalizza gli importi più alti è che in futuro, durante periodi di maggiore crisi economica, si possa sfruttare per ridurre ulteriormente gli importi spettanti a chi si è conquistato il diritto di avere un assegno pensionistico più elevato.



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