La sbarra all’ingresso del parco si abbasserà dopo una quota prefissata. Gli escursionisti continueranno in navetta. La decisione dopo il bilancio dei transiti nel 2024 e uno studio sull’impatto ambientale
Il Parco nazionale del Gran Paradiso ha deciso di dire stop alle auto sulla strada che sale al colle del Nivolet, a 2.600 metri tra la valle dell’Orco e la Valsavarenche. I risultati dei monitoraggi svolti la scorsa estate parlano chiaro: oltre 33 mila transiti di auto e moto, con una media di 428 al giorno e un picco, una domenica di metà settembre, di 1.200 veicoli lungo una strada che attraversa un’area protetta. Da qui la decisione di pubblicare i risultati ed elaborare la proposta che ora è stata inviata alle istituzioni coinvolte: Città Metropolitana di Torino, Regione Valle d’Aosta, Comuni di Ceresole Reale e di Valsavarenche. L’accesso delle auto alla zona era stato parzialmente ripristinato per l’estate 2024 tra le proteste.
Come funzionerà l’accesso al Nivolet
L’idea del Parco è molto semplice in realtà e prevede che a giugno, luglio, agosto e settembre la strada sia chiusa e l’accesso venga consentito un massimo di 300 veicoli al giorno, con acquisto di una specifica «Carta Gran Paradiso» e regolamentazione elettronica dei transiti. Questo perché negli anni sui 18 chilometri che portano al Nivolet le auto, soprattutto in estate, sono troppe, diventando quasi ingestibili.
«Il nostro obiettivo principale e prioritario – spiega il Parco in una nota – è di arrivare progressivamente alla massima riduzione possibile del numero di auto nell’area del colle e dell’altopiano del Nivolet, zona di grande valenza ambientale. La proposta prevede che l’accesso al Colle sia vincolato e contingentato con la chiusura della strada a partire dalla località del Serrù al Nivolet nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, senza individuazione di fascia oraria. I veicoli in transito verrebbero fermati da una sbarra in corrispondenza del parcheggio del Serrù, dove i visitatori dovranno acquistare un’apposita Carta dei Servizi, acquistabile anche online, che permetterà l’accesso veicolare, oltre alla sosta nei parcheggi adibiti, segnalati con indicazioni a terra lungo la strada che conduce al Nivolet.
Il Paradiso a numero chiuso (ma c’è la navetta)
L’accesso al Colle del Nivolet sarebbe quindi limitato al numero prefissato di transiti giornalieri: una volta raggiunto il limite, l’ingresso sarà vietato e la sbarra si chiuderà automaticamente. Il tutto affiancato dall’attivazione di un servizio sostitutivo con navetta. Per quanto riguarda i giorni infrasettimanali si può prevedere la prosecuzione dell’iniziativa delle navette feriali già attiva negli scorsi anni, eventualmente incrementando il numero delle corse. L’attivazione della Carta dei Servizi, e con i relativi introiti, dovrebbe permettere di far sì che la navetta fosse gratuita, per incentivare l’uso dei mezzi pubblici a scapito dei veicoli a motore privati».
Il Parco ha ipotizzato così l’integrazione con un trasporto privato per incrementare le corse, da svolgersi eventualmente anche attraverso l’acquisto da parte dell’ente di due veicoli ibridi affiancati da altri mezzi di trasporto elettrici messi a disposizione da società sponsor.
L’impatto delle auto
Nello studio «la mole di dati raccolti e l’elevato numero di alterazioni rilevate dimostrano senza ombra di dubbio quanto siano grandi e complessi gli impatti legati al transito veicolare in un’area tanto delicata, naturale e di alta quota. La gravità dei risultati ottenuta è resa ancor meno accettabile dal fatto che tutti gli impatti sono, come è evidente, legati alla densità di veicoli in transito da cui scaturisce la necessità, obbligatoria per un’area protetta, di proporre una forte regolamentazione dei transiti».
Inquinamento, rumore e incidenti
Dai dati si evince anche l’impatto ambientale che le auto hanno sulle specie di animali che vivono nel Parco. Non solo quelli trovati morti ma anche quelli che popolano le montagne, a partire dalle marmotte appartenenti a colonie molto vicine alla striscia d’asfalto (entro 100 metri), gli impatti acustici (registrati con sonografi fissi e portatili) e le emissioni gassose. Le analisi sono ancora in fase di completamento e saranno poi oggetto di una relazione specifica.
Secondo i primi dati raccolti, è stata stimata la morte di oltre 45 mila invertrebrati nella sola stagione 2024, ossia i mesi di luglio e agosto che rappresenta il periodo di maggior attività degli insetti. Gli impollinatori, i più preziosi per l’ecosistema, sono stati falcidiati al ritmo di 30 esemplari per chilometro al giorno, con un totale di oltre 14 mila insetti morti lungo il tratto di 8 chilometri di strada preso in esame dai ricercatori.
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