Tiene banco e non poteva che essere così la vicenda Stellantis, dopo l’annuncio che l’azienda ha fatto due giorni fa, riguardo il nuovo cambio elettrificato da produrre allo stabilimento di Termoli. Come ribadito anche nelle due pagine che abbiamo realizzato sull’edizione di ieri, è stata una inversione di tendenza importante, ma come tutti i nuovi progetti – si guarda anche al retroterra – come mette in evidenza il segretario regionale della Fim-Cisl, Marco Laviano. L’esponente cislino, componente della segreteria interregionale Abruzzo-Molise, si chiede: «L’Italia e Termoli sono ancora al centro dei progetti di Stellantis? Una conferma dei piani di sviluppo e dell’impegno del gruppo nelle fabbriche italiane. Un investimento di prospettiva a medio termine quello dei cambi eDCT, prodotto che verrà equipaggiato su tutta la gamma Stellantis dei veicoli Mild Hybrid (MHEV) e della nuova generazione dei Plug-in (PHEV), cambi caratterizzati da prestazioni di riferimento in termini di contenimento pesi, risparmio carburante, emissione nocive. Con un obiettivo a regime di trecentomila unità all’anno, Termoli diventa il terzo polo produttivo Stellantis di questo sofisticato cambio, aggiungendosi agli stabilimenti di Mirafiori (IT) e Metz (FR). Acquisita la notizia come Fim-Cisl non possiamo far altro che apprezzare l’attestato di stima verso il nostro territorio, ma da mesi chiediamo a Stellantis di mettere in sicurezza i volumi occupazionali e di promuovere le missioni produttive; quindi, per noi il prodotto Cambio eDCT rappresenta un punto di partenza, ma non possiamo essere completamente soddisfatti. Una singola linea di assemblaggio cambi non può garantire gli attuali 2000 posti di lavoro che Termoli offre, ed è per questo che non vorremmo possa diventare l’alibi per non portare avanti il piano di reindustrializzazione a favore della transizione green. L’investimento strategico di una Gigafactory per il nostro territorio rappresenta per noi la più grande occasione di rilancio dell’industria auto in un’ottica di futuro dedicato alla mobilità sostenibile e comunque nel principio della neutralità tecnologica. Oggi le produzioni di auto in Italia sono ai minimi storici, il gruppo Stellantis per noi dopo il cambio del Ceo deve riposizionarsi meglio sui mercati, perché l’ambizioso piano industriale oggi non trova risposte. Questo non fa altro che esser messo ancor di più in evidenza dal fatto che Stellantis sta potenziando sempre più la linea dedicata alla soddisfazione del cliente ed alla prima assistenza, la disaffezione verso le auto del gruppo durante l’ultimo anno ha rappresentato un chiaro campanello d’allarme. Questa non vuole essere retorica, ma è chiaro che il mercato lo decide chi compra, e chi lo fa vuole prodotti performanti e che garantiscano affidabilità tecnologica. In questo senso, Termoli ha sempre rappresentato l’eccellenza della meccanica dell’ex gruppo FIAT ed è proprio ciò che chiediamo, ovvero di rendere nuovamente strategiche le nostre produzioni di motori. Abbiamo linee ammodernate solo pochi anni fa e con prodotti di elevata tecnologia, oggi le multinazionali devono seguire la linea della sostenibilità e competitività aziendale, ciò ha favorito tutte le produzioni in paesi dove il costo di trasformazione impatta positivamente sul risultato finale, e l’Italia oggi non si piazza al primo posto nel mercato delle possibilità; quindi, le istituzioni devono rivedere tutto il pacchetto di politiche industriali nel nostro paese. Termoli ne è l’esempio solo pochi mesi si poneva come il ‘deus ex machina’; invece, oggi con la sospensione del progetto gigafactory allo stato attuale è un processo in divenire con un futuro ancora tutto da definire, e questo non ce lo possiamo permettere come territorio.
Dopo la manifestazione dei sindacati europei a sostegno del settore auto e chimico, attendiamo risposte il prossimo 5 marzo dalla Commissione von der Leyen in Parlamento europeo, l’industria va salvata ora, tanto capitale umano buttato via nel segno di una ideologia green che non ha tenuto conto degli effetti negativi sul sistema socioeconomico del nostro paese. Il sistema economico non può prescindere dalle industrie».
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