La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Campobasso ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 47 persone, coinvolte a vario titolo in un’inchiesta che ipotizza un sistema criminale radicato tra il Molise e la Puglia. I reati contestati, a seconda delle posizioni, comprendono estorsione, associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico illecito di rifiuti, turbativa d’asta, usura, spaccio di stupefacenti, riciclaggio e corruzione.
L’inchiesta, condotta dalla DDA di Campobasso sotto il coordinamento dei procuratori Nicola D’Angelo e Vittorio Gallucci, si è sviluppata su un ampio arco temporale, con fatti che sarebbero avvenuti tra il 2018 e il 2023. Il fascicolo dell’indagine si compone di oltre 100 pagine, nelle quali vengono ricostruite le attività illecite attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, sequestri di materiale e dichiarazioni di collaboratori di giustizia.
Il Procuratore Nicola D’AngeloÂ
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Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo avrebbe operato con un’organizzazione strutturata, con collegamenti tra esponenti della criminalità pugliese e molisana. La rete criminale, sempre secondo l’accusa, avrebbe ottenuto profitti illeciti tramite operazioni legate alla gestione e smaltimento irregolare di rifiuti pericolosi, come l’amianto, con false attestazioni e attività in violazione delle normative ambientali. Inoltre, sarebbero stati messi in atto sistemi per pilotare gare pubbliche e appalti, favorendo imprese compiacenti.
L’inchiesta ha evidenziato profitti illeciti derivanti dalle attività criminali, con un ammontare complessivo superiore a 250mila euro, legati principalmente alla rivendita di materiale plastico triturato ottenuto in modo illecito​. I fondi sarebbero stati accumulati attraverso smaltimenti irregolari di rifiuti pericolosi, false fatturazioni e manovre speculative su appalti pubblici.
Secondo i documenti d’indagine, due società operative a Termoli sono coinvolte nel traffico illecito di rifiuti. In particolare, è emerso che rifiuti plastici e altri materiali di scarto venivano ricevuti, stoccati e triturati senza le necessarie autorizzazioni ambientali.
L’inchiesta ha infatti evidenziato che, tra il 2020 e il 2021, queste aziende hanno gestito quantità di rifiuti superiori ai limiti consentiti, con false attestazioni sui documenti di trasporto. Inoltre, una parte dei materiali sarebbe stata successivamente trasferita verso altre società , tra cui impianti di produzione di energia da biomassa situati in Molise e Puglia​.
Sono stati identificati altri movimenti di denaro sospetti, tra cui il trasferimento di 55.000 euro su un conto estero, riconducibile a operazioni fraudolente e occultamento della provenienza del denaro​.
Tra gli indagati figurano ben 23 persone residenti in Molise, tra cui non solo pregiudicati (alcuni nomi sono legati a precedenti maxi-inchieste giudiziarie come ‘Isola Felice’) ma anche funzionari pubblici, imprenditori, professionisti e soggetti legati a vario titolo alla politica regionale. C’è anche un avvocato.
L’inchiesta ha evidenziato inoltre un presunto sistema di gestione del traffico di droga, con episodi di estorsione legati al mancato pagamento di forniture di stupefacenti, portando alla luce svariati episodi di attività cedute sotto ricatto a causa di debiti legati al traffico di droga. In particolare, emergono casi di imprenditori e commercianti che, non riuscendo a saldare i debiti contratti per l’acquisto di sostanze stupefacenti, sarebbero stati costretti a cedere quote di attività economiche o beni per estinguere le somme dovute.
E’ il caso di un imprenditore del settore edilizio termolese costretto a cedere il 20% di un’impresa edile per ripianare un debito contratto con un fornitore di droga. Il trasferimento delle quote è stato realizzato attraverso un atto notarile, sotto la pressione di minacce implicite ed esplicite​. Oppure di un ristoratore del basso Molise che ha ceduto la gestione di una sua attività commerciale a un soggetto legato alla criminalità organizzata per estinguere un debito di oltre 40.000 euro, maturato per forniture di cocaina non saldate​. E ancora: nell’inchiesta figura l’episodio di un’officina meccanica a Termoli rilevata per una somma simbolica da un soggetto legato al clan investigato, dopo che il proprietario, un piccolo imprenditore, non era riuscito a restituire una somma di circa 15mila euro, dovuta per precedenti acquisti di droga​. A Campomarino invece un appartamento è stato intestato fittiziamente a un membro dell’organizzazione criminale come garanzia per il pagamento di un debito di droga. La vittima, impossibilitata a saldare, è stata costretta a lasciare l’immobile​.
Metodi mafiosi, intimidazioni, minacce, estorsioni: questi episodi, secondo l’accusa, dimostrerebbero come il traffico di droga fosse strettamente legato all’attività estorsiva e al condizionamento del tessuto economico locale, con ricadute su diverse categorie imprenditoriali.
La documentazione raccolta dagli inquirenti delinea un quadro in cui i soggetti coinvolti avrebbero agito in modo coordinato, utilizzando intimidazioni e pressioni per il controllo di specifici settori economici. Le indagini sono state condotte con il supporto dei carabinieri del GICO (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) e del NOE (Nucleo Operativo Ecologico), che hanno avuto un ruolo determinante nell’accertamento dei flussi di denaro sospetti e nell’individuazione delle violazioni ambientali.
L’inchiesta si trova ancora nella fase preliminare e gli avvisi di conclusione delle indagini non rappresentano un’accusa definitiva, ma consentono agli indagati di presentare memorie difensive o chiedere un interrogatorio prima dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Saranno ora le prossime fasi giudiziarie a stabilire l’esito dell’indagine e le eventuali responsabilità penali.
Tra i 23 indagati residenti in Molise, la distribuzione geografica evidenzia una presenza significativa in alcune località chiave della regione. Sette di loro risiedono a Termoli, sei a Campomarino, due a Guglionesi, due a Campobasso, due a Portocannone, uno a San Martino in Pensilis, uno a Sant’Elia a Pianisi, uno a Trivento e uno a Larino.
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