si potrebbe arrivare a un consorzio per il finanziamento dell’operazione

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Sempre più vicino il matrimonio tra Prada e Versace. Dopo mesi di voci e indiscrezioni sui possibili acquirenti della casa di moda fondata da Gianni Versace, ora Prada sembra fare sul serio. Alcune fonti hanno riferito a Bloomberg, che la società di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli avrebbe avviato una revisione completa di Versace, marchio del gruppo americano Capri Holdings, dopo aver ottenuto l’accesso ai conti finanziari.

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L’interesse di Prada su Versace

La maison italiana starebbe valutando una possibile offerta per il brand della Medusa, per anni suo temibile concorrente, come hanno rivelato le fonti di Bloomberg, anche se non c’è garanzia che la revisione possa portare a un’offerta formale.

Prada si sarebbe rivolta a banche americane come Goldman Sachs e Citi per studiare il dossier in tempi brevi. Addirittura si potrebbe arrivare a un consorzio per il finanziamento dell’operazione con la partecipazione di altre banche italiane. Sia Prada sia il gruppo americano del lusso Capri Holdings hanno rifiutato di commentare.

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La vendita di Versace da parte di Capri Holdings

È un anno che si rincorrono le voci di una vendita di Versace da parte del gruppo Capri Holdings, che controlla anche i marchi Jimmy Choo e Michael Kors, per alleggerire la società che negli ultimi anni è stata colpita dal rallentamento del settore fashion. Nel secondo trimestre fiscale 2025, il marchio Versace ha realizzato ricavi per 201 milioni di dollari, in diminuzione del 28,2%. Le vendite al dettaglio sono crollate, portando la società a una perdita operativa di tre milioni di dollari e a un margine operativo del 1,5% (al 12,5% dell’anno precedente). Per Capri Holdings la vendita di Versace è determinante per salvare i conti che si sono assottigliati soprattutto a causa dell’indebolimento della domanda cinese. I ricavi totali sono fermi a 1,08 miliardi di dollari, in flessione del 16,4%. Il gruppo americano ha affidato a Barclays la ricerca di un acquirente non soltanto per la maison italiana, acquisita nel 2018 per circa due miliardi di dollari, ma anche per l’altro brand iconico di calzature Jimmy Choo. Dopo il fallimento della fusione con il gruppo Tapestry, che detiene marchi storici come Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman, bocciata dall’Antitrust americana, ora Capri Holdings vorrebbe puntare tutto sul suo marchio principale Michael Kors.

Gli altri candidati per Versace

Tra rumor e smentite, negli ultimi mesi in tanti si sono fatti avanti per acquisire Versace che, nonostante il peggioramento delle vendite, è ancora un’icona internazionale della moda italiana. Si è parlato dell’ingresso di fondi finanziari come Permira, che ha in pancia anche quote di Golden Goose, all’ex ceo di Gucci, Marco Bizzarri, fino a Renzo Rosso, fondatore di Diesel e presidente di OTB Group (Only The Brave), che oltre a Diesel controlla anche Maison Martin Margiela, Marni, Jil Sander, Viktor & Rolf, Amiri, e tanti altri marchi.

Una rivoluzione per la moda made in Italy

L’acquisizione di Versace da parte di una maison italiana rappresenterebbe una vera rivoluzione nel settore moda e porterebbe alla creazione di un polo del lusso made in Italy, in grado di far concorrenza ai colossi francesi come Lvmh e Kering. Negli ultimi anni i giganti del lusso d’Oltralpe hanno fatto man bassa di maison storiche, come Fendi e Loro Piana finite nel gruppo presieduto da Bernard Arnault o Gucci e Bottega Veneta arrivate nel circuito di François-Henri Pinault.

La crescita di Prada

Negli anni Prada ha mantenuto la sua indipendenza, quotandosi sulla Borsa di Hong Kong e conservando il management italiano. La crescita dei primi nove mesi del 2024, con ricavi netti pari a 3.829 milioni di euro (+18% anno su anno) è stata trainata soprattutto dal boom di vendite di Miu Miu, cresciute del 97% dall’anno precedente. Ora con Versace potrebbe puntare ad ampliare la base clienti, strategia già sperimentata in passato con l’acquisto dei marchi Helmut Lang, per 40 milioni di dollari, Jil Sander, per 105 milioni di dollari (entrambi ceduti) e del gruppo Church’s per 170 milioni di dollari.

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