L’Italia ha i brand tra i più amati al mondo secondo Brand finance. La società di consulenza ha pubblicato oggi il Global soft power index 2025, basato su un sondaggio condotto nell’ottobre 2024 su un campione di oltre 170.000 persone in più di 100 Paesi. Il report analizza la capacità di influenzare consumatori, imprese e governi a livello internazionale. La presentazione del report a Londra ha visto la partecipazione di figure di spicco come John Kerry, ex segretario di stato Usa, e Lech Walesa, ex presidente della Polonia e premio Nobel per la pace.
Secondo i dati raccolti, i prodotti e i brand italiani sono tra i più amati al mondo, posizionandosi al pari di quelli americani e giapponesi. Inoltre, l’Italia si colloca tra le nazioni con i brand più raccomandati, assieme a Canada, Svizzera, Giappone e Germania.
«L’amore per i prodotti e i brand italiani indica rilevanti margini di crescita nell’export, sia nei grandi mercati come gli Stati Uniti, dove è già forte la presenza dei marchi italiani o che sembrano italiani, sia in Paesi come Cina, India, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, dove la presenza italiana è ancora limitata», ha dichiarato il manager Massimo Pizzo.
Gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di destinazione per i prodotti italiani, con settori trainanti come alimentare e bevande, moda e lusso, e automotive di fascia alta. La forte passione degli americani per l’Italia contribuisce a questa crescita, rafforzata da una percezione positiva del nostro Paese e della sua affidabilità. Tuttavia, l’introduzione di dazi da parte dell’amministrazione Trump potrebbe rappresentare un ostacolo per i brand italiani meno affermati e senza un forte posizionamento premium.
Il report colloca l’Italia al nono posto dell’indice, mentre gli Stati Uniti al primo posto, seguiti da Cina, Regno Unito, Giappone e Germania. E conferma il ruolo tricolore come protagonista sulla scena globale, grazie alla forza dei suoi brand e alla reputazione dei suoi prodotti. Il Made in Italy continua a essere un asset strategico per l’export, ma secondo quando riportato da Brand finance «richiede investimenti per consolidare la presenza nei mercati emergenti e affrontare le sfide imposte dalle politiche commerciali internazionali». (riproduzione riservata)
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