La Plasmon di Latina è in vendita? Preoccupazioni per il futuro dello storico stabilimento – Il Caffe

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Sta creando preoccupazione un articolo de “Il Sole 24 ore” circa una possibile vendita del marchio Plasmon, prodotto nello stabilimento di Latina, sulla strada Migliara 45 al km 35.

Sindacato e esponenti politici si stanno mobilitando, preoccupati che un’eventuale passaggio di proprietà comporti una crisi occupazionale per i lavoratori dello storico stabilimento di Latina.

Attualmente la Plasmon, lo storico marchio di alimenti per l’infanzia, è attualmente di proprietà della multinazionale Kraft Heinz.

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Le indiscrezioni sulla vendita della Plasmon di Latina

È il giornale “Il Sole 24 Ore” ad aver riportato il 19 febbraio la notizia che la Heinz sarebbe pronta a cedere Plasmon, che attualmente in Italia possiede lo stabilimento di Latina.

Secondo indiscrezioni di settore, la multinazionale Kraft Heinz avrebbe dato un incarico esplorativo ad una banca di investimento per valutare acquirenti per Plasmon.

Voci vorrebbero tra i potenziali interessati all’acquisto il gruppo alimentare italiano Newlat Food e il fondo di private equity tedesco Aurelius.

Newlat Food è una delle maggiori aziende del settore alimentare che fa capo alla famiglia Mastrolia.

Un anno e mezzo fa la Heinz ha deciso di spostare all’estero la produzione Plasmon di latte in polvere e liquido che si produceva nello stabilimento parmense di Ozzano Taro. Ad acquistare lo stabilimento è stata proprio Newlat Food, che vi continua la produzione di latte per bambini per conto Abbott.

Lo stabilimento di Latina, che produce biscotti e omogeneizzati Plasmon, è invece ancora di proprietà di Heinz.

Se Plasmon verrà acquistata da un altro gruppo, che ne sarà dello stabilimento di Latina? Continuerà la produzione o si assisterà alla sua delocalizzazione all’estero, verso lidi più convenienti? Verranno mantenuti gli stessi livelli occupazionali o ci sarà un ridimensionamento?

Queste le preoccupazione che l’uscita dell’articolo ha suscitato a più livelli, tra politica, sindacato e lavoratori dello storico stabilimento di Latina, uno dei tecnologicamente più avanzati d’Europa.

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Profonda preoccupazione per il futuro dello stabilimento produttivo di Latina

Sull’ipotesi vendita di Plasmon si sono espressi in una nota congiunta Dino Iavarone, presidente della Commissione Attività Produttive del Consiglio Comunale di Latina ed Enrico Tiero, presidente della Commissione Sviluppo Economico del Consiglio Regionale del Lazio.

Per entrambi prioritaria deve essere la tutela dei livelli occupazionali dello stabilimento di Latina nel caso di una vendita del marchio Plasmon.

«L’indiscrezione riportata da ‘Il Sole 24 Ore’ sulla possibile vendita del marchio Plasmon da parte del gruppo Heinz desta profonda preoccupazione per il futuro dello stabilimento produttivo di Latina e per i lavoratori impiegati nel sito industriale.

Ci stiamo attivando anche in sede regionale per seguire gli sviluppi della situazione dal punto di vista politico, valutando l’opportunità di convocare in audizione presso la Commissione Sviluppo Economico e Attività Produttive i vertici aziendali, le parti sociali e lo stesso Comune di Latina.

Plasmon non rappresenta semplicemente un brand, ma un pezzo della tradizione alimentare del nostro Paese, con un forte radicamento industriale e un ruolo strategico nel mercato del baby food. Auspichiamo da parte della proprietà Heinz un confronto immediato con le parti sociali, le istituzioni e i rappresentanti dei lavoratori».

“La difesa dell’occupazione e del patrimonio industriale italiano deve essere una priorità”

«La difesa dell’occupazione e del patrimonio industriale italiano deve essere una priorità.

La Plasmon rappresenta un’eccellenza del settore alimentare italiano, con una lunga tradizione nella produzione di alimenti per l’infanzia. Qualsiasi ipotesi di vendita deve tenere conto delle ricadute occupazionali e produttive, non solo per i lavoratori dello stabilimento, ma per l’intera economia locale.

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Da parte nostra, massima disponibilità per fornire tutto il supporto politico ed istituzionale per garantire che eventuali operazioni societarie non si traducano in un depotenziamento industriale del territorio.

È fondamentale preservare i livelli occupazionali e il valore strategico dello stabilimento di Latina, che da anni rappresenta un punto di riferimento per la produzione alimentare in Italia».

La paura che un cambio di gestione finisca con una dismissione dello stabilimento Plasmon di Latina

Anche le sigle sindacali seguono da vicino con preoccupazione la vicenda della vociferata cessione e trasferimento di gestione dello stabilimento Plasmon di Latina da Heinz ad altra proprietà. La paura è che lo stabilimento di Latina venga lentamente depotenziato per spostare la produzione dei prodotti a marchi Plasmon altrove.

Così si è espressa la CONF.A.I.L. di Latina in un comunicato:

«La storia industriale del nostro territorio è legata a questo marchio, noto a livello nazionale ed estero come pochi altri. L’Italia ha avuto i suoi bambini e bambine svezzati con gli alimenti prodotti dal lavoro di operai ed operaie in attività in questo stabilimento, a partire dal 1969.

Da allora nonostante qualche ridimensionamento, la Plasmon ha garantito qualità e quantità di lavoro per tutto questo tempo e crediamo sia un vanto per l’intera regione, oltre che per la nostra provincia.

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Vogliamo essere fiduciosi e credere al fatto che tanta esperienza, capacità professionale, solidità di mercato sia implementata e che un eventuale cambio di gestione non sia propedeutico ad una lenta dismissione in favore di altri competitori in altri territori. E che possa invece essere un acceleratore di impegni e che il tutto si possa tradurre nel consolidamento del corpo dei salariati alle sue dipendenze e che in breve si tramuti in maggiore espansione.

Troppe volte non è stato così ed è triste doverlo riconoscere, nonostante non sia mai stata colpa di chi offre il proprio lavoro come dipendenti.

Pertanto saremo vigili ed estremamente presenti nel monitorare questo eventuale cambio di management e di azienda, per captare eventuali segni che diano anche solo l’impressione di veder nascere altri scopi che non siano quelli da noi auspicati».


Leggi anche: Pomezia, la multinazionale smobilita o resta? Il documento che fa ben sperare



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