Voilà, i Mérens: trekking d’inverno

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Bologna, 21 febbraio 2025 – Ci sono ricordi di giornate così belle che quando ritornano in mente ti scappa sempre un sorriso, anche a distanza di anni.

Come quella volta che siamo andati con i cavalli di Mérens in Valle Maira, a fare un trekking sulla neve: era il gennaio del 2011, c’era un freddo becco, e quella luce limpida e quei meravigliosi cavalli morelli, con la loro gente, li abbiamo sempre nel cuore.

Perché ci sono posti dove si ha voglia di tornare non solo per il paesaggio o le bellezze artistiche, ma anche per la gente che li tiene vivi.

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La Valle Maira è uno di questi: montagne severe, persone pulite e cavalli di Mèrens – una combinazione irresistibile anche a parecchi gradi sotto zero.

L’idea era quella di raccontare una bella escursione in alta montagna, ma le temperature polari del dicembre appena trascorso non sembravano lasciare molte speranze.

Eppure quando ne parliamo con Davide Bianco lui dice, serafico: «Che problema c’è? Venite su che al resto pensiamo noi!».

Così partiamo tranquilli verso i Percorsi Occitani della Val Maira e i Principi Neri venuti dai Pirenei, perchè Davide e gli altri amici che ci accompagneranno in questa avventura sono tutti allevatori o proprietari di Mérens.

Ci guideranno per i sentieri della loro valle, mentre noi impareremo ad amare i loro formidabili cavallini neri.

Il briefing lo facciamo venerdì sera, prima di cena: Fortunato Bonelli (allora vice-presidente dell’Associazione Allevatori Cavallo di Mérens) è seduto a capotavola, si fa il punto sui dettagli organizzativi.

L’ora di partenza, la situazione delle strade, le alternative in caso la troppa neve ci costringa a cambiare programma, i risultati dell’ultima perlustrazione sul terreno e anche il tipo di abbigliamento che indosseremo in passeggiata.

Non viene trascurato nulla che possa influire sulla sicurezza o la buona riuscita dell’escursione: solo dopo possiamo rilassarci e capire finalmente a cosa serve la bagna cauda, piatto orgogliosamente piemontese.

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Gli ingredienti sono semplici, pezzetti di verdura freschissima da insaporire in un bagnetto caldo di acciughe, aglio, burro e olio ma quello più importante è la compagnia degli amici; è un piatto conviviale fatto per stare insieme, parlare con calma di cose belle e bere vino buono.

Ovviamente a tavola si parla di Mérens: dei puledri che imparano a scendere dall’alpeggio con la mamma quando c’è la neve ed è finita l’erba, e allora per forza che nessun passaggio su pietre o ghiaccio per loro sarà mai un problema.

O di quella volta che a causa delle valanghe le fattrici non potevano tornare a valle e si era portato su il fieno in malga con l’elicottero.

O dello stallone di Fortunato scappato dal recinto vicino al paese con due giumente che stava portando su in alpeggio attraverso i boschi , dove sapeva benissimo che c’erano tutte le altre femmine.

Storie di cavalli che vivono da cavalli, e di gente che regala loro la possibilità di continuare a esserlo.

Ma non si farà troppo tardi: domattina dobbiamo essere pronti abbastanza presto per andare su, a Villar d’Acceglio.

Che i Mérens siano quelli giusti per una passeggiata invernale lo capiamo subito.

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Noi stiamo battendo i denti per via della temperatura a 15° sotto zero mentre loro scendono dal van beati come pargoletti in gita – il pelo lunghissimo, morbido e folto li protegge alla perfezione.

E poi hanno un’aria talmente allegra con quegli occhi brillanti e frangiati di ciglia lunghissime che ci passa anche il freddo.

O almeno siamo convinti che valga la pena congelarsi un paio di falangi, pur di montarli e farci portare su in cima a quella punta, dove c’è una chiesetta scaldata dal sole.

La salita è ripida, ma il «mio» Felix abbassa l’incollatura e ingrana la ridotta.

Sceglie con cura dove mettere i piedi, non ha esitazioni nemmeno quando si tratta di appoggiarli su muretti di sasso mezzo rovinati e coperti di ghiaccio.

Semplicemente avvicina il naso al problema, osserva la faccenda per un attimo e poi decide qual’è il punto migliore dove traversare – magari in discesa ripidissima, magari tocca di saltare in salita facendo la battuta in un metro di neve.

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Ma in tutta la giornata non avrà mai una esitazione, un’ombra di pensiero scomodo o un comportamento meno che generoso.

Con un compagno così il nostro piccolo trekking d’inverno è puro divertimento: montagne mozzafiato, aria frizzante, neve perfetta e un gruppo di amazzoni e cavalieri affiatato e compatto.

Ci fanno sentire davvero dei loro, sorvolano con delicatezza su certe abitudini da amazzone «di allevamento» e pensare a tutte le difficoltà che hanno risolto per regalarci questa uscita mi fa sentire assurdamente sollevata – il mondo non può essere poi così brutto, se dentro ci sono ancora persone del genere.

Passiamo per borgate quasi deserte, una bella galoppata sulla neve candida e intatta del crinale di una collinetta ci scalda come si deve e poi scendiamo verso valle, che il sole si nasconde in fretta dietro la montagna e dopo farà davvero troppo freddo.

Facciamo piede a terra per riposare i cavalli e alla prima lastra di ghiaccio che incontriamo sulla strada finisco lunga distesa davanti agli anteriori di Felix, che evidentemente si aspettava qualcosa del genere ed è solo leggermente stupito.

Mi annusa con educazione mentre lo osservo così, dal basso in alto: vorrei dirgli che io non ho le puntine al vidiam sotto i piedi, ma temo che lo troverebbe puerile e decido che è meglio fare finta di niente.

Arriviamo al punto di partenza della tappa e carichiamo i cavalli sui trailer, perfettamente asciutti dopo il lungo tratto di passo.

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Nel pomeriggio ci aspetta un’altra passeggiata a Prazzo Superiore, vicini al Campo Scuola di Sci di Fondo e domani una bella escursione tra i boschi croccanti di foglie da Villar San Costanzo alla Riserva Naturale dei Ciciu del Villar.

Sarà un’altra giornata serena – niente neve, poco ghiaccio e un bel sentiero in costa, altre ore da incorniciare e tenersi lì, in mezzo alle giornate perfette.

Cose che succedono solo in certi posti di montagna dove i boschi sembrano quelli delle favole, davanti alle chiese c’è sempre un portico per i pellegrini e per compagno di avventure puoi avere un Principe Nero.

Un Mérens di velluto, che quando lo conosci non vorresti lasciarlo più.



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