Negli ultimi mesi il dibattito pubblico ha visto un tema che ha appassionato esperti di legislazione scolastica e costituzionalisti: la scelta in materia di istruzione tra servizio pubblico statale e paritario. La legge 26 giugno 2024, n. 86 recante Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione analizzato con metodo ermeneutico dalla Corte Costituzionale con sentenza nr.192 del 2024, ha reso possibile un intervento diretto di Regioni come la Lombardia sulla libera scelta delle famiglie attraverso il riconoscimento di una Dote Scuola sotto forma di Buono Scuola (per gli anni scolastici 2024/2025 e 2025/2026); sostegno Disabili (per gli anni scolastici 2023/2024, 2024/2025 e 2025/2026); materiale Didattico (per gli anni scolastici e formativi 2024/2025, 2025/2026 e 2026/2027); merito (per gli anni scolastici e formativi 2023/2024 e 2024/2025). Di contro la regione Lazio, nella legge di Stabilità regionale 2025, in attuazione degli articoli 3, 30 e 33 della Costituzione e dell’articolo 2, comma 7, lettera h), dello Statuto, interviene a sostegno delle famiglie degli alunni e degli studenti con disabilità che frequentano, rispettivamente, le scuole paritarie primarie e secondarie di primo e secondo grado, per garantire il diritto allo studio, l’assenza di discriminazioni e la piena integrazione scolastica degli stessi, all’interno del sistema nazionale dell’istruzione di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62 (Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione) del quale le scuole paritarie fanno parte.
La Regione concede alle famiglie degli alunni e degli studenti, con reddito ISEE non superiore a euro 40.000,00, un contributo per le spese relative al sostegno degli alunni e degli studenti con disabilità che frequentano, rispettivamente, le scuole paritarie primarie e secondarie di primo e secondo grado. Il contributo annuale è fissato nella misura massima stabilita dalla deliberazione di Giunta regionale e, in caso di percezione di altri contributi pubblici, lo stesso è commisurato alla spesa effettivamente sostenuta dalla famiglia.
I Padri Costituenti vollero sancire il diritto fondamentale dei genitori di istruire ed educare la prole, diritto che: “Non si può esercitare praticamente che avendo la possibilità di scegliere liberamente la scuola”; come sottolineò l’on. Dossetti, occorre “Assicurare non soltanto la libertà della manifestazione concettuale ma anche l’effettiva libertà della manifestazione organizzativa e strutturale dell’insegnamento”. L’emendamento “senza oneri per lo Stato” trova una sua specificazione nell’intervento dell’on. Gronchi che obiettò è “estremamente inopportuno precludere in via costituzionale allo Stato ogni possibilità di venire in aiuto a istituzioni le quali possono concorrere a finalità di così alta importanza sociale”; come è noto il principio fu rimodulato dall’on. Corbino.
La Legge 10 marzo 2000, n. 62 – Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione non ha fatto altro che armonizzare ciò che sul piano costituzionale era già stato esplicitato dai Padri Costituenti, anticipando i dettami della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea di Nizza all’art.14 comma 3 “La libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così come il diritto dei genitori di provvedere all’educazione e all’istruzione dei loro figli secondo le convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio”. Lo stanziamento di 750 milioni di euro a favore delle Scuole paritarie per l’anno scolastico 2024/2025, con un incremento rispetto all’anno scorso di 50 milioni di euro, indica una significativa riaffermazione del diritto di scelta delle famiglie e un rafforzamento dei diritti soggettivi protetti all’interno di processi di inclusione. Nell’alveo delle scuole paritarie le scuole cattoliche hanno rappresentato e rappresentano uno strumento di crescita etico-culturale del nostro Paese, identitaria e qualificata contribuendo alla maturazione della coscienza civica.
I dati aggregati dell’ultimo biennio confermano che 7 milioni di studenti scelgono l’ora di religione cattolica, ben l’84%; al Nord il 76% e al Sud il 96%. Riprendendo gli Atti del seminario CEI 1999 “Scuole cattoliche in difficoltà” che anticipa fattori di crisi e crescita etico-culturale, le scuole cattoliche paritarie al fine di evitare, come rappresentato da Francesco Nembrini, una progressiva omologazione alla scuola di Stato e una sempre più marcata riduzione della consapevolezza della specificità del proprio progetto educativo, conservando tutti i disagi della scuola statale, devono sussumere diritti soggettivi dialogando con attori ed istituzioni del territorio invocando principi di sussidiarietà e di autonomia di governo delle istituzioni scolastiche. Per questo la libera scelta delle famiglie non può essere equivocata in un raggruppamento di interessi collettivi o diffusi ma ricondotta all’interno di diritti soggettivi che trovano nutrimento nei valori della Carta costituzionale e per queste ragioni va sostenuta l’ esistenza delle scuole pubbliche paritarie richiedendo la qualificazione dei requisiti e degli esiti formativi all’interno di un sistema di valutazione nazionale.
*Preside Istituto Pontificio Paritario Sant’Apollinare
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