Germania, comunità völkisch e AFD: cosa può cambiare il voto di domenica

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Non hanno svastiche né teste rasate, ma nei villaggi völkisch si coltiva la nostalgia del Reich. AfD rilancia il concetto di “remigrazione”: deportare immigrati, anche regolari, e cittadini non “assimilati”. Un’idea inquietante, che riecheggia tragiche pagine di storia.

Germania, comunità völkisch e AFD

Non hanno la svastica tatuata da qualche parte del corpo o i capelli rasati a zero. Se li incontraste per caso nelle verdeggianti campagne tedesche, sareste portati a pensare che siano innocui rappresentanti di una nuova ondata di figli dei fiori.

Invece appartengono alle cosiddette comunità völkisch (dal termine tedesco Volk, “etnico”), villaggi neonazi dove è sempre più forte e irresistibile la nostalgia del Terzo Reich. Le parole d’ordine che rincorrono sono sempre le stesse: sovranismo, sicurezza, controllo dei confini, rifiuto totale di ogni forma di immigrazione e naturalmente contrasto totale all’omosessualità.

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Ma sbagliereste se pensaste che rappresentano solo qualcosa di folcloristico e di poco rappresentativo: nate fin dal dopoguerra, le comunità völkisch si stanno moltiplicando in tutta la Germania.

Il termine völkisch è legato al concetto di “popolo”, con connotazioni di nazione, razza e remigrazione (neologismo quest’ultimo che ci fa tornare in mente qualcosa di nostrano?

Vi aiuto con la memoria: il deputato leghista Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega al Consiglio regionale della Lombardia, in un messaggio sui social scrisse tempo fa che “in Italia, come già si fa in Germania e in altri Paesi europei, è fondamentale iniziare a discutere seriamente di remigrazione, ovvero il rimpatrio dei clandestini e dei criminali nei Paesi di origine, ma anche di quegli stranieri che scelgono deliberatamente di non volersi integrare”).

Ma attenzione, il termine remigrazione molto facilmente fa rima con deportazione, dato che per poter effettivamente remigrare qualcuno occorre che vi siano obbligatoriamente degli accordi di reciprocità, accordi che però non esistono con quasi nessuno dei Paesi di provenienza dei migranti. Per cui come si può risolvere?

Ecco, in modo subdolo si pensa di poter spedire/remigrare/deportare tutti gli immigrati irregolari e richiedenti asilo in qualche luogo sperduto del mondo (ricordate il progetto Ruanda di Sunak?) ma non solo: il progetto consisterebbe anche nel riportare in patria persone straniere con permesso di soggiorno (quindi immigrati regolari) e addirittura i “cittadini non assimilati”.

Il punto cruciale e incredibilmente pericoloso è proprio questo: chi sono i cittadini non assimilati? Sono coloro che vivono in Germania da moltissimi anni, immigrati della prima ora, che lavorano e pagano le tasse in forma del tutto regolare ma che secondo tal signori non sposano il concetto fortemente identitario della destra neonazista, tedeschi acquisiti che non sarebbero sufficientemente convinti del giusto stile di vita tedesco.

Sostanzialmente quindi tra tutte le varie categorie di persone che abbiamo elencato, in totale si tratterebbe di dover remigrare circa due milioni di persone. Tale pericolosa follia, sopra descritta, è diventata anima e corpo di Alternative für Deutschland (AfD): aggancio immediato, forte e automatico con il partito tedesco neonazista.

Naturalmente, dato che sarebbe piuttosto complicato pensare di remigrare due milioni di persone, per le varie e ovvie difficoltà pratiche del caso, si potrebbe pensare – secondo la dottrina austro-germanica neonazista – a leggi speciali, su misura, forzando i cittadini non assimilati ad adattarsi e a sposare obbligatoriamente e completamente l’identità etno-culturale tedesca. Se tutto ciò non ci riporta alla memoria quel che accadeva in Germania cento anni fa, davvero non so cosa altro potrebbe farlo.

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Domenica 23 febbraio si vota, staremo a vedere cosa succede.

 

 

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