PESCARA. Enzo Imbastaro è a fine corsa da presidente del Coni Abruzzo. Ad aprile si rivoterà e non potrà ripresentare la candidatura perché ha esaurito il terzo mandato.
Imbastaro, qual è il suo bilancio al termine del terzo mandato da presidente del Coni Abruzzo?
«Sono stati 12 anni intensi, perché abbiamo portato avanti tante iniziative di promozione dello sport sul territorio. Progetti che hanno coinvolto migliaia di studenti della scuola primaria. Penso a “Scuola in movimento”, ad esempio. Tutte le classi prima e seconda della scuola primaria sono state impegnate con attività motoria (2015-2016/2019-2020) grazie ai fondi regionali. Circa 200 insegnanti impegnati sul territorio. Mica poco! E poi nel 2016 il censimento degli impianti sportivi, un’iniziativa portata avanti da quattro tecnici, uno per provincia. Il Coni, poi, è soprattutto attività di supporto alle federazioni. Ci sono state tante novità nella legislazione sportiva, quindi abbiamo cercato di dare un supporto a tutti. Per non parlare dei centri Coni per avviamento allo sport dei ragazzi. Lo “Sport non va in vacanza”, tanto per dirne una, coinvolge mille ragazzi pescaresi grazie al progetto in collaborazione con il Comune».
Di che cosa va fiero durante il lavoro svolto negli anni?
«Ho cercato sempre di coinvolgere le federazioni nelle iniziative che abbiamo portato avanti. E, soprattutto, tanta attività di promozione nella scuola primaria. E’ lì che bisogna intervenire per cercare di inculcare una certa mentalità».
C’è un rimpianto?
«Io ho cercato di fare sempre del mio meglio, sicuramente qualcosa in più si poteva fare. Ma, di certo, negli anni le modifiche alla struttura del Coni non ci hanno aiutato».
Che cosa è cambiato per l’Abruzzo con l’avvento di Sport e Salute?
«Prima avevamo disponibilità di undici dipendenti, adesso solo due. Abbiamo necessità di rivolgerci a collaboratori esterni per portare avanti l’attività. Non gestiamo più personale e sedi».
In pratica che cosa fa il Coni regionale?
«Supporto alle federazioni, principalmente nella formazione. Abbiamo la scuola regionale dello sport che si occupa di formazione dei quadri tecnici e dirigenziali grazie anche al finanziamento della Regione che ci dà possibilità di fare questo lavoro. Ogni anno, diamo anche borse di studio a 16 atleti che nell’anno si sono distinti».
Ormai è un ruolo di rappresentanza?
«No, nella maniera più assoluta. Io dalla mattina alle otto fino all’una ho lavorato tutti i giorni per portare avanti le iniziative di promozione dello sport sul territorio».
Sport e Salute bussa a soldi.
«La richiesta di un affitto per le sedi alle federazioni rischia di essere una bella mazzata per i bilanci che non sono floridi. Le federazioni sono allocate nelle sedi del Coni e ora Sport e Salute chiede soldi. Sarà un ulteriore problema».
Qual è il rapporto con la politica?
«Buono, rapporti cordiali e costruttivi con le varie amministrazioni che si sono succedute. Tutte hanno mantenuto la legge di finanziamento all’attività sportiva. E con tutte abbiamo lavorato alla realizzazione di eventi, più o meno grandi. L’ultimo a gennaio: il trofeo Coni invernale per rappresentative under 14 regionali: a Roccaraso si sono svolte le gare degli sport di ghiaccio e sull’altopiano delle Rocche quelle delle altre discipline ».
Che cosa cambierebbe nel Coni?
«Va fatta una premessa: si tratta di una organizzazione che ci è invidiata da tutto il mondo. Un’organizzazione che funziona ed è presente su tutto il territorio nazionale. Se potessi tornare indietro abolirei l’ultima riforma che ha coinvolto lo sport e il Coni, ridando tutte le competenze di un tempo al Coni».
Per chi farà il tifo per la sua successione?
«Che vinca il migliore».
Gli impianti sono pochi o mal distribuiti?
«Nella ricerca fatta nel 2016 è emerso che anche le realtà più piccole sono dotate di un buon numero di strutture per fare sport. Se c’è carenza, forse, è un discorso che riguarda le realtà più grandi. Però, in linea di massima, siamo messi abbastanza bene. I tanti eventi distribuiti negli anni hanno favorito l’ammodernamento degli impianti. Detto ciò, ci sono sempre dei margini di miglioramento da inseguire».
Il ministro dello sport Abodi ha detto che Malagò chiuderà con il terzo mandato alla presidenza del Coni.
«Io posso solo dire che sarei felice se Malagò proseguisse l’attività al Coni, perché dedica tutto il suo tempo al Coni, perché è una persona che ama lo sport ed è un profondo conoscitore delle problematiche. Negli anni ha dimostrato di essere bravo anche a trovare soluzioni».
Chi si sente di ringraziare?
«La giunta e l’assemblea del Coni. E poi dipendenti, collaboratori. Tutti quelli che mi hanno aiutato in questa avventura».
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