Processo “Genesi”, il mistero della cartellina dello studio Manna «che sparisce dal video»

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CATANZARO E’ il 5 dicembre 2024, dinanzi la Corte d’Appello di Salerno si celebra una delle udienze più importanti del processo che vede imputati l’ex sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna e l’ex presidente di Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini.
Un sistema di telecamere, piazzate anche all’interno dell’ufficio del giudice Petrini, hanno monitorato il magistrato. Da quell’attività di osservazione è scaturita l’inchiesta nome in codice “Genesi”, sulla presunta corruzione negli uffici giudiziari di Catanzaro, della quale la vicenda Petrini-Manna rappresenta uno stralcio. Secondo l’accusa, Petrini – a fronte della promessa di favorire il cliente dell’avvocato Manna, Francesco Patitucci (accusato dell’omicidio di Luca Bruni, avvenuto a Cosenza nel 2012) – avrebbe avrebbe ottenuto in cambio la somma di 5.000 euro consegnata direttamente dal legale ed ex primo cittadino rendese. Nell’udienza celebrata pochi giorni prima della fine del 2024, in aula viene mostrato il video che cristallizzerebbe il frame con il presunto accordo corruttivo tra i due imputati. Il riferimento è a quanto lo stesso Petrini – dopo una serie di interrogatori, il 25 febbraio 2020, parlando dell’incontro avuto con Manna il 30 maggio 2019 – afferma: «Io ho preso la busta principale ed ho messo tutto nella mia borsa da lavoro e poi sono uscito e sono andato in Commissione».
Dopo la visione del file, Marcello Manna – come da richiesta dei suoi legali di fiducia, gli avvocati Nicola Carratelli e Gian Domenico Caiazza – rende dichiarazioni spontanee e offre alla Corte la sua ricostruzione dell’accaduto.

La versione di Marcello Manna

Nel video, l’avvocato viene invitato ad entrare nella stanza dove è presente il giudice «ma quella non è la stanza del dottore Petrini, ma è della Corte. Li si alternano o stanno assieme il dottore Petrini», e altre persone e «insieme a loro, in quella stanza, ci sono almeno altri 8 uditori». Il 30 maggio 2019 – spiega Manna – «abbiamo contato la presenza di 18 persone che entravano ed uscivano da lì», Petrini – precisa l’imputato – «quando si incontra con persone secondo il suo narrato che devono corrispondergli denaro o altro, li porta dappertutto tranne che in quella stanza».
Ma perché Manna si trovava lì il 30 maggio 2019? «Quel giorno io non avevo udienza, mi sono portato lo zaino con la cartella studio Manna, la segretaria ha inserito la sentenza della Corte Costituzionale che era stata depositata il pomeriggio del 29 e mi inserisce un documento del quale avevamo già parlato con tutti i Giudici della Corte, compresi gli avvocati sulla possibilità di sollevare la questione di costituzionalità..». L’avvocato ricorda: «Il processo a carico di Patitucci e altri era stato sospeso in attesa della decisione, del deposito di questa di questa sentenza ecco perché diventava rilevante».

Il presunto scambio e la «cartellina dello studio Manna»

Si arriva al presunto scambio della busta contenente i danari della presunta mazzetta. «Vado lì, dico, “ne approfitto, è stata depositata la sentenza. Che cosa facciamo? È fissata l’udienza per il 14 giugno”. “E le ho portato – e lo dico – anche il documento sull’astensione dalle udienze”. Ecco perché c’è quel “prendo questo e poi prendo l’altro” perché si sfila il documento, solo questo…». La dichiarazione resa dall’imputato prosegue e l’accento viene posto sul video prova del presunto reato. «Vi segnalo che quel video presenta quel giorno 850 interruzioni».
Quest’ultimo passaggio è importante, soprattutto in relazione alla difesa di Manna. Che sottolinea più volte «lo sfasamento» tra audio e video. E si arriva al presunto “mistero” legato alla cartellina del legale, oggi imputato. «Si dice, “Petrini lascia la Corte di appello” in quel lungo elenco di persone che entrano ed escono dalla stanza ad un certo orario lascia la Corte d’appello. Prima la sentenza della Corte costituzionale nella mia cartellina studio Manna rimane sulla scrivania (…) e poi entrano ed escono diverse persone, oltre che Petrini, e lui la lascia lì. A un certo punto c’è un ulteriore fermo immagine, una delle tante interruzioni, e questa cartellina non c’è più».

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Le «tre buste» e il «denaro arrotolato»

Il racconto prosegue e la scena che interessa e riguarda l’imputato è il passaggio del giudice Petrini dalla Corte d’Appello alla Commissione Tributaria. «…Perché lui (Petrini, ndr) lascia la Corte d’appello e va in Commissione Tributaria dopo circa mezz’ora (…) lui dice che non ha incontrato nessuno». Manna arriva al punto. «Sono tre buste (…) ad un certo punto lui prende del denaro arrotolato: il nostro consulente ha detto che sono monete da 50 euro, dalla tasca destra e poi prende dalla tasca sinistra delle banconote verdi e le mette assieme».
Chi gliel’ha dati quei denari? «Io sono qui per rispondere del fatto che avrei dato denaro. E vedo una persona che prende buste e denaro dappertutto e nessuno ha mai chiesto nulla». Manna sostiene, nel corso delle dichiarazioni spontanee, di essersi recato a Catanzaro non in virtù della opportunità di consegnare una busta contenente denaro a Petrini, ma per chiedere il rinvio di un altro processo. Inoltre, aggiunge l’imputato, «Petrini dice “è venuto l’avvocato Manna insieme con l’avvocato Gullo e mi hanno parlato del processo Patitucci”. Io con l’Avvocato Gullo non sono mai andato a Catanzaro a parlare con Petrini. Con l’avvocato Gullo io sono stato a Catanzaro durante le udienze». (f.benincasa@corrierecal.it)

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