Scattano gli aumenti in Toscana sulle rette delle Rsa, le strutture residenziali per gli anziani. Sono circa tredicimila le persone coinvolte in questa nuova fascia di rialzo dei costi, dopo che un altro aumento dei prezzi era arrivato nel 2023.
Quanto pesa l’aumento
L’incremento della spesa varierà fra i 3 e i 7 euro al giorno per gli ospiti. A fine mese e a conti fatti, le famiglie con un parente inserito in una struttura convenzionata dovranno aggiungere fra i 90 e i 200 euro in più di spesa rispetto a quanto pagano adesso. E si tratta di un aumento non da poco, che ricade sostanzialmente sulla cosiddetta “quota sociale”, quella a carico dell’utente.
Niente accordo
Il nodo dei rincari ha una causa precisa. E riguarda il mancato accordo tra chi gestisce le case di riposo la Regione Toscana. L’accordo proposto mesi fa dal raggruppamento delle Rsa con la Regione Toscana era chiaro: chiedere un aumento del carico della spesa pubblica sulla quota dell’Asl per non gravare sulle famiglie.
Saltato l’accordo, ora i titolari delle Rsa convenzionate con il sistema sanitario si dicono «obbligati» a correre ai ripari e a mettere mano sulla quota sociale. Tutto questo, dicono, per mettere freno al rincaro dei costi di gestione, dell’energia, delle materie prime e dei rinnovi contrattuali sul personale, sia delle cooperative sociali sia privati.
Il precedente
Già oltre un anno fa la Regione aveva cercato di frenare la rincorsa al rialzo dei prezzi, aumentando la partecipazione alla quota sanitaria, il costo a carico degli enti pubblici, contribuendo con 5, 10 euro in più al giorno. Somma che secondo i gestori delle Rsa è ancora insufficiente a non far scattare i rincari. Intanto, le famiglie già in questi giorni stanno ricevendo le comunicazioni da parte delle strutture dove i loro cari sono ospitati, che dal prossimo mese di marzo si avrà un rialzo in fattura della spesa a carico delle famiglie.
Cosa succede ora
Non per tutti è così. «Il prossimo 26 febbraio, terremo una riunione via web come raggruppamento delle Rsa toscane – precisa Maurizio De Scalzi, direttore generale della Fondazione Turati e responsabile del coordinamento regionale delle residenze assistite – la strada che sembra ormai intrapresa è quella del rialzo dei costi della quota sociale, siamo davanti ad una situazione critica che espone le strutture Rsa a sempre maggiori costi di gestione».
Quando si comincia
I rincari, dicono i gestori, non avverranno all’unisono; c’è chi li presenterà già nel mese di marzo e chi in quello di aprile. Le famiglie dei tredicimila ospiti anziani in strutture convenzionate, a breve si ritroveranno comunque di fronte all’aumento dei prezzi. Per i nuclei familiari che presentano un Isee al di sotto dei 15. 000 euro in assenza di familiari che possano coprire le spese, toccherà ai Comuni intervenire con i propri bilanci e mettere quanto dovuto. E anche per gli stessi Comuni, soprattutto per i più piccoli, si tratterà di una mazzata che si aggiunge al crescente impoverimento di risorse e di trasferimenti finanziari dallo Stato agli enti locali. A fine 2024 la Regione ha deciso di investire altri 22 milioni nel triennio 2025-2027 a sostegno dei contratti di lavoro nel settore sociosanitario, e quindi per calmierare gli aumenti contrattuali sul personale che da un anno sono in media del 15-17 %. Ma le Rsa chiedono investimenti certi per il loro settore da tempo.
Rette e mercato
Una situazione difficile per molti motivi. «Difficile in quanto non è possibile aumentare i prezzi fino ad arrivare a quote fuori mercato – precisa De Scalzi – siamo ben coscienti anche noi, gestori, che una spesa di oltre 1500-1700 euro mensili per un ospite (la quota sociale) ha un impatto pesante sull’economia dei familiari. Siamo nella situazione, però, in cui non riusciamo a coprire i costi e ci sono strutture in Toscana che sono al collasso con il rischio di chiusura».
Si consideri che nella Regione all’interno di una Rsa il rapporto ospite-personale è quasi di un operatore per ogni persona che paga la retta. Il che significa che direttamente il sistema delle Rsa impiega nella nostra regione circa 13mila persone, «senza contare l’indotto che farebbe salire il numero del personale impiegato in modo ancora più altro», dice De Scalzi. Resta il fatto che gli aumenti delle rette sono in arrivo, dovunque. «E ci dispiace molto doverlo ammettere e doverlo attuare», conclude il coordinatore del raggruppamento delle Rsa toscane.
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