Trump ridisegna il mondo, Draghi suona l’allarme: e l’Italia?

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Immaginiamo di dover scegliere dove vivere. Da un lato c’è il vecchio condominio in città: stabile, con tutti i servizi a portata di mano, vicino agli anziani genitori, una comunità consolidata e regole ben definite, ma con qualche difetto strutturale e spese condominiali da gestire. Dall’altro, c’è la tentazione di una nuova villetta in un quartiere periferico, immersa nel verde, moderna ed efficiente, ma isolata, senza trasporti pubblici, scuole o negozi ancora funzionanti. Il rischio è di ritrovarsi soli, senza supporto, scoprendo troppo tardi che il sogno di indipendenza era un’illusione.

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L’Italia si trova esattamente davanti a questa scelta. Restare in Europa, con i suoi limiti ma anche le sue garanzie, o inseguire la promessa di alleanze più libere e autonome, senza però una rete di sicurezza. Mentre Trump sposta gli equilibri globali, l’Europa non può più dormire. Da un lato, Mario Draghi ha lanciato un messaggio chiaro: l’UE deve diventare autonoma e smettere di dipendere dagli Stati Uniti per la propria sicurezza e competitività. Dall’altro, Donald Trump ha concesso a Vladimir Putin ciò che il Cremlino sognava da anni: negoziati diretti con gli USA, escludendo Ucraina ed Europa.

La storia si ripete: Monaco 1938 e l’errore che non possiamo rifare. L’immagine è inquietante: Trump fa con l’Ucraina ciò che Monaco fece con la Cecoslovacchia nel 1938. Si decide il destino di un Paese senza che quel Paese sia presente. Putin ottiene legittimità, Mosca torna protagonista sulla scena mondiale e l’Europa viene relegata al ruolo di spettatrice. Draghi, nel suo discorso a Bruxelles, ha avvertito che questa Europa debole rischia di essere spazzata via da una realtà geopolitica sempre più ostile. Serve un’Europa che investa in difesa, innovazione e indipendenza energetica.

Germania: il voto che può ridisegnare l’UE. Intanto, il quadro europeo è in pieno mutamento. Le elezioni in Germania di questo fine settimana potrebbero sancire la vittoria della CDU di Friedrich Merz con il 30% dei voti, mentre l’AfD, partito di estrema destra, potrebbe piazzarsi al secondo posto con oltre il 20%. Se l’AfD dovesse guadagnare ulteriore forza, la coesione europea rischierebbe di vacillare ancora di più, con un governo tedesco più conservatore e meno propenso a impegnarsi per l’unità del continente.

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Meloni, Trump e Musk: un triangolo pericoloso. In questo scenario, l’Italia sembra voler giocare su due tavoli. Giorgia Meloni ha rafforzato il legame con Trump, volando persino a Mar-a-Lago per un incontro a porte chiuse. Allo stesso tempo, il governo sta esplorando collaborazioni con Elon Musk per sistemi di telecomunicazione via Starlink, creando un potenziale conflitto con i progetti europei sulla cybersicurezza. La domanda è inevitabile: Meloni vuole Trump e Musk, ma può ancora dire di volere anche l’Europa?

Scelte sbagliate nella storia: tre casi emblematici. L’Italia ha già fatto scelte strategiche rivelatesi fallimentari nel passato. Tre esempi ci offrono spunti di riflessione.

Il Patto d’Acciaio (1939). Mussolini si legò alla Germania nazista con la convinzione che la guerra sarebbe stata rapida e che l’Italia avrebbe potuto ottenere facili guadagni territoriali. Invece, il conflitto si protrasse, trovò l’Italia impreparata e la portò alla disfatta, con la caduta del regime fascista e il Paese diviso tra guerra civile e occupazione.

L’adesione al Sistema Monetario Europeo (1990) e la crisi della lira (1992). L’Italia entrò nel Sistema Monetario Europeo con un tasso di cambio sopravvalutato. Sotto la pressione dei mercati (e di speculatori come George Soros), nel 1992 la lira fu costretta a uscire dal sistema e svalutarsi. La General scelta di aderire senza un’adeguata preparazione portò avuna crisi valutaria e a un’impennata del debito pubblico.

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L’intervento in Libia (2011). Nel 2011, l’Italia partecipò ai bombardamenti in Libia contro Gheddafi, sotto la spinta di Francia, Regno Unito e USA. La caduta di Gheddafi destabilizzò la regione, privando l’Italia di un partner strategico per il controllo dell’immigrazione e la sicurezza energetica. Le conseguenze si fanno sentire ancora oggi.

Harari: la sovranità è un’illusione in un mondo interconnesso. L’Italia ha spesso scelto di schierarsi con chi sembrava vincente nel breve termine, salvo poi pagarne le conseguenze nel lungo periodo, perché ha visto la realtà con occhi miopi e modelli sbagliati. Lo storico Yuval Noah Harari avverte da anni che la sovranità assoluta è ormai un mito. Le nazioni che credono di poter agire da sole, ignorando la rete globale di interdipendenze, finiscono per trovarsi vulnerabili. La tecnologia, la finanza, la sicurezza informatica e l’energia non possono più essere gestite a livello nazionale: chi prova a chiudersi nel proprio fortino, come l’Italia con Trump e Musk, rischia solo di perdere potere. Harari sottolinea anche che il controllo dell’informazione è diventato più potente delle armi tradizionali. Delegare a Musk il sistema di telecomunicazioni italiane potrebbe significare cedere la nostra sovranità tecnologica a un miliardario straniero. Un errore che potrebbe costare caro, proprio come il Patto d’Acciaio o la gestione della lira.

Scegliere il futuro con consapevolezza. La posta in gioco è chiara. Con Trump che mina le alleanze occidentali, un’Europa più fragile e una Germania che potrebbe spostarsi a destra, l’Italia non può permettersi ambiguità. Serve una scelta: costruire un futuro in un’Europa forte e unita o restare isolata tra leader populisti e alleanze incerte. L’Italia non può giocare su due tavoli senza rischiare di trovarsi isolata da entrambi. La politica globale non è astratta: ogni decisione di oggi influenzerà il lavoro, la scuola e il futuro delle famiglie italiane. Siamo pronti a decidere da che parte stare?

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“Un pacifista è colui che nutre un coccodrillo, sperando che lo mangi per ultimo”, Winston Churchill.






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