Camion elettrici: Nikola, fallito il costruttore

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Fallita la startup che sviluppava camion a zero emissioni. Una storia travagliata, tra accordi miliardari con colossi automotive, maxi-quotazioni in borsa, scandali e guai giudiziari

Matteo Corsini

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Fine della corsa per Nikola, la startup statunitense fondata nel 2014 con lo scopo di rivoluzionare il settore dell’autotrasporto introducendo camion spinti da propulsori esclusivamente elettrici o a idrogeno. L’azienda, con sede a Phoenix, Arizona, ha infatti presentato istanza di protezione dai creditori, come previsto dal Chapter 11 della legge fallimentare statunitense, dopo essersi ritrovata con una liquidità di 47 milioni di dollari, a fronte di debiti che, stando all’agenzia di stampa Reuters, supererebbero il miliardo di dollari. I beni riconducibili alla startup saranno quindi battuti all’asta per rimborsare i creditori, secondo le procedure e le tutele previste dal Chapter 11.

debutto promettente

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Quotata in borsa il 4 giugno 2020, Nikola aveva beneficiato notevolmente della speculazione finanziaria che nell’anno del Covid-19 fece impennare il valore delle azioni di numerosi costruttori di veicoli elettrici indipendenti, raggiungendo in pochissimo tempo una quotazione mostruosa di 29 miliardi di dollari prima ancora di presentare un prototipo. Una “bolla” esplosa pochi mesi dopo, a seguito della pubblicazione di una scioccante analisi di Hindenburg Research. Il report redatto dall’agenzia specializzata in vendita allo scoperto (pratica finanziaria che consiste, in breve, nello scommettere sul calo del valore delle azioni di un’azienda) spiegava come il camion utilizzato nel primo video di presentazione del prodotto, secondo Nikola spinto da un propulsore a idrogeno, fosse in realtà sprovvisto di un motore. Sempre secondo la Hindenburg, per simulare il suo funzionamento, la startup americana avrebbe semplicemente fatto scorrere il presunto camion a idrogeno su una strada in discesa, ad una velocità sufficiente per effettuare riprese dinamiche. 

controversie

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Le conseguenze dovute alla pubblicazione di questo report non si fanno attendere: Nikola crolla in borsa, e il danno d’immagine è incalcolabile. Ad aggravare ulteriormente la situazione il fatto che, due soli giorni prima della pubblicazione del report, la startup aveva annunciato un accordo di partnership con General Motors da oltre due miliardi di dollari per la realizzazione di un pick-up a idrogeno, che andava ad aggiungersi ad un ulteriore contratto già stipulato con Iveco nel 2019 per la produzione di camion elettrici e a idrogeno. Segue una grande battaglia legale tra Nikola e Hinderburg, ma nel frattempo anche la Corte di Giustizia statunitense mette sotto la lente la startup, e nel 2021 il fondatore, già uscito dall’azienda, finisce in carcere con l’accusa di frode. “Restiamo fedeli ai nostri precedenti annunci” dichiara all’epoca un portavoce Nikola durante il procedimento giudiziario, “continueremo a rispettare la nostra tabella di marcia e ci stiamo concentrando sulla consegna di veicoli elettrici Nikola Tre entro la fine di quest’anno, prodotti nei nostri stabilimenti”. 

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produzione

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La promessa di avviare la distribuzione di camion elettrici viene rispettata, e nel 2022 i primi Nikola a batterie varcano i cancelli dello stabilimento di Coolidge, Arizona. Ma i problemi per l’azienda non sono finiti. Nel 2023, due esemplari di Nikola Tre prendono fuoco per problemi al pacco batterie. Tutti gli esemplari in commercio vengono richiamati, e la produzione di camion elettrici viene sospesa. Prosegue nel frattempo la commercializzazione di modelli a idrogeno, con la tecnologia delle celle a combustibile, dei quali vengono prodotti più di 110 esemplari, insieme all’allestimento di una rete di 14 stazioni di rifornimento a idrogeno sul suolo americano. La svolta verso l’idrogeno, tuttavia, non è sufficiente a invertire le sorti dell’azienda, che continua a perdere soldi per ogni esemplare venduto, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui Nikola, con una liquidità poco superiore ai 48 milioni di dollari e un titolo azionario crollato del 98% nel giro di 12 mesi, non ha potuto fare altro che avviare una procedura di Chapter 11, mettendo all’asta i propri beni e ponendo così la parola fine alle proprie operazioni. 

i prodotti

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Il primo veicolo a marchio Nikola viene svelato nel 2016. Chiamato One, è un camion alimentato a idrogeno tramite celle a combustibile, capace di raccogliere nel giro di tre anni pre-ordini per un totale di 14 miliardi di dollari, secondo l’azienda. Resta però un prototipo, rimpiazzato prima dal Nikola Two, sulla carta tecnicamente identico, e successivamente dal Nikola Tre, il primo veicolo della startup ad entrare ufficialmente in commercio. Prodotto sia in una variante elettrica con un pacco batterie da 753 kWh che in una a idrogeno da 800 km di autonomia totale, deriva dalla base tecnica dell’Iveco S-Way, del quale avrebbe dovuto rappresentare l’equivalente a zero emissioni stando all’accordo intrapreso nel 2019 e abbandonato nel 2023. Dalla partnership con General Motors sarebbe dovuto invece nascere il pick-up Badger, alimentato a idrogeno, ma l’accordo multi-miliardario tra le due aziende è stato trasformato a posteriori in una fornitura di celle a combustibile General Motors a Nikola, interrompendo lo sviluppo del pick-up. Secondo i piani iniziali, ad alimentarlo sarebbe stata l’abbinata tra una batteria da 160 kWh e una cella a combustibile da 120 kWh, per un’autonomia combinata di 960 km, mentre la produzione sarebbe stata affidata ad uno stabilimento di proprietà di Iveco. Tra i progetti annunciati ma mai andati in porto, anche il mezzo militare Reckless, il jet-ski elettrico Wav e l’Utv elettrico Zero. 


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