Il delfino Byoblu: un tuffo nel diritto all’informazione

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«Byoblu diventa S.p.A. e sarà una società delfino»,

un delfino in mezzo a un mare di squali. «Le società per azioni tradizionali sono come gli squali: passano il 97% del loro tempo a nutrirsi. Il Dna del delfino è diverso. Nella sua trasformazione Byoblu diventa una società benefit: oltre al profitto ha come obiettivo la tutela dell’informazione libera e indipendente». Un delfino nel mare dell’informazione.
I delfini – ricordiamo – oltre a non essere predatori, hanno un’altra caratteristica: anche quando dormono sono in allerta; riposano con una sola metà del cervello alla volta e un occhio aperto; una buona pratica per chi vuole nuotare senza essere attaccato.
«Noi, per Byoblu, abbiamo scelto il Dna del delfino e questo la dice lunga».
A parlare è il professor Ugo Mattei, docente ordinario di diritto civile all’Università di Torino, nonché docente emerito di Diritto comparato all’Università della California. Mattei ha collaborato con Claudio Messora nella costruzione di questa nuova struttura giuridica che – spiega – è una novità nel panorama internazionale.

Professore, cosa cambia con l’attivazione dell’azionariato popolare?

Aumenteranno le garanzie per i cittadini che chiedono una informazione libera. Si tratta di un’accumulazione di capitale che dà struttura alla società e che mette al riparo dagli umori dei donatori. Per capirci, durante l’emergenza sanitaria da Covid, Byoblu – che ha preso una posizione netta contro greenpass e vaccinazione obbligatoria – ha avuto tante donazioni da chi giustamente cercava informazioni vere, pulite. Poi le donazioni possono calare. Ecco, la S.p.A. mette un po’ al riparo dai cicli negativi.

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Domanda tecnica: il nuovo assetto ad azionariato popolare è compatibile con le donazioni, che per tanto tempo sono state la colonna vertebrale della televisione dei cittadini?

Assolutamente. Questo deve essere molto chiaro: non siamo quotati in borsa, l’acquisto delle azioni ovviamente non è obbligatorio e le donazioni sono sempre bene accette. Con l’azionariato popolare inizia una nuova fase di indipendenza. Chiaramente non è che con le azioni raccogliamo tre miliardi di euro e viviamo di rendita. Non funziona così. La raccolta di capitale serve per rendere funzionale la “macchina”. L’obiettivo è l’aumento del tasso di pluralismo e del dibattito pubblico.

Quale è la caratteristica principale di questa nuova veste?

Stiamo parlando di una società benefit. Ogni azione ha un valore nominale di 100 euro. Il passaggio è delicato. Sappiamo che Byoblu ha tanti nemici, pronti ad attaccarci. Per questo ci siamo mossi con grande cautela.

Ci spieghi meglio.

Ci siamo affidati a un team di professionisti in modo che questa nuova struttura giuridica sia inappuntabile. Abbiamo lavorato con lo studio Pedersoli e Gattai, fra i più prestigiosi d’Italia. Ci siamo affidati al professore e avvocato Eugenio Barcellona e all’avvocato Carlo Ranotti. Abbiamo collaborato con il professor Filippo Sartori dell’Università di Trento e con il professo Carlo Marchetti, docente della Statale di Milano, dello studio notarile Marchetti. Una blindatura giuridica contro attacchi esterni… Sì. Sappiamo quanto Byoblu possa dare fastidio e quando il nemico sente il pericolo, in questo caso la crescita dell’informazione indipendente, colpisce duramente. Sappiamo come, soprattutto in Italia, il mondo dell’informazione possa essere infame.

Lei che ruolo ha e avrà in questa nuova struttura societaria?

Oltre che amico di Byoblu e giurista, sono presidente della società coopeerativa Generazioni Future. Consideri che ci sono quote azionarie riservate a enti che hanno come finalità la tutela dei beni comuni. Società come questa avranno nel futuro Cda un proprio rappresentante, con funzione di garanzia e controllo. Vedremo come andranno le cose ma è possibile che io possa avere questa posizione nel Cda.

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Lei ha detto che questa formula della società benefit, per una televisione come Byoblu, è un unicum a livello internazionale.

Sì, anche perché ci auto-sottoponiamo a un secondo controllo. Oltre alla certificazione esterna del corretto funzionamento, che viene fatta una volta all’anno, avremo nel Cda un controllore interno per una verifica permanente.

Parlando di verifiche e garanzie. Tanti amici di Byoblu si chiedono: ma non è che, diventando S.p.A., ci mettiamo in una posizione di pericolo? Non è il “bandito di turno” (espressione di una certa finanza e di una certa politica) potrà acquisire un tot di azioni e quindi prendere il controllo della tivù dei cittadini e quindi snaturarla?

Questo è un rischio che abbiamo preso in considerazione. I banditi, anche volessero acquisire delle azioni, saranno vincolati allo statuto, che è la vera garanzia della costruenda società. Saranno tutti vincolati alle regole. Il George Soros di turno non potrà comunque prendere il controllo perché le emissioni delle azioni sono fatte in modo tale che non si possa mai perdere la maggioranza.
Ricordiamo che nel nuovo assetto societario ci saranno cinque tipi di azioni: quelle del socio fondatore (più tutelate), quelle degli investitori, quelle delle entità senza scopo di lucro (che hanno in consiglio un responsabile di impatto), quelle dei dipendenti e collaboratori e quelle ordinarie. In merito a questo vorrei aggiungere una cosa importante.

Dica.

Lo statuto è il dna della società Media Pluralisti Europei. Con questa operazione Claudio Messora si auto-vincola per il futuro. Vincola “il Messora del futuro” alle regole statutarie che ci stiamo dando adesso. Detta in maniera brutale: quando Claudio Messora e Ugo Mattei non ci saranno più la televisione dei cittadini resterà garantita, tutelata.

Insomma l’integrità del dna sociale della “società delfino”, come la chiama Lei, viene assicurata?

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Esattamente. Abbiamo fatto una cosa analoga con Generazioni Future. Il fatto è che le normali società di capitale, le S.p.A. classiche, hanno nel loro dna la predazione, come gli squali appunto. Magari i membri dei Cda non sono degli stronzi… [ride, N.d.R.] magari sono pure delle brave persone ma siccome l’obiettivo finale di quel tipo di società è predatorio, si comportano di conseguenza: si comportano in modo predatorio e anti etico. Cosa diversa è la società delfino, che ha una natura sociale, che non ha il profitto a tutti i costi. Qui l’obiettivo è difendere il bene comune che si chiama informazione. È una scommessa difficile. Scommettiamo sui cittadini, su quelli che vogliono veramente una televisione libera e indipendente fatta da loro. Questo progetto avrà successo solo se l’informazione verrà intesa come bene comune, solo se avremo chiaro l’obiettivo. Viviamo in un mondo dove regnano menzogne spaventose. La sfida è immaginare un mondo diverso. Si tratta di fare un passo in più in una direzione che Byoblu ha già preso: affrontare una serie di temi senza scadere nella tifoseria da stadio; l’obiettivo è quello di raccontare sempre di più i fatti con un’ottica diversa da quella dei giornali e dei canali mainstream. Pensiamo alla vicenda delle proteste contadine. Pensiamo alle varie voci, ai vari punti di vista. Pensiamo agli attacchi che hanno subìto gli agricoltori, che sono stati criticati perché guidano trattori da 300 mila euro. E chi critica non sa o fa finta di non sapere che quella spesa è parte dell’inganno nel quale sono costretti a vivere quei lavoratori: costretti a indebitarsi con, all’orizzonte, la grande finanza pronta a prendere le loro terre e i loro raccolti e mangiarsi tutto.

Queste verità solo una realtà come Byoblu le può raccontare. E il passaggio all’azionariato popolare serve quale strumento per “creare uno scudo di difesa” alla libera informazione di Byoblu?

Esattamente. È una svolta storica sul piano sociale, sul piano della difesa della verità dei fatti e sul diritto all’esistenza di opinioni divergenti. Ed è una svolta sul piano giuridico. Qualcosa di unico.



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