L’asse con gli Emirati, Giorgia Meloni: nuove intese e arriveranno investimenti per 40 miliardi di dollari

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di
Marco Galluzzo

Oggi inizia la prima visita in Italia del presidente bin Zayed. A Roma il business forum con 300 imprenditori dei due Stati

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Secondo i calcoli di Palazzo Chigi e secondo quanto gli emiratini saranno disposti a sottoscrivere, quando stasera Mbz, ovvero Mohamed bin Zayed, il presidente degli Emirati arabi uniti, atterrerà a Roma, atteso da Sergio Mattarella per una cena al Quirinale, per il primo atto della sua prima visita di Stato in Italia, porterà con sé un regalo non indifferente: oltre 40 miliardi di dollari di investimenti nel nostro Paese.

Dopo anni di rapporti che sono stati sulle montagne russe, con diversi picchi di una crisi diplomatica scoppiata con il divieto di esportare armi nel ricco Emirato da parte della aziende italiane, divieto deciso sotto il governo Conte, le relazioni fra i due Stati hanno avuto prima una normalizzazione con il governo Meloni, poi un vero e proprio decollo con il consolidamento di un partenariato strategico che la presidente del Consiglio ha fortemente voluto — è stata tre volte negli Emirati da quando si è insediata — e infine con la visita che inizia oggi: il legame strategico fra i due Stati si rafforza con 14 intese governative e oltre trenta fra le imprese dei rispettivi Paesi.




















































Domani un business forum con circa 300 imprenditori dei due Stati, siglerà, anche materialmente, il cambio di passo che per entità, spettro di settori toccati dalla futura cooperazione, è certamente un unicum della nostra diplomazia economica, e degli investimenti nel nostro Paese, degli ultimi anni.

Sistema Paese

Giorgia Meloni è particolarmente soddisfatta del risultato che si concretizzerà domani, che raccoglie il frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto nell’ultimo anno diversi uffici di Palazzo Chigi, molti ministeri e il sistema Italia nel suo complesso: da Eni a Cdp, da Enel a Elettronica, da Fincantieri a Tim, sino a quasi tutti gli altri big del nostro sistema economico, compresa ovviamente Intesa Sanpaolo.

Ia e difesa

«In questo periodo — ha commentato la premier finalizzando le intese, negli ultimi giorni — siamo riusciti a costruire un vero rapporto di partenariato e, posso dire, di amicizia personale con il presidente bin Zayed. Questa visita vedrà il lancio di un partenariato strategico complessivo, concentrato in particolare sulla cooperazione bilaterale nei settori dell’economia più orientati al futuro, sfruttando la capacità di innovazione italiana ed emiratina in ambiti strategici quali l’intelligenza artificiale e la creazione di data center, l’industria avanzata e le nuove tecnologie, le interconnessioni digitali ed energetiche, le tecnologie in ambito subacqueo, i minerali critici e lo spazio. Sarà inoltre firmato un importante accordo sulla collaborazione in materia di difesa e di investimenti».

Il corridoio

Per Meloni si tratta, da parte di uno Stato che ha fatto dell’investimento nel futuro, nelle tecnologie e nelle soluzioni avveniristiche la cifra della sua crescita negli ultimi due decenni, di «una manifestazione straordinaria di fiducia nell’Italia, in questo governo e nella nostra economia, oltre che nelle nostre eccellenze industriali».

La premier sottolinea solo uno dei capitoli delle tante intese che verranno siglate domani, il futuro corridoio infrastrutturale, Imec, ovvero l’India-Middle East-Europe Economic Corridor. Un corridoio che collegherà l’India tramite il Medio Oriente e l’Europa tramite l’unione dei porti dell’India agli Emirati per trasferire energia e merci su rotaia fino alla costa sud-est del Mediterraneo. «L’Italia e gli Emirati sono fondamentali in questo sforzo e siamo pronti a lavorare assieme», chiosa ancora Meloni.

Sicurezza sottomarina

Ma le intese, i contratti e gli accordi che saranno sottoscritti avranno anche una cifra significativa nell’impegno diretto degli Emirati, come già accaduto con l’Arabia Saudita, nel supportare il progetto Mattei di cooperazione con le economie africane, e che in questo caso, come per Riad, vedrà italiani ed emirati insieme nello sviluppo di progetti che riguardano sia le risorse idriche che energetiche, in alcuni Stati africani.

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Gli esempi e le schede che stanno sui tavoli di Palazzo Chigi in queste ore sono molteplici, spaziano dagli accordi di Fincantieri che toccheranno tutto il dossier della sicurezza sottomarina, dai cavi di trasmissioni di dati alla fornitura di sommergibili, a quelli che svilupperà Eni, sui Data center rinnovabili e sui minerali critici — forse l’accordo più grosso per volume finanziario — sino alla cooperazione che Tim offrirà e riceverà nel settore cyber e della quantistica, o ad altrettante intese di carattere strategico che coinvolgeranno Leonardo e il governo di Abu Dhabi, mentre l’omologa di Enel degli emirati, Masdar, investirà in progetti internazionali insieme alla nostra partecipata pubblica, dagli Stati Uniti alla Spagna.

L’intesa ritrovata

Appena due anni fa, ad Abu Dhabi, in uno dei suoi primi incontri con l’Emiro, Giorgia Meloni fu spiazzata perché il capo degli Emirati Arabi Uniti, al termine di uno scambio di lavoro, la invitò a pranzo guidando lui stesso la macchina: il ristorante era della famosa catena Zuma, cibo giapponese, ma bin Zayed scompaginò il protocollo, creò un attimo di confusione fra le due scorte, infine invitò Meloni a entrare in macchina con lui e si mise al volante. La nostra presidente del Consiglio fu non poco sorpresa.

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