i volant leggeri ed eleganti, un dettaglio di stile

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Fra le opere che meglio rappresentano la moda dei volant, Lusso, Calma e Voluttà (1904) di Henri Matisse la include già nel titolo. L’espressività del quadro è data da un uso irrealistico dei colori distribuiti a puntini (la tecnica è quella del Pointillisme), e da forme e contorni che si dissolvono a favore di un movimento caotico e dolce sullo sfondo della baia di Saint-Tropez. Intesi come movimento, come rammarico a una calma altrimenti piatta, i volant sono voluttà e piacere estetico. Il loro scopo non è quello di aggiungere sovrastrutture, ma, piuttosto, di vivacizzare silhouette, dilatare linee, prolungare o increspare i tessuti per via di plissettature. Storicamente, sono arrivati nelle boutique di alta moda a inizio Settecento, traghettati dall’estetica del Rococò francese e dal gusto di una certa Maria Antonietta. Alla sua corte, nota per l’uso di elementi floreali, conchiglie ornamentali e altre ribellioni all’estetica minimalista, i volant si applicavano su abiti, ma anche su copriletti, tendaggi, cuscini e persino pareti.

Alle origini dei volant

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WWD//Getty Images

Valentino Couture, Primavera 1987

L’abbigliamento con volant risale a secoli fa, ma ha visto una rinascita nel 2025. Sul suo ritorno, bisogna riconoscere l’incidenza della “leggerezza”, una categoria estetica densa di accezioni: dalla leggerezza fisica, data da materiali diafani e opalescenti, a quella contenutistica, intesa come girandola di riferimenti culturali; dagli elementi di un passato bohémien ai prodotti del presente. Nella grammatica del costume, i volant condividono la pagina con fiocchi, maglieria a trecce, ruches, mantelle, colletti, pizzi bianchi, organze e altre gradazioni di materia vaporosa. Voce di ricerca: bohémien. Una delle sue prime rappresentazioni si trova nel dipinto Estate (1868) – sottotitolo La Bohémienne – di Pierre-Auguste Renoir. La musa del quadro, Lise Tréhot, viene ritratta in silhouette abbondanti, tracciate con stesura delicata, in contrasto con gli indumenti rigidi allora imposti.

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Considerato “il primo grande modernista della moda”, Le Magnifique Paul Poiret si opporrà con Renoir alle sentinelle di una geometria rigida. Lo farà su un altro fronte, naturalmente: Les robes de Paul Poiret (1908), prima opera illustrata nella storia della moda per mano di Paul Iribe, mostrerà dame liberate dall’impiccio di sottogonne, corsetti, strutture e sovrastrutture. Solo strascichi e volant a complicare (leggermente) la forma. Prendendo in prestito motivi dall’Asia, dal Medio Oriente e dal Nord Africa, Poiret introdurrà kimono, turbanti e calzoni alla turca – i primi pantaloni larghi per donne.

I volant, dagli anni Sessanta alle passerelle 2025

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Justin Shin//Getty Images

Alberta Ferretti, Primavera Estate 2025

Dopo una lunga pausa imposta dalle due guerre mondiale, segnate, in moda, dalla freddezza dell’Art Deco e dalle forme supreme della geometria, gli anni Sessanta romperanno, ancora una volta, con la femminilità tradizionale, portando con sé una brigata di volant. La rivoluzione di Poiret sarà allora aggiornata da Gaby Aghion, fondatrice di Maison Chloé: crepe de chine, coltri di bianco, tessuti acquosi e moduli eterei codificano i look della Chloé-girl. Chemena Kamali, attuale direttrice creativa della Maison, ha portato la visione estetica di Aghion nel 2025, contaminando l’uso insistito di volant con elementi country e folk-popolari come nappe, suede, borchie e tartan.

Negli anni Settanta, anche Yves Saint Laurent dichiarava il suo amore per una moda ‘leggera’, teatrale, con prelievi dalle stanze rococò di Maria Antonietta ben esplicitati nella collezione Opéra – Ballets Russes del 1976. Bluse dipinte con motivi folkloristici, gonne voluminose e foulard in seta, velluti e lamé dorati che Anthony Vaccarello ha ri-editato per la Primavera Estate 2025. Qui, accanto a rifacimenti di Le smoking (Autunno Inverno 1966), dove l’invincibilità del super completo maschile viene edulcorata, alleggerita da tessuti morbidissimi, Vaccarello ha rimestato i preziosismi del rococò in mini gonne a balze, lunghi abiti scivolati e immancabili volant.

a model showcasing a stylish outfit featuring a cropped top and a layered ruffled skirtpinterest
Courtesy of ALAÏA

Alaïa, Primavera Estate 2025

Tra i sostenitori di una certa nouvelle bohème troviamo anche Alessandro Michele per Valentino, con citazioni dalla Primavera Estate 1987 della Maison. Nello stesso 1987, la critica del New York Times commentava: “La forma della moda sta chiaramente cambiando, e il cambiamento è simboleggiato dai volant e dalle sottovesti. Gonne corte e svolazzanti e vite strette con cinture stanno sostituendo le linee avvolgenti del corpo come culmine della moda. […] Sembrano abiti che le donne reali indosseranno”. Verrebbe da chiedersi, allora, cosa indosseranno nel 2025 le donne di Valentino: bloomers, gonne bouffant, abiti drappeggiati, calze in pizzo, il tutto condito da un caleidoscopio di colori e una ricchezza alla Maria Antonietta rara nelle collezioni prêt-à-porter.

Altrove, l’uso di volant e altri dispositivi di leggerezza è emerso nella collezione di Alberta Ferretti, il cui impianto creativo si basa da sempre su linee corsive, lievi e spontanee. Niccolò Pasqualetti, finalista italiano agli LVMH 2024, ha inserito strascichi, volant e balze in una collezione che affrontava il tema dell’acqua. Tory Burch, Bottega Veneta e Alaïa li hanno applicati su gonne asimmetriche, simili nella forma a colonne senza spigolosità. Da Simone Rocha erano presenti come inserti su maglie e tutù – d’altro canto, il leitmotiv dichiarato del mondo della danza li richiedeva de rigueur.

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