I fondi controllano 28 mila imprese ma faticano a venderle.PerciĆ² guardano di nuovo ai listini. A patto di debuttare a sconto: gli esempi di Lottomatica e Galderma
Sul mercato europeo delle quotazioni si trovano tante bancarelle piene di merci; girano perĆ² pochi clienti seppur con robusti portafogli. Fuor di metafora, gli aspiranti venditori in Borsa sono i fondi di private equity che, stima Bain & co, controllano nel mondo oltre 28 mila imprese. I potenziali compratori dalle tasche piene sono i gestori del risparmio, che hanno sempre piĆ¹ denaro da investire, ma sempre meno persone per farlo a causa del valzer di aggregazioni nellāindustria dellāasset management. Come favorire lāincontro fra domanda e offerta?
Il portafoglio dei fondi
Ā«Il portafoglio di aziende dei private equity vale ormai circa 3 mila 300 miliardi di dollari ā spiega Paolo Celesia, responsabile Ecm per il Sud Europa della banca dāaffari statunitense Jefferies ā. Per liquidare e monetizzare tale massa di investimenti, i fondi possono effettuare operazioni di cessione ad altre aziende oppure trasferimenti di partecipazioni ad altri fondi, come spesso accaduto negli ultimi anniĀ», prosegue. Ā«Questa strada ĆØ perĆ² diventata oggi piĆ¹ complessa, anche a seguito dei livelli del costo del debito: molti private equity stanno perciĆ² tornando a guardare alla Borsa come via dāuscitaĀ». Il mercato pare pronto a fornirla.
Le prime quotazioni
Da inizio anno a Wall Street ci sono state 11 quotazioni, nove delle quali trattano oggi al di sopra del prezzo di debutto. Partendo dagli Stati Uniti, come sempre la tendenza sta ā faticosamente ā arrivando anche in Europa. Nelle ultime settimane tre gruppi di media dimensione sono approdati sui listini del Vecchio Continente: Diagnostyka in Polonia, Hotelbeds in Spagna e lo spedizioniere di beni di lusso italiano Ferrari Group ad Amsterdam. Tutte e tre le operazioni hanno registrato una domanda elevata da parte degli investitori e hanno potuto cosƬ fissare il prezzo nella parte medio-alta della forchetta.
Lo sconto per i clienti finanziari
La merce ĆØ insomma richiesta, a patto che si sia disposti a cominciare con un campionario a un costo promozionale. Ā«La dimensione dellāofferta iniziale deve essere piuttosto contenuta in modo che la domanda insoddisfatta possa sostenere i corsi nei primi giorni di quotazione ā osserva Celesia di Jefferies, che ha curato le ipo di Ferrari e Diagnostyka ā. Bisogna poi trovare il giusto equilibrio fra le aspettative dei venditori e quelle degli investitoriĀ», aggiunge. Ā«La quotazione non va considerata come una vendita dellāazienda, ma come unāacquisizione di soci, di clienti finanziari da fidelizzare e invogliare ad acquistare altre azioni in futuro, dimostrando che la merce ĆØ buona, cioĆØ che lāazienda dĆ buoni risultatiĀ».
Lottomatica e Galderma
Il banchiere cita due esempi di quotazioni di questo tipo, riuscite ad altrettanti private equity: il gruppo dei giochi Lottomatica a Piazza Affari e lāaziende di prodotti per la pelle Galderma alla Borsa svizzera. Il primo, Lottomatica, ĆØ approdato a Milano nellāaprile 2023 a 9 euro per azione, con uno sconto rispetto ai concorrenti del 30%. Da allora il valore del titolo ĆØ cresciuto dellā82%, facendo felici non solo i sottoscrittori ma anche il proprietario del gruppo. Il fondo Apollo ha infatti incassato nel tempo altri 837 milioni attraverso quattro vendite accelerate di azioni sul mercato (Abb) concluse a un prezzo medio piĆ¹ alto del 24% rispetto allā ipo. Stessa procedura ha seguito il private equity svedese Eqt con Galderma. Lāazienda ĆØ stata quotata con un sconto iniziale del 25% ma ĆØ poi salita del 116% a Zurigo, permettendo a Eqt di cedere quote per 2,3 miliardi di franchi tramite due Abb.
La scarsitĆ di gestori
Per andare in Borsa, insomma, private equity e imprenditori devono accettare un incasso a rate che potrebbe rivelarsi, in fin dei conti, piĆ¹ elevato del pagamento immediato. Altrimenti, si rischia che il potenziale clienti passi oltre. Ā«Il consolidamento in corso in Europa sta creando asset manager piĆ¹ grandi ed efficienti, ma sta anche riducendo il numero di gestori che possono dedicare tempo e risorse alle medie aziende ā rileva Celesia ā. Per un fondo da 500 milioni un investimento da 10 in unāipo ĆØ rilevante, per uno da 10 miliardi ĆØ insignificante a meno che non veda unāeffettiva possibilitĆ di incrementare nel tempo lāinvestimento. Da qui, di nuovo, la necessitĆ di procedere a offerte in Borsa di dimensioni inizialmente ridotte, unitamente ad equity story attraenti e valutazioni equilibrateĀ».
Il risparmio europeo
Poi, certo, cāĆØ un tema strutturale, rimarcato di recente da Mario Draghi. Ogni anno 300 miliardi di risparmi europei sono investiti allāestero, in buona parte negli Stati Uniti, per mancanza di opportunitĆ di impiego. Parallelamente, un gran numero di aziende europee decidono di quotarsi negli Usa alla ricerca di attenzione e valutazioni superiori. Questo circolo vizioso rischia di trasformare i Paesi europei nel serbatoio americano di soldi e talenti. Per spezzarlo, ha detto lāex presidente della Bce, occorrono piĆ¹ innovazione, piĆ¹ infrastrutture e un mercato dei capitali piĆ¹ unito. Probabilmente, perĆ², serve anche piĆ¹ personale pronto a cogliere le occasioni di investimento che si presentano. I grandi asset manager internazionali dedicano due o, al massimo, tre gestori allāesame delle potenziali quotazioni di tutte le medie aziende europee.Ā Ā«Ć evidente ā conclude Celesia ā lāassoluto bisogno di regolamenti, incentivi e altre misure che spingano i gestori a dedicare piĆ¹ risorse ai Paesi europei dove raccolgono denaro in quantitĆ . Si deve insomma cercare di avvicinare quanto possibile il punto di raccolta dei risparmi e quello del suo investimento in BorsaĀ».
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