La Fondazione Catalano a Firenze a “TourismA 2025″

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Il tema del turismo sostenibile e della gestione equilibrata dei flussi turistici è stato al centro dell’intervento di Sergio Estivi, presidente della Fondazione Anna Maria Catalano, durante la manifestazione TourismA, il Salone internazionale dell’archeologia e del turismo culturale, svoltosi al Palazzo dei Congressi di Firenze, nell’ambito del workshop “Terzo Millennio – Tra cultura e spiritualità… aspettando il Giubileo”. Ideato e coordinato da Agostino De Angelis e Desirée Arlotta.

Nel suo intervento, intitolato “Turismo culturale. Fragilità e armonioso sviluppo”, Estivi ha sottolineato le criticità legate a un turismo sempre più sbilanciato, che in molte località italiane sta mettendo a rischio il delicato equilibrio tra fruizione culturale e sostenibilità. Inoltre, la pressione turistica sulle città d’arte e sui borghi storici sta diventando insostenibile, causando problemi di accessibilità, consumo eccessivo di risorse e snaturamento dell’identità locale. Firenze, Venezia, Roma e altre destinazioni italiane si trovano a dover fronteggiare grandi flussi turistici che, se da un lato generano apparenti importanti ricadute economiche, dall’altro rischiano di compromettere la qualità della vita dei residenti e la tutela del patrimonio artistico.

“Occorre, quindi, convertire il turismo da divoratore in valorizzatore”, ha dichiarato Estivi, ribadendo la necessità di ripensare i modelli attuali di fruizione culturale,  evidenziando come, in alcuni casi, i flussi turistici siano diventati predatori, ovvero finalizzati unicamente alla massimizzazione del profitto, senza una reale attenzione alla conservazione e alla redistribuzione equa delle risorse.

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Sono presenti, tuttavia, criticità e fragilità, se non addirittura ostacoli che Estivi ha così riassunto e elencato: Carenza di ricettività, Mediocre professionalità del personale, Mancanza di visione di sistema socio-economico.  

“La Fondazione Catalano – ha affermato Estivi – nell’ambito del proprio progetto “CULTURA TURISMO LAVORO” (www.fondazionecatalanocultura.it), sta elaborando un business model e un piano operativo per realizzare una soluzione pilota innovativa da sperimentare in una località di Cerveteri e di Fiumicino. La soluzione poggia su due pilastri: un investitore di venture capital e la costituzione di cooperative di comunità, un modello innovativo che punta a coinvolgere direttamente i cittadini nella gestione dell’offerta turistica”.

Secondo il presidente della Fondazione Catalano, le cooperative di comunità potrebbero rappresentare uno strumento efficace per riequilibrare il rapporto tra turisti e territori, permettendo alle popolazioni locali di riappropriarsi della gestione del turismo, con benefici economici diffusi e una maggiore attenzione alla sostenibilità.

“Le cooperative di comunità possono ridare dignità ai territori e frenare il processo di desertificazione sociale che colpisce molte città storiche – ha spiegato Estivi – Invece di un turismo calato dall’alto e gestito da grandi operatori internazionali, possiamo costruire un modello in cui gli stessi abitanti siano protagonisti, attraverso l’offerta di esperienze autentiche, percorsi culturali innovativi e servizi pensati nel rispetto dell’identità locale”.

In definitiva, un turismo più consapevole. Alcuni esempi positivi esistono già, soprattutto nei borghi minori, dove gli abitanti gestiscono direttamente servizi turistici, botteghe artigiane e percorsi culturali, reinvestendo i profitti nella manutenzione del patrimonio e nel miglioramento della qualità della vita locale.

La manifestazione TourismA ha confermato ancora una volta la sua importanza come luogo di confronto sulle nuove sfide del turismo culturale. In un’epoca in cui il rischio di banalizzazione del patrimonio è sempre più alto, la proposta di un turismo partecipato e comunitario potrebbe rappresentare una valida alternativa ai modelli finora dominanti.

“Il futuro del turismo culturale deve essere inclusivo, rispettoso e attento alla sostenibilità – ha concluso Estivi –. Solo così potremo garantire che il nostro straordinario patrimonio possa essere vissuto e trasmesso alle generazioni future senza comprometterne l’essenza”.

Fonte: Fondazione Catalano

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