L’Opinione / La spesa militare russa supera quella Ue? Un falso

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L’Osservatorio Conti pubblici italiani (Osservatorio Cpi), diretto da Giampaolo Galli, con un articolo a firma di Carlo Cottarelli (foto), Alessio Capacci e Carlo Cignarella ha elaborato un’analisi dettagliata e rigorosa volta a chiarire e correggere una narrazione diffusa dai media internazionali e nazionali secondo cui la spesa militare russa nel 2024 sarebbe stata superiore a quella aggregata del resto dell’Europa. L’analisi, basata su dati e metodologie confrontabili, evidenzia in maniera categorica che, una volta corretta due gravi imprecisioni metodologiche, la spesa militare europea eccede quella russa del 58% nel 2024, stabilendo così un quadro decisamente favorevole alla difesa del continente europeo.

Il lavoro dell’Osservatorio Cpi non si limita a confutare la tesi secondo cui la Russia sarebbe la prima potenza militare in termini di budget, ma va oltre, fornendo una ricostruzione metodologica rigorosa che ribalta completamente la narrativa mediatica. 

I due errori metodologici alla base della narrazione

Lo studio IISS utilizza due definizioni differenti per misurare la spesa militare:

La definizione NATO (“Spese per la difesa”)

La definizione “Bilancio della Difesa”
 

Carlo Cottarelli, Alessio Capacci e Carlo Cignarella evidenziano come il paragone tra la spesa russa (calcolata con la definizione NATO) e quella europea (basata sulla definizione più ristretta) sia inammissibile. Se si applicasse la stessa definizione NATO anche all’Europa, la stima per il continente salirebbe a 493,1 miliardi di dollari, superando la spesa russa di oltre trenta miliardi. Questa evidenza dimostra in maniera inconfutabile che il confronto iniziale era fortemente distorto e che la spesa europea, correttamente valutata, è decisamente superiore a quella della Russia.

2. L’errore

Un ulteriore punto critico evidenziato dall’Osservatorio Cpi riguarda l’applicazione incoerente dei tassi di cambio.

Per la Russia, la spesa militare viene convertita in dollari internazionali utilizzando i tassi di cambio a parità di potere d’acquisto (PPP).

Per l’Europa, invece, i dati sono espressi in dollari correnti, senza tenere conto della differenza nei livelli dei prezzi.

Questo metodo di conversione porta inevitabilmente a una sottostima della spesa militare europea, poiché il livello dei prezzi in Europa risulta inferiore a quello degli Stati Uniti. Applicando la conversione PPP anche ai dati europei, la spesa, calcolata con la definizione NATO, si attesta a ben 730 miliardi di dollari internazionali nel 2024. Tale cifra rappresenta un vantaggio del 58% rispetto ai 462 miliardi spesi dalla Russia. Anche se si escludono i Paesi europei non appartenenti alla NATO o all’UE – come Serbia, Bosnia, Kosovo e Svizzera – il diverso rimane consistente, attestandosi al 56% in più; se si considera invece solo l’Unione Europea, la spesa supera quella russa del 18%.

Implicazioni strategiche

La ricostruzione dei dati e la correzione degli errori metodologici non servono soltanto a riportare numeri accurati, ma hanno importanti implicazioni strategiche per l’Europa. In particolare, il documento dell’Osservatorio Cpi evidenzia che:

La spesa militare russa è in larga parte destinata a rimpiazzare i notevoli costi derivanti dalle perdite subite nei primi stadi dell’invasione dell’Ucraina.

La spesa europea, invece, non è erosa da conflitti armati attivi.

L’Osservatorio Cpi sostiene che l’attuale vantaggio europeo in termini di spesa militare non implica necessariamente la necessità di un ulteriore massiccio aumento del budget difensivo. Solo alcuni Paesi, come l’Italia, che si attestano al di sotto del 2% del Pil, potrebbero valutare un incremento marginale. Tuttavia, l’analisi evidenzia che l’incremento della spesa europea necessario per mantenere il vantaggio nel 2024, considerando l’aumento previsto per la Russia nel 2025, risulta contenuto.

Un altro aspetto critico riguarda lo scarso coordinamento tra le forze armate dei 27 Stati membri dell’UE .

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La visione e l’approccio

Nel complesso, l’analisi condotta dall’Osservatorio Cpi si configura come un documento di grande importanza strategica, in cui Carlo Cottarelli emerge non solo come autore, ma come il principale interprete e garante della correttezza metodologica. La sua analisi smonta con evidenza le affermazioni errate diffuse dai media, mostrando come una rivalutazione metodologica – basata sull’uso coerente delle definizioni e sulla corretta applicazione dei tassi di cambio PPP – porti a una visione completamente diversa della spesa militare europea.



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